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Martedì, 23 Aprile 2024
LOMBARDIA / Milano

Formigoni diffamò i radicali. Il pm: "Un anno di reclusione"

Cappato e Lipparini fecero "scoppiare" il caso delle firme false. Formigoni li avrebbe "diffamati" su diversi media, dicendo che si erano "inventati tutto"; ma le firme false "sono state effettivamente riscontrate"

Guai su guai per il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni.

Il pm di Milano Clerici, infatti, ha chiesto la condanna a "un anno di reclusione" (pena minima senza le attenuanti) per il governatore, per aver diffamato la lista Pannello-Bonino (Radicali) in occasione dello scandalo firme false.

Erano stati proprio gli esponenti liberali (il consigliere comunale Marco Cappato e Lorenzo Lipparini) a far "esplodere" la bolla dello scandalo; firme "inventate", per Formigoni, che sarebbero servite alla presentazione dei suoi candidati (il presidente della Provincia Guido Podestà) contro Filippo Penati. Elezioni poi vinte.

Formigoni attaccò i radicali successivamente. Li accusò, sui media, di aver potuto "compiere qualsiasi atto manipolativo, compresa la sottrazione di documenti" in tribunale; in particolare, scrive il Corsera, avanzò il sospetto che, essendo "rimasti 12 ore da soli con in mano penne e borse" a controllare i registri, avessero "potuto manipolare le liste, correggerle, spostare i documenti come volevano", al punto che "51 certificati, a una prima verifica segnalati come presenti, dopo la visita dei Radicali non c'erano più".

Ma l'accusa si rivelò non veritiera.

Secondo la magistratura, infatti, quasi mille firme sono state effettivamente falsate. Gli esponenti Pdl coinvolti nella vicenda - compreso Podestà - sono stati rinviati a giudizio.

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