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Giovedì, 28 Marzo 2024
CASO ILVA / Taranto

Morì di leucemia, moglie operaio denuncia Ilva

Nel giorno in cui il ministero dell'Ambiente concede l'Autorizzazione integrata ambientale allo stabilimento tarantino, la vedova di un dipendente morto di leucemia denuncia l'azienda per omicidio colposo.

Per trenta anni ha lavorato nell'Ilva di Taranto. Dal 1973 al 1989 per alcune ditte di appalto. Dal gennaio 1990 al 2003 come dipendente diretto. E mentre era alle dipendenze dell'Ilva fu colpito da leucemia acuta mieloide, patologia che gli è stata diagnosticata in seguito a una biopