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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica Italia

La politica non è per donne (almeno non ancora)

Dal 2004 ad oggi una serie di leggi hanno cercato di migliorare la parità di genere negli organi di rappresentanza politica. Non sempre con gli effetti sperati

Mentre il Partito Democratico corre dritto verso il Congresso, leggendo l'elenco dei candidati alle primarie Pd salta agli occhi una assenza: non ci sono donne tra i pretendenti alla segreteria Pd. E in effetti - nonostante una serie di leggi e normative ad hoc - la politica italiana è ben lontana dall’essere un luogo i cui uomini e donne hanno lo stesso peso.

Anche solo guardando la formazione del governo Conte: solo 11 le donne nominate ministri, viceministri e sottosegretari all’insediamento dell'esecutivo, mentre gli uomini rappresentano oltre l’80% della squadra di governo, il dato più basso dal governo Letta ad oggi. Da Palazzo Chigi a scendere lungo le assemblea di rappresentanza politica, la quantità di donne, e la qualità dei loro incarichi, è sempre stata inferiore rispetto agli uomini. Come mette in evidenza il portale specializzato Openpolis solo il 14% dei sindaci italiani sono di sesso femminile e solamente 2 delle 21 tra regioni e province autonome sono guidate da donne.

Solo nel 2013 le donne candidate hanno superato quota 30%

Dal 2004 alcune norme prevedono meccanismi per favorire la parità di genere, quantomeno negli organi elettivi. Nelle elezioni comunali ad esempio è prevista una quota di genere pari ad un terzo dei candidati, mentre - pena l'annullamento della scheda - la doppia preferenza è consentita solo se espressa per candidati di sesso diverso. Una soluzione che ha consentiti di amentare la partecipazione femminile del 26% facendo registrare nei comuni di Toscana ed Emilia-Romagna il dato più importante: nel 2016 oltre il 40% dei candidati erano donne. Nel 2016, ultimo anno preso in considerazione, le donne elette erano il 30,40%, con un balzo del 40% rispetto al 2009

Una best pratice viene dalle elezioni europee: già nel 2004 le candidate al parlamento europeo erano oltre il 30%.

Più in generale è quindi giusto sottolineare che tutti i correttivi inseriti dal 2004 ad oggi hanno contribuito a “velocizzare” (direttamente ed indirettamente) una dovuta evoluzione nella rappresentanza politica, eppure - come evidenzia openpolis - per come è strutturata la legge elettorale del parlamento italiano, le regole sulle quote di genere sono state fortemente depotenziate dalla possibilità delle pluricandidature.

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