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Giovedì, 28 Marzo 2024
CASO ILVA / Taranto

"Aiuti di Stato" all'Ilva, l'Ue apre un'inchiesta

Obiettivo della Commissione europea è verificare se ci sia stato un "vantaggio indebito": nel mirino l'accesso agevolato ai finanziamenti per un totale di due miliardi di euro per ammodernare lo stabilimento di Taranto

La Commissione europea ha avviato una "indagine approfondita" per stabilire se il sostegno dato dall'Italia alle acciaierie Ilva rispetti la normativa Ue sugli aiuti di Stato. Con un comunicato, Bruxelles precisa che vaglierà in particolare se l'accesso agevolato al finanziamento accordato all'Ilva per ammodernare lo stabilimento di Taranto conferisca all'azienda un vantaggio indebito precluso ai concorrenti. Data l'urgenza di decontaminare il sito Ilva di Taranto, la decisione della Commissione prevede inoltre garanzie che consentono all'Italia di attuare immediatamente il risanamento ambientale.

L'avvio di un'indagine approfondita, ricorda la Commissione europea, offre ai terzi interessati la possibilità di presentare osservazioni sulle misure sottoposte a valutazione, senza pregiudicare l'esito dell'indagine stessa.

Dati i problemi di sovraccapacità presenti nell'industria siderurgica dell'Ue, le norme sugli aiuti di Stato consentono solo di promuovere la competitività a lungo termine e l'efficienza delle acciaierie, ma non di sostenere i produttori che versano in difficoltà finanziarie.

"Nel caso specifico dell'Ilva - ha rilevato la commissaria responsabile della concorrenza, Margrethe Vestager - la Commissione valuterà ora se le misure italiane di sostegno rispettino le norme sugli aiuti di Stato. Collaboreremo con l'Italia per superare le nostre attuali preoccupazioni. La migliore garanzia di un futuro sostenibile per la produzione siderurgica nel tarantino è la cessione delle attività dell'Ilva a un acquirente che le metta in conformità con le norme ambientali e le sfrutti a scopi produttivi. La decisione odierna chiarisce inoltre all'Italia che può sostenere il risanamento della grave situazione ambientale nel sito di Taranto, purché la spesa sostenuta sia poi rimborsata dall'inquinatore".

Le immagini dell'Ilva di Taranto

Lo stabilimento di Taranto è il più grande impianto siderurgico dell'Unione, in grado di produrre, a piena capacità, un volume pari a quello ottenuto nel 2015 da Bulgaria, Grecia, Ungheria, Croazia, Slovenia, Romania e Lussemburgo messi assieme. La Commissione ha ricevuto numerose denunce di parti interessate contro misure che lo Stato italiano avrebbe adottato per tenere artificialmente a galla l'Ilva, misure che, in considerazione delle consistenti capacità di produzione dello stabilimento, potrebbero comportare una distorsione significativa della concorrenza.

Fra queste misure, che potrebbero rappresentare complessivamente finanziamenti sostenuti dallo Stato per un importo attorno ai 2 miliardi di euro, si annoverano le garanzie statali sui prestiti, una legge che, in caso di fallimento, attribuisce in via eccezionale ai prestiti concessi all'Ilva la priorità assoluta di pagamento anche rispetto ai debiti verso enti pubblici, una legge che consente all'Ilva di attingere ai fondi sequestrati ai suoi azionisti ed ex dirigenti nel contesto del procedimento penale pendente prima ancora che ne sia accertata la proprietà e la risoluzione, mediante svincolo di fondi a favore dell'Ilva, del contenzioso che da tempo la opponeva alla società di Stato Fintecna. 

Muri e striscioni raccontano il dramma di Taranto

La Commissione, che ha l'obbligo di esaminare le denunce di potenziali violazioni delle norme UE sugli aiuti di Stato, approfondirà ora l'analisi per appurare se trovi riscontro la sua preoccupazione iniziale, ossia che le misure in questione violino le norme UE sugli aiuti di Stato conferendo all'Ilva un vantaggio indebito precluso ai concorrenti.

Per molti anni l'Ilva ha disatteso le norme ambientali, causando gravi problemi per l'ambiente e la salute pubblica nel Tarantino. 

Dal 2013 la Commissione porta avanti nei confronti dell'Italia un procedimento d'infrazione per non aver provveduto a che l'azienda rispettasse la legislazione dell'Ue che stabilisce le norme ambientali per le emissioni industriali. In esito a un procedimento penale nazionale i massimi dirigenti dell'Ilva sono stati rinviati a giudizio per presunto disastro ambientale e hanno lasciato la direzione della società. Per poter proseguire l'attività industriale ammodernando nel contempo l'impianto per adeguarlo alle norme ambientali, da giugno 2013 l'Ilva è gestita in amministrazione straordinaria da commissari nominati dal governo.

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