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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Volano gli stracci nel Pd, Marino: "Renzi ha consegnato l'Italia alla destra populista"

Dopo l'assoluzione parla l'ex sindaco di Roma: "Non ho critiche da accettare da chi ha portato alla rovina il Pd consegnando Roma e il paese al populismo"

Volano gli stracci nel Pd dopo l'assoluzione di Ignazio Marino. L'ex sindaco due giorni fa è stato assolto dalla corte di Cassazione per il 'caso scontrini'. La vicenda aveva portato alla caduta dell'ex sindaco di Roma nell'ottobre 2015. Oggi il chirurgo ed ex primo cittadino della Capitale si toglie qualche sassolino (anzi, qualche grossa pietra) dalle scarpe: "Non ho nulla da perdonare o critiche da accettare da chi ha portato alla rovina il Pd consegnando Roma e il paese al populismo" dice Marino in un'intervista a Repubblica.

Marino: "No critiche da chi ha portato il Pd alla rovina"

"La chiusura dei circoli del Pd nella capitale è stato il segnale di uno scollamento totale tra i vertici del partito e il territorio. Un isolamento che ho vissuto sulla mia pelle. Io e la mia giunta siamo stati lasciati soli in balia di quel sistema di potere che da decenni governava Roma, dallo smaltimento dei rifiuti alle lobby delle bancarelle". Secondo Marino, "se a maggio in Europa trionferà il populismo dei Cinque stelle e il sovranismo della destra sapremo di chi sono le responsabilità ma credo che la maggior parte degli elettori Europei vorranno mantenere solida l'Unione Europea".

Il "marziano", così come si era auto soprannominato Marino, afferma: "Ho scelto di tornare negli Stati Uniti. Oggi insegno chirurgia e sono senior vice president della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Non ho alcuna intenzione di tornare a fare politica in Italia ma voglio dedicarmi ai tanti progetti che sto seguendo qui, dove è possibile lavorare con lealtà e dove i risultati si ottengono con la fatica e il merito".

Oggi in un'altra intervista al Messaggero (sono molti i quotidiani che hanno raggiunto l'ex sindaco nelle scorse ore, e lui non si è tirato indietro) Marino attacca duramente Renzi e Orfini, i quali continuano a dire che la sua sfiducia avvenne per motivi legati alle vicende dell’amministrazione capitolina e non all’inchiesta: "Il primo ha distrutto il Pd, lacerato il centrosinistra e consegnato il Paese alla destra, sovranista e populista. Il secondo ha perso miseramente le elezioni a Roma. Che vuole commentare? Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa" dice Marino

La Cassazione assolve l'ex sindaco di Roma Ignazio Marino

Orfini respinge le critiche: "Marino inadeguato"

"Alcuni, compreso qualche dirigente del Pd, mi chiedono di scusarmi per la scelta di sfiduciare Marino. Ovviamente non credo di doverlo fare, perché quella scelta l'ho assunta spiegando fin dal primo momento che non era legata all'inchiesta. Marino non era adeguato a quel ruolo, stava amministrando male Roma, la città era un disastro. Provai per un anno ad aiutarlo, troverete decine di dichiarazioni dell'ex sindaco che lo riconosceva". Lo scrive su Facebook Matteo Orfini, deputato del Pd.

"Misi me stesso a sua protezione per più di un anno - prosegue l'allora commissario del Pd a Roma - rispondendo personalmente di ogni problema della città. Andai nei luoghi dove nessuno di quella giunta osava andare perché si prendevano fischi e insulti.
Li presi io per lui e per loro. E presi anche le minacce dei mafiosi di Ostia, della cui esistenza prima del mio arrivo (e di quello di Sabelle e Esposito) nessuno si era accorto. Non bastò perché errori e atteggiamento del sindaco non cambiarono. E Roma ne pagava le conseguenze", aggiunge Orfini.

Renzi: "Contro Marino campagna di fango del M5s"

Il caso degli scontrini "contro Marino è stato una violenta campagna di fango del M5s contro l'allora sindaco per i suoi guai giudiziari", secondo Matteo Renzi. "Le dimissioni di 26 consiglieri del Pd e il decadimento del sindaco non avevano niente a che fare coi problemi giudiziari o con gli scontrini - scrive nell'Enews l'allora premier -. Nel 2015 la scelta del Pd romano fu totalmente figlia di valutazioni amministrative legate al governo di Roma. Il Pd romano prese una decisione politica".

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