Ecco il candidato unico, Luigi Di Maio senza veri rivali alle primarie dei 5 Stelle
Otto sfidanti e un solo nome papabile, quello del vicepresidente della Camera, tra i candidati premier M5S in vista delle elezioni politiche. C'è Elena Fattori, si ritirano Fico e Di Battista. Grillo a Roma placa l'ira degli ortodossi guidati da Morra
Il tempo per candidarsi è scaduto, il verdetto è arrivato: Luigi di Maio sarà l'unico candidato di grido nelle primarie del Movimento 5 Stelle: già individuato da tempo dalla coppia Grillo – Casaleggio per guidare i pentastellati alle elezioni politiche, Luigi di Maio non ha trovato veri avversari tra i big del Movimento e, alla scadenza del termine per la presentazione delle candidature, risulta essere l’unico nome noto in campo. Alla sfida partecipano otto candidati tra cui la senatrice Elena Fattori.
Sul blog di Grillo si legge: "Dopo le opportune verifiche, la lista provvisoria dei candidati che sarà sottoposta alla votazione degli iscritti è la seguente: Cicchetti Vincenzo, Di Maio Luigi, Fattori Elena, Frallicciardi Andrea Davide, Ispirato Domenico, Novi Gianmarco, Piseddu Nadia, Zordan Marco".
Scopri tutti i candidati alle primarie 5 stelle
I possibili rivali, gli altri ‘big’ del movimento, si sono sfilati uno ad uno. Da Di Battista a Carlo Sibilia, le pagine Facebook degli onorevoli grillini si sono riempite di “in bocca al lupo”, gentili rifiuti agli appelli a ‘scendere in campo’ e inviti “alla massima partecipazione” ad un voto che, nonostante l’esito già scritto, si terrà lo stesso.
La presenza di avversari d'ufficio per Di Maio non nasconde le crescenti divisioni all’interno del Movimento. A molti pentastellati, infatti, non è piaciuto il cambiamente del ‘Non Statuto’ che prevede che il candidato premier diventi anche capo politico del Movimento, ruolo finora tenuto da Grillo.
Quante tensioni nel Movimento 5 stelle
Rinuncia definitivamente a candidarsi anche Roberto Fico, esponente dell'ala ortodossa e in dissenso con la regola secondo cui il vincitore delle primarie sarà anche il capo politico del M5S, ruolo finora tenuto da Grillo.
Se Alessandro Di Battista, in procinto di diventare papà, rinvia al meeting 5 Stelle di Rimini la spiegazione del suo "abbandono" alla corsa, una lunga teoria di commenti si dipana: chi plaude, chi si dispiace, chi dichiara nettamente che avrebbe votato solo per lui e chi gli ritaglia il ruolo di futuro ministro degli esteri in un governo a guida M5S.
Alla dottrina del silenzio si sono tenuti Barbara Lezzi e Nicola Morra mentre Roberta Lombardi ha annunciato la sua candidatura alla presidenza della Regione Lazio nel 2018.
Le regole che non piacciono agli ortodossi
Beppe Grillo, arrivato a Roma, prova a placare gli animi di chi paventa il rischio che una serie di poteri accentrati non più nel "garante" ma in un suo esponente, portino ad un conflitto di interessi ed ad una democrazia "sospesa" all'interno del Movimento.
Il deputato pentastellato Luigi Gallo li sintetizza così: "Il capo politico del Movimento 5 Stelle indice le votazioni in rete; sceglie i temi da mettere in votazione; può far ripetere un voto per le modifiche al non statuto e al regolamento e ripetere votazioni che in prima istanza erano state limitate agli iscritti di una città o di una regione estendendole". E ancora: "Sceglie il collegio dei probiviri da sottoporre agli iscritti sul blog , ma può - con un altro voto in rete - cancellare una decisione dei probiviri o del comitato d'appello".