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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Coronavirus, Boccia impugna l'ordinanza della Regione Calabria su bar e ristoranti

Il ministro per gli Affari Regionali contro il provvedimento di Jole Santelli

Tensione tra governo e Regioni sui provvedimenti messi in campo per la fase 2. Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali, ha impugnato l'ordinanza della Regione Calabria del 29 aprile scorso che prevede l'apertura di bar e ristoranti (all'aperto) nella fase 2 dell'emergenza coronavirus. Gli atti sono stati trasmessi, come da prassi, all'Avvocatura generale dello Stato.

Ospite a SkyTg24, stamattina Boccia aveva annunciato di aver inviato la lettera di diffida alla presidente Jole Santelli. "Mi auguro che la presidente Santelli segua le regole, quelle che disciplinano la vita nelle istituzioni. Lei le conosce bene e sa che quell'atto è illegittimo - aveva detto il ministro Boccia -. Come Jole Santelli sa, giovedì è partita la lettera, l'invito che si è trasformato in una diffida e le procedure sono partite. Lei conosce bene le procedure, ha ancora tempo per ritirare l'ordinanza. Se non dovesse farlo, sa quello che succede quando parte una lettera che diffida dall'andare avanti rispetto a quell'ordinanza".

Il ministro per gli Affari regionali aveva ricordato che la governatrice calabrese "sa che il luogo del confronto è il tavolo permanente dei presidenti di Regione. Ci siamo visti molte volte con i suoi colleghi e mi dispiace che lei nelle ultime due videoconferenze non si sia nemmeno presentata e confrontata. Questo non va bene, io l’ho anche chiamata. Fino alla fine cerco sempre una soluzione".

Boccia ha poi aggiunto che "tutte le altre ordinanze che ci sono state trasmesse sono coerenti con il Dpcm e ringrazio gli altri presidenti di Regione per essersi raccordati e coordinati. Ci sono alcuni dettagli di alcune ordinanze che andranno rivisti, penso a quello della Regione autonoma della Sardegna che dà ai sindaci gli strumenti per verificare se le funzioni religiose posso essere esercitate, ma non funziona così". La Regione Sardegna, tuttavia, ha replicato così: "L'ordinanza non dà il potere ai sindaci di verificare se le funzioni religiose possano essere esercitate. Anzi, il documento non contiene nessuna disposizione di delega ai sindaci in questa materia".

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