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Martedì, 19 Marzo 2024
Politica

Eutanasia, la proposta di legge sulla "dolce morte" arriva (finalmente) in Parlamento

Le Camere devono legiferare sul suicidio assistito, per colmare il vuoto legislativo e di tutela sui diritti delle persone malate. Sarà la volta buona?

Quasi duemila giorni dopo il deposito delle ormai oltre 130mila firme per la proposta di legge di iniziativa popolare sull'eutanasia legale, il 30 gennaio 2019 finalmente la Camera dei deputati inizierà la discussione. Nonostante l’estremo ritardo di questo tentativo di risposta all’ordinanza della Corte costituzionale sul caso Cappato/Dj Fabo, che ha concesso fino al 24 settembre 2019 per l’approvazione di una legge, il Parlamento ha ora l’opportunità di dare tutele alle persone che, in determinate situazioni, vogliono accedere all'aiuto al suicidio.

La proposta di legge sull'eutanasia legale

Di cosa parliamo? La proposta di legge di iniziativa popolare sull'eutanasia è ferma dal 2013 alla Camera. Tre mesi fa c'è stato il pronunciamento della Consulta, che ha dato undici mesi di tempo al Parlamento per colmare "i vuoti di tutela" nell'attuale normativa sul fine vita. In altre parole, la Corte Costituzionale ha chiesto a chiare lettere che il Parlamento intervenga sul suicidio assistito per colmare il vuoto legislativo e di tutela sui diritti delle persone malate. E ora, mercoledì prossimo, alla Camera prende il via l'esame del testo popolare, promosso dall'Associazione Luca Coscioni e dai Radicali italiani, che mira a riconoscere la "dolce morte" anche in Italia. La proposta di legge di iniziativa popolare è stata depositata alla Camera nella scorsa legislatura, esattamente il 13 settembre del 2013. E inizierà il suo iter nelle commissioni Giustizia e Affari sociali di Montecitorio. Beninteso: si tratta solo dei primi passi, e il cammino sarà lungo, spiegano sia la presidente della commissione Giustizia, Giulia Sarti (M5s), che i due relatori, il leghista Roberto Turri e il pentastellato Giorgio Trizzino.

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Cosa prevede il testo sull'eutanasia

"Ogni persona può redigere un atto scritto, con firma autenticata dall'ufficiale di anagrafe del comune di residenza o domicilio, con il quale chiede l'applicazione dell'eutanasia". E' questo il cuore della proposta di legge di iniziativa popolare. La pdl fissa dei paletti precisi affinché sia riconosciuto il diritto al 'fine vita'. Va sottolineato, tuttavia, che la prima parte della proposta ricalca le norme contenute nel testamento biologico, divenuto legge nel 2017, e di conseguenza, già riconosciute dall'ordinamento. Saranno quindi inevitabili delle modifiche per 'aggiornare' il testo. Come spiegato dall'Agi, nel dettaglio la proposta di legge sul "Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell'eutanasia" è composta di 4 articoli, e dispone che "ogni cittadino può rifiutare l'inizio o la prosecuzione di trattamenti sanitari, nonché ogni tipo di trattamento di sostegno vitale o di terapia nutrizionale.

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Il personale medico e sanitario è tenuto a rispettare la volontà del paziente ove essa: a) provenga da un soggetto maggiorenne; b) provenga da un soggetto che non si trova in condizioni, anche temporanee, di incapacità di intendere e di volere, salvo quanto previsto dall'articolo 3; c) sia manifestata inequivocabilmente dall'interessato o, in caso di incapacità sopravvenuta, anche temporanea, dello stesso, da persona precedentemente nominata, con atto scritto con firma autenticata dall'ufficiale di anagrafe del comune di residenza o domicilio, fiduciario per la manifestazione delle volontà di cura". Il testo prevede poi che "il personale medico e sanitario che non rispetta la volontà manifestata dai soggetti e nei modi indicati nell'articolo 1 è tenuto, in aggiunta ad ogni altra conseguenza penale o civile ravvisabile nei fatti, al risarcimento del danno, morale e materiale, provocato dal suo comportamento".

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L'ultimo articolo recita: "Ogni persona può redigere un atto scritto, con firma autenticata dall'ufficiale di anagrafe del comune di residenza o domicilio, con il quale chiede l'applicazione dell'eutanasia nell'ipotesi in cui egli successivamente venga a trovarsi nelle condizioni previste dall'articolo 3, comma 1, lettera e), e sia incapace di intendere e di volere ovvero di manifestare la propria volontà, nominando contemporaneamente, nel modo indicato dall'articolo 1, un fiduciario perché confermi la richiesta, ricorrendone le condizioni. 2. La richiesta di applicazione dell'eutanasia deve essere chiara e inequivoca e non può essere soggetta a condizioni. Essa deve essere accompagnata, a pena di inammissibilità, da un'autodichiarazione, con la quale il richiedente attesta di essersi adeguatamente documentato in ordine ai profili sanitari, etici e umani ad essa relativi. 3. La conferma della richiesta da parte del fiduciario, ai sensi del comma 1, deve essere chiara ed inequivoca, nonché espressa per scritto. 4. Ove siano rispettate le condizioni di cui al presente articolo, unitamente a quelle dell'articolo 3, comma 1, lettera g), al medico e al personale sanitario che hanno attuato tecniche di eutanasia, provocando la morte del paziente, non si applicano le disposizioni degli articoli 575, 579, 580 e 593 del codice penale".

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“E' un fatto importante, un primo grande risultato della decennale campagna dei Radicali e dell’Associazione Luca Coscioni per il rispetto delle volontà individuali in materia di fine-vita – dichiara Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni –. Era il 1984 quando il parlamentare socialista e radicale Loris Fortuna depositò la prima proposta di legge per il riconoscimento di questo diritto: ci sono voluti ben 35 anni di iniziative popolari, storie individuali e disobbedienze civili per arrivare a questo risultato che ora non può essere affossato come già successe nel 2016″. “Un ringraziamento speciale va a tutte le persone malate che si sono mobilitate finora per l’obiettivo della calendarizzazione, a partire da Dj Fabo e Davide Trentini che hanno voluto raccontare all’Italia la propria storia e ci hanno permesso di attivare le giurisdizioni fino alla Corte costituzionale. Mentre la Camera dei Deputati inizierà la discussione dell’aiuto al suicidio, il Senato – che nei giorni scorsi, a causa dell’attività di 11 senatori M5s, ha smontato la legge sul testamento biologico in Commissione – è invece impegnato in questi giorni a ripristinare la legge sulle DAT (disposizioni anticipate di trattamento), grazie a 7 emendamenti presentati come primi firmatari da Paola Boldrini (PD), Nadia Ginetti (PD), Loredana De Petris (Misto -LeU) e Matteo Mantero (M5S) cui siamo grati per l’impegno preso a difesa di una legge funzionante conquistata a furor di popolo e a tutela della nostra Costituzione”, conclude Cappato.

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