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Giovedì, 28 Marzo 2024
L'INTERVISTA

L'INTERVISTA - "In manette per liberare gli italiani": è Oscar 'Djannino Unchained'

Il leader di Fare per Fermare il declino non risparmia nessuno dal caso Mps e prova a salvare il 'soldato' Renzi: "Non ti far omologare, c'è da lavorare insieme". E sulle elezioni: "Non siamo lontani dallo sbarco alla Camera"

"Monti è una solenne delusione perché ha assunto i peggiori mali della peggiore politica”, si scaglia contro il Pd sulla vicenda Monte dei Paschi e lancia un appello a Matteo Renzi: “Non ti far omologare, perché c’è da lavorare insieme”.

È Oscar Giannino, il faro del movimento politico ‘Fare per Fermare il Declino’, che in questo mese, dopo essersi ammanettato a Porta a Porta, cercherà di convincere gli indecisi e chi propende per l’astensione a dargli quella possibilità politica che ad oggi i sondaggi gli negano. Anche se , sottolinea, “matematicamente non siamo lontani".

Dottor Giannino quanto è lontano il 4% alla camera? Le chiedo questo perché nel suo movimento sono confluiti Luigi Zingales, Michele Boldrin, Alessandro De Nicola, ma la lista stando ai sondaggi non buca. Non è che rischiate di essere schiacciati dalla logica del voto utile?

"Gli italiani dovrebbero capire che ridare il voto a chi negli ultimi 18 anni ha innalzato spese, tasse e debito sarebbe come ridare fiducia a chi ti ha tradito decine di volte. Invito a pensarci bene. Detto questo, c’è una marea di indecisi, anche se Berlusconi grazie a Monti se ne sta portando a casa un bel po’. Noi cercheremo di parlare con chi ancora non ha deciso, che secondo me si attesta su un buon 30%. In questa logica, Grillo dice cose che non stanno né in cielo né in terra e Ingroia dice di voler confiscare i grandi patrimoni per poi chiedere a chi li possiede di giustificarne il possesso. Per questo mi sento di dire che matematicamente non siamo lontani".

Lei da Vespa si è ammanettato e per questo è entrato di diritto in quella carrellata di massime televisive: dai cartelli al collo di Marco Pannella al bavaglio sulla bocca di Giuliano Ferrara. Ma non è che così si perde di credibilità, che l’immagine svuoti il contenuto?

"La realtà che conosco io è tragicamente quella. Purtroppo la politica non ha nemmeno idea di quanto sia tragica la stretta tra fisco e banche nella vita di milioni di italiani e migliaia di imprese. Io non sono un buffone, con quel gesto ho voluto esprime tutta la vicinanza a chi è in difficoltà".
 
Tra i dieci interventi per la crescita, il vostro programma sottolinea la necessità  di "sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti". Mi pare che in questa proposta ci sia un deciso schiaffo alla Cgil e al pubblico impiego. Nell’economie di scala, nella globalizzazione dei mercati, è sempre attuale la Cgil?

"Il piano del lavoro presentato dalla Cgil è una roba che….l’unico punto che condivido è quello in cui si chiede di impegnarsi per la copertura finanziaria degli ammortizzatori sociali. Su tutto il resto non posso che essere in disaccordo: quando uno chiede 40 miliardi di risorse fiscali aggiuntive mi scappa una risata amara. È esattamente l’opposto di quello che ci sarebbe bisogno. Leggo proposte che raccontano di uno Stato che indichi i settori su cui intervenire e mi viene da mettere le mani in quei capelli che non ho. Ultima cosa: la contrattazione centralizzata non ha più senso. Oggi è necessaria solo una contrattazione decentrata che stia sui territori".

E come giudica il ruolo del Monti uomo solo al comando, l’unico che può scongiurare nuove manovre economiche?

"Monti è una solenne delusione perché ha assunto i peggiori mali della peggiore politica. Quella cha fa dire e promettere l’esatto opposto di quello che ha fatto, a partire dell’Imu per arrivare al redditometro. E poi questo linguaggio da campagna elettorale non gli si addice: chiede di ‘silenziare’ determinate voci politiche, critica i comici come Crozza. Sta assumendo la veste caricaturale della peggior politica italiana. Noi abbiamo guardato a lui con interesse quando aveva annunciato questa grande novità. Poi abbiamo letto l’agenda e non c’era scritto niente. Ma soprattutto per far nascere la Terza Repubblica, che si mettesse alle spalle Bersani e Berlusconi, bisognava mettere in piedi un’aggregazione fondata su criteri molto più ampi. Non come ha fatto Monti che si è scelto Montezemolo per la società civile e Sant’Egidio per il mondo cattolico. Il risultato? Ha perso Passera e la Marcegaglia. E ha perso tutto il mondo cattolico: dopo l’endorsement dell’Osservatore Romano infatti la Cei con Ruini ha fatto marcia indietro. A questo punto il suo obiettivo è quello di non far scattare il premio di maggioranza o per il Pd o per il Pdl, visto che nelle ultime ore ha aperto anche al centro destra. Questa roba non fa bene all’Italia e non porterà fortuna a chi la persegue come successe con Rifondazione o con Mastella".
 
