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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Perché le foibe sono tornate al centro delle polemiche tra Salvini e l'Anpi

La difficoltà di trovare una memoria condivisa riesplode ogni anno in occasione del 10 febbraio giorno in cui ricorre la giornata nazionale per le vittime delle Foibe. Tuttavia ora il ministro dell'Interno ha minacciato di togliere i fondi alle associazioni di ex partigiani, ecco perché

Il 10 febbraio ricorre la giornata nazionale per le vittime delle Foibe, il giorno del ricordo delle tragiche vicende che hanno coinvolto migliaia di italiani delle terre del Quarnero e della Dalmazia nel secondo dopoguerra. Una memoria che nonostante sia stata istituita per legge dal 2004 trova ancora spazio per alimentare polemiche. 

In queste ore si assiste ad uno scontro aperto fra la Lega e l’Anpi a causa di un convegno in programma a Parma il 10 febbraio, durante il quale è prevista la proiezione di un video negazionista dal titolo "La foiba di Basovizza: un falso storico".

L'associazione partigiana emiliana pur non sponsorizzando il convengo ha confermato la sua partecipazione ad un evento che - come spiega all'Adnkronos Aldo Montermini presidente provinciale Anpi Parma - vuole sottolineare quello che il fascismo ha fatto sul confine Orientale nellla Jugoslavia occupata. Tuttavia la precisazione arriva in un clima infuocato dopo un post revisionista dell'Anpi di Rovigo che sul profilo facebook ufficiale dell’associazione aveva messo in dubbio l’esistenza delle foibe salvo poi dover ritrattare.

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Non solo. L'Anpi di Padova ha espresso perplessità per la scelta di proiettare nei cinema in questi giorni il film "Rosso Istria" (verrà trasmesso l'8 febbraio su Rai Tre in prima serata ndr) che rievoca le drammatiche vicende sofferte dal settembre del 1943 dalle genti Istriane, Fiumane, Giuliano e Dalmate attraverso il racconto del martirio di una studentessa istriana Norma Cossetto. I sostenitori degli ex gruppi partigiani sostengono che la ricostruzione storica presentata non sia corretta. Una polemica che ha fatto infuriare l'assessore veneto Elena Donazzan intervenuta sulla questione con dichiarazioni molto pesanti: "Credo che se l'Anpi si limiterà ad un altro misero comunicato stampa, le Istituzioni, a partire dal Presidente della Repubblica che ha il compito morale di difendere gli italiani e la memoria di Norma Cossetto Medaglia d'Oro al Valore Civile, debbano seriamente pensare di sciogliere l'Anpi".

Sul tema si è pronunciato il  ministro dell’interno e leader della Lega Matteo Salvini: "Mi fa schifo chi nega, ancora oggi, lo sterminio di migliaia di italiani da parte dei comunisti".

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Ora Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia chiedono lo stop ai fondi erogati dalla Difesa e dal Viminale all'Anpi.

Subito la risposta della presidente dell'Anpi nazionale Carla Nespolo: "Le minacce di Salvini non ci spaventano. Le Foibe sostiene sono una tragedia nazionale da afffrontare senza alcuna ambiguità, contestualizzando i fatti”. E poi precisa: “L'iniziativa di Parma, come la frase dell'Anpi di Rovigo "non sono condivisibili" e "offrono uno straordinario pretesto di polemica a chi – conclude Nespolo, rinfocolando la polemica - è molto più amico di Casapound che dell'Anpi".

La vicenda finirà quasi certamente in Tribunale. Il deputato di Forza Italia, Roberto Novelli, ha presentato un esposto per procedere penalmente contro chi ha definito la Foiba di Basovizza "una vergognosa fandonia". 

La polemica arriva fino al festival di Sanremo dove stasera salirà sul palco dell'Ariston il cantautore, scrittore e attore Simone Cristicchi, autore e interprete della piece 'Magazzino 18' che gli costò critiche e polemiche.

"Credo - dice Cristicchi all'Adnkronos - che non possa esistere la memoria condivisa nel momento in cui non si riconosce il dolore di un'altra persona. Ognuno ha i suoi dolori, ognuno se li tiene dentro, sono ferite a volte non rimarginabili".

"La cosa difficile è riuscire a creare una pacificazione quando c'è di mezzo l'ideologia che, purtroppo, in alcuni piccoli ambienti, ancora fa danni. Io credo però che la gran parte dei cittadini italiani riconoscano che quella è stata una vera e propria tragedia, e di questi nostri cugini venuti da oltre Adriatico bisogna avere rispetto perchè hanno pagato un prezzo che è un prezzo per tutti, per tutta l'Italia".

Che cosa sono le Foibe

Quella delle foibe è stata una pagina brutta della storia europea anche perché a lungo taciuta, anzi negata e relegata a effetto collaterale della Seconda guerra mondiale. L'estremismo titino e stalinista si macchiò delle stesse nefandezze di quei regimi nazisti e fascisti alla cui sconfitta aveva collaborato.

Come spiega l'enciclopedia Treccani con il termine foiba vengono chiamati gli inghiottitoi naturali tipici delle aree carsiche della Venezia Giulia (ex province di Trieste, Gorizia, Pola e Fiume) e che vennero largamente utilizzate durante la Seconda guerra mondiale e nel dopoguerra, per liberarsi dei corpi di coloro che erano caduti a causa degli scontri tra nazifascisti e partigiani. Particolarmente cruenti le violenze di massa nell'autunno del 1943 e nella primavera del 1945 perpetrate da parte del movimento di liberazione sloveno e croato e delle strutture del nuovo Stato iugoslavo creato da Tito.

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I cadaveri delle vittime delle fucilazioni furono gettati nelle foibe come anche nelle cave di bauxite dell'Istria oppure nel pozzo della miniera di Basovizza, e in alcuni casi nell'abisso furono precipitate anche persone ancora in vita.

Particolarmente note sono la 'foiba dei colombi' di Vines, in Istria (nella attuale Repubblica di Croazia), dalla quale vennero recuperati, nel 1943, ben 84 corpi, e il pozzo di Basovizza, nei pressi di Trieste, divenuto poi monumento nazionale, in cui nel 1945 venne gettato un numero imprecisato di persone. Testimonianze dell'epoca raccolte da parte britannica parlano di alcune centinaia di vittime, mentre da parte italiana vennero diffuse cifre assai superiori, fondate però unicamente sulla cubatura dei detriti presenti nel pozzo. Le esplorazioni di tale cavità sono state ostacolate dalla ingente massa di materiali, compresi proiettili inesplosi, che vi furono gettati dagli iugoslavi allo scopo di celare la strage, e non hanno prodotto significativi risultati.

Le ipotesi più attendibili parlano di circa 600-700 vittime per il 1943, quando a essere coinvolta fu soprattutto l'Istria. Nel 1945 l'epicentro delle violenze fu costituito da Trieste, Gorizia e Fiume: di più di 10.000 arrestati, alcune migliaia non fecero ritorno in un clima di selvaggia rivolta contadina, rancori etnici, familiari e di interesse.

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