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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Addio Tav? Di Maio guarda alla Cina e alla nuova via della Seta

Il presidente cinese Xi visiterà Roma il 22 marzo e fonti vicine al dossier spiegano come un importante memorandum possa essere firmato proprio in quell'occasione. Investimenti importanti ma che dividono il governo: la Lega dubbiosa fa appello agli Usa

A forza di guardare alla Francia e alle polemiche sulla Tav i riflettori dei media hanno colpevolmente tralasciato la più grande opera infrastrutturale in costruzione nel mondo: la nuova via della Seta. L'iniziativa - che ufficialmente prende il nome di Belt and Road - è stata lanciata dal presidente cinese Xi Jinping nel 2013, e il valore del maxi-progetto per la interconnessione di tre continenti ha raggiunto il valore di oltre mille miliardi di dollari. 

Insomma, altro che corridoio Med-europeo, l'espansionismo di Pechino verso l'Europa ha già spostato il traffico dal Pacifico al Mediterraneo.

La nuova via della Seta abbraccia attualmente 152 paesi, tra cui anche l'Italia che è l'unico membro del G7 ad avere avviato - già con l'allora premier Paolo Gentiloni - un primo protocollo d'intesa. La novità è che gli accordi che vedono tra i protagonisti proprio il nostro Paese, sarebbero in realtà molto più in stato avanzato rispetto a quanto sia mai trapelato. 

La conferma viene da un memorandum rintracciato dalla rete euractiv che rivela i piani dettagliati della Cina in Italia

Il presidente cinese Xi visiterà Roma il 22 marzo è fonti vicine al dossier spiegano come il memorandum possa essere firmato proprio in quell'occasione.

"La Cina prevede di cooperare con l'Italia nello sviluppo di "strade, ferrovie, ponti, aviazione civile, porti, energia e telecomunicazioni"

Nel quadro per la cooperazione sono compresi anche accordi commerciali specifici tra cui nuovi investimenti delle compagnie cinesi nel porto di Trieste. Il sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico Michele Geraci e il sottosegretario alle infrastrutture Edoardo Rixi hanno visitato la città giuliana il mese scorso per promuovere Trieste come porta cinese per l'Europa nella Nuova Via della Seta.

Già oggi il nodo marittimo di Trieste è uno dei più grandi del Mediterraneo: solo nel 2018 ha visto transitare 62,7 milioni di tonnellate di merci e può contare collegamenti ferroviari con l'Europa centrale e settentrionale.

Nel memorandum visionato da EURACTIV è prevista anche la firma di un che consentirà una collaborazione tra i due operatori nazionali dell'elettricità: è importante notare come la State Grid Corporation cinese possieda già il 35% delle azioni di CDP Reti, una società che controlla il 29,8% l'italiana Terna.

Uno degli accordi più controversi verterebbe inoltre su una joint venture tra aziende cinesi e Leonardo, l'azienda della difesa italiana.

Ma come si colloca tutto ciò nel contesto del mercato unico europeo?  Mercoledì scorso, la Commissione europea ha risposto alle preoccupazioni relative a eventuali accordi tra l'Italia e la Cina, chiarendo che qualsiasi cooperazione con la Cina nell'iniziativa Belt and Road dovrebbe rispettare "le regole del mercato, i requisiti e le norme dell'UE e internazionali".

Lega e 5 stelle divisi tra Usa e Cina

Una obiezione non di poco conto e che rischia di isolare ulteriormente la posizione italiana. Ma non tutto il governo sembra seguire la stessa linea. Mentre il ministero dello Sviluppo economico, guidato dal capo politico M5S, sembra orientato alla sottoscrizione dell’intesa con Pechino, molto più prudente la posizione della Lega. Nei giorni scorsi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti, è stato in visita negli Usa. In quell’occasione ha chiarito di condividere i timori dell’amministrazione Trump sulla penetrazione cinese in Italia.

Il tutto mentre sullo sfondo della guerra commerciale tra Washington e Pechino è sempre più bollente il dossier Huawei, il colosso delle telecomunicazioni cinese che si è fatto avanti per sviluppare la rete 5G in Italia, il prossimo standard dell’internet a banda larga. La scelta di lasciare ai cinesi le chiavi della rete italiana non sarebbe apprezzata dagli Usa che vedono con sospetto le tecnologie provenienti dalla Cina. Il timore è quello che la compagnia di Shenzhen possa "ficcanasare" nel giardino di casa dello Zio Sam. Il ministro dello sviluppo economico Di Maio ha annunciato che il ministero istituirà una struttura per monitorare la sicurezza dei dati trasferiti attraverso la rete di quinta generazione.

Di Maio "cinese" preoccupa l'Ue: "Pechino potrebbe controllare infrastrutture strategiche"

Per Washington le nuove vie della seta sono uno strumento di espansione dell’influenza cinese, così come gli investimenti di Huawei nelle reti 5G dei paesi europei. Ora non resta che aspettare la prossima visita di Stato in Italia del presidente cinese Xi Jinping: occhio alla data quindi, e a cosa verrà firmato il 22 e 23 marzo prossimo.

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