Inchiesta Monte dei Paschi. 17 miliardi di bonifici in 11 mesi. Bersani si dice "preoccupato" ma non per le speculazioni sul Pd. E in questi giorni si è detto pronto a sbranare chiunque faccia allusioni al ruolo dei democratici. Intanto i magistrati vanno avanti e svelano scenari inquietanti, fuori controllo. Di chi sono le vere responsabilità e quale sarà il futuro di Mps?

"Nel Pd negli anni c’è stato un regolamento di conti tra due diverse parti del mondo bancario. Tutto nasce quando Mps dice no all’unione con Bnl. A quel punto un pezzo del Pd con Giovanni Consorte tenta di prendersi Bnl con Unipol e la cosa esplode nelle grandi scalate bancarie del 2004-05. Distrutti giudiziariamente porteranno alla rovina anche Fazio. A quel punto resta in piedi solo la parte del Pd senese, che vinse allora e che perde adesso. La stessa che difende questo aggregato di conflitti di interesse impropri, la gestione di Mps appunto. Un roba in cui il sindaco è un dirigente di Mps e gli amministratori vengono scelti dal sindaco e in subordine dal presidente della Provincia. Così negli anni si asseconda una Fondazione che resta colpevolmente sopra al 50%, con il sì di Tremonti che dice di vigilare con il Tesoro ad uno spericolato aumento di capitale che andava negato in radice. A quel punto con gli amministratori  si son detti ‘qua è il Pd che comanda Siena’. E facendo questo hanno eluso i regolatori, come Bankitalia e la Consob, e non hanno portato nel cda le operazioni spericolate, quelle in cui si traslava nel futuro le perdite non dichiarate. Avanti così finché non arriviamo alla cronaca delle ultime ore: dopo aver comprato una banca ad un prezzo assurdo ed ingiustificato, per contante, con gente dentro che si beccava le stecche, perché è evidente che sia così, la cosa è esplosa e ha presentato il conto".

Ecco, chi lo pagherà il conto?

"Per primi gli azionisti di minoranza che rimarranno con carta straccia in mano. Poi la Fondazione che ne esce disastrata perché ha perso mezzo miliardi di euro in due esercizi e ha dovuto indebitarsi con le banche per mantenere il suo 30%. Ed infine, il conto più amaro, quello pagato dalle famiglie e dalle imprese a cui Mps nega il credito. Tre osservazioni: la pessima figura di tutti gli osservatori. Seconda: il patrimonio con cui opera Mps esiste grazie ai prestiti pubblici. Per questo lo Stato non dovrebbe avere interesse  a far indebitare la banca con tassi cosi elevati sui Monti bond ma prendere atto che la banca è già pubblica nei fatti. Quindi nazionalizzarla ‘de iure’, ripulirla in due anni, togliere la fondazione di mezzo con l’impegno a riprivatizzarla entro altri due anni. Terza osservazione: dovremmo fare la stessa cosa con tutte le fondazioni, espressione della vecchia politica che continua a controllare le grandi banche quotate".

Lei sottoscriverebbe la richiesta di Grillo che ha invitato Bersani a dimettersi?

"È una sparata da campagna elettorale. È il partito che decide cosa fare del suo segretario. Quando però un partito nega di aver avuto la responsabilità preminente a Siena, con il dire che erano di un’altra corrente, dice una stupidaggine. Il Pd oggi è contrario alla nazionalizzazione perché non vuole perdere il ruolo della Fondazione sulla banca".
 
In questi mesi ha sempre parlato di Renzi come il faro politico del vostro movimento. Renzi ha perso le primarie e farà campagna elettorale per Bersani. Quanto spera che la legislatura frani e che Renzi sia messo al vertice del Pd? E se fosse così, lei sarebbe di sposto a confluire in un Pd guidato da Matteo Renzi?

"Noi di Fermare il Declino pensiamo che Renzi avrebbe significato un balzo verso la Terza Repubblica. Se il Pd non avesse congegnato primarie chiuse, fatte apposta per farlo perdere, Renzi le avrebbe vinte e in questo avrebbe ottenuto tre risultati: far cambiare il profilo programmatico e ideologico della sinistra; realizzare, con noi che eravamo già d’accordo, quella convergenza programmatica con quel mondo delle professioni e dell’imprese che, se ha espresso un no netto a Berlusconi, sente il bisogno del cambio di marcia; terzo, avrebbe impedito non solo la ripresa di Berlusconi che purtroppo è in atto, ma anche la candidatura di Monti che fa il Mastella. A questo punto ci auguriamo che Renzi non si faccia omologare perché il partito tenterà di ucciderlo. Da qui l’appello: non ti omologare perché c’è da lavorare insieme”.

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