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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica

Videomessaggio di Berlusconi: dopo 20 anni ha ancora paura dei comunisti

Il 18 settembre 2013 come il 26 gennaio 1994. Allora Berlusconi parlò all'Italia per lanciare Forza Italia e fermare l'ascesa dei "comunisti" al governo. Oggi lancia sempre Forza Italia per continuare a tenere lo scettro del centrodestra. Stesse parole d'ordine, stessi nemici, stessi obiettivi: riformare giustizia e fisco

26 gennaio 1994, studio di villa Arcore: “L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà. Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare”. 18 settembre 2013, 19 anni dopo: “Care amiche, cari amici, voglio parlarvi con la sincerità con cui ognuno di noi parla alle persone alle quali vuole bene quando bisogna prendere una decisione importante che riguarda la nostra famiglia. Che si fa in questi casi? Ci si guarda negli occhi, ci si dice la verità e si cerca insieme la strada migliore”.

Passano gli anni, si mette qualche chilo di troppo, ma il formato è sempre lo stesso. Tra il primo ‘Silvio’, quello in cui annunciò la sua scesa in campo, e l’ultimo, quello mandato in onda a poche ore dal voto in Giunta per le immunità del Senato, c’è un’era di mezzo. La sua, l’era Berlusconi. Che forse finisce così com’era iniziata. Dentro al tubo catodico, sempre il suo. Più snello in viso, posizione alla Gruber nel ’94. Oggi, più rigido in viso e nella postura, con una bella mano di fondo tinta (un classico). E più lungo: circa sette minuti in più rispetto ai 9:30 della Prima.

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Per il resto, Berlusconi ha raccontato la solita ‘filastrocca’, il teorema di sempre: ho salvato l’Italia da una sinistra cattiva, arrogante, furba, illiberale, “e ne vado fiero”, e adesso vogliono togliermi di mezzo, con ogni mezzo, dalla scena politica del Paese. Con un di più di peso, che fa quantità, notizia e agenda di governo.

Nel 1994 Berlusconi fondò Forza Italia. Sei mesi dopo era già comodamente seduto sulla poltrona più alta di palazzo Chigi. La prima volta da premier delle tre in carriera. All’epoca si scagliò contro il comunismo e si fece argine contro l’avanzata della ‘gioiosa macchina da guerra’ guidata da Occhetto: “Le nostre sinistre pretendono di essere cambiate. Dicono di essere diventate liberaldemocratiche. Ma non è vero. I loro uomini sono sempre gli stessi, la loro mentalità, la loro cultura, i loro più profondi convincimenti, i loro comportamenti sono rimasti gli stessi. Non credono nel mercato, non credono nell'iniziativa privata, non credono nel profitto, non credono nell'individuo”.

Oggi, ad un millimetro dalla ‘cacciata’ dal Senato, con una condanna a 4 anni per frode passata in giudicato, con un anno ai domiciliari alla porte, i nemici sono sempre gli stessi: i comunisti. O meglio l’evoluzione della sinistra che, preso il terzo potere costituzionale, la magistratura, o parte di essa, “insistono nel togliermi di mezzo con un’aggressione scientifica, pianificata, violenta del loro braccio giudiziario”. Tutto come da copione, compreso il giuramento (stavolta non sopra la testa dei suoi figli): “Io non ho commesso alcun reato, non ho commesso alcunché. Io sono innocente, sono assolutamente innocente”.

Da qui le conclusioni, che sono sempre le stesse, anche se nel tempo hanno cambiato forma: il sacrificio personale e patrimoniale per il bene degli italiani. Nel ’94 c’era da alzare il muro della libertà per salvaguardare i principi fondamentali dell’individuo e della libertà. Nel 2013 ci sono sempre gli stessi fondamentali in ballo, e il nemico è lo stesso. Così come la risposta: Forza Italia (gridato tre volte in chiusura del videomessaggio) allora, Forza Italia 2.0 oggi.

SCENDI IN CAMPO – E visto che c’era, ‘Silvio’, da agnello sacrificale della libertà, un po’ stanco, ha chiamato all’adunata. Si è appellato alle donne e agli uomini “per bene” e ha chiesto aiuto: “Per questo dico a tutti voi, agli italiani onesti, per bene, di buon senso: reagite, protestate, fatevi sentire”. E poi, puntando il dito in favore di camera, un po’ come fece nello storico duello Tv contro Romano Prodi moderato da Bruno Vespa (“Aboliremo l’ICI...avete capito bene, aboliremo l’ICI su tutte le prime case), il fine della chiamata: Forza Italia. Che “non è un partito ma un’idea”, che “è la vittoria dell’amore sull’invidia e sull’odio”. Che “è l’ultima chiamata prima della catastrofe”. Quindi “scendete in campo anche voi. Per questo ti dico: scendi in campo anche tu, con Forza Italia. Diventa anche tu un missionario di libertà, diffondi i nostri valori e i nostri programmi, partecipa ai nostri convegni e alle nostre manifestazioni, impegnati nelle prossime campagne elettorali e magari anche nelle sezioni elettorali per evitare che ci vengano sottratti troppi voti, come purtroppo è sempre accaduto”. Ha parlato di brogli? Ancora.

DECADUTO O NO – Infine, senza prometter strappi, senza minacciare mai Letta e le larghe intese, il passaggio forse cruciale: il domani del Cav. Un paio di frasi brevi, che pare aprano le porte delle dimissioni, il passo indietro: “Io sarò sempre con voi, al vostro fianco, decaduto o no. Si può far politica anche senza essere in Parlamento. Non è il seggio che fa un leader, ma è il consenso popolare, il vostro consenso. Quel consenso che non mi è mai mancato e che, ne sono sicuro, non mi mancherà neppure in futuro”.

PD - Dopo il triplice fischio finale (no, scusate, dopo il triplice Forza Italia), a telecamere spente ma ancora roventi, è partita inevitabile la girandola di opinioni. La più importante, quella che peserà di qui a breve, quella del Pd che con il suo segretario, Epifani, non si è fatta attendere. Al veleno: “Ho trovato le dichiarazioni fatte da Silvio Berlusconi sconcertanti per i toni da guerra fredda usati offensivi nei confronti del centrosinistra” e che noi nei confronti “non ci permetteremo mai”. Il segretario ha giudicato “irricevibili attacchi alla magistratura e alle istituzioni” per colpa dei quali “si corre il rischio di aggravare i problemi, invece, serve coesione e buongoverno”. Il messaggio di Berlusconi, conclude Epifani, è “irresponsabile” perché mentre è in corso la crisi economica “getta benzina sul fuoco” ma “da oggi in poi si assumerà le responsabilità di quello che potrà accadere al governo”.

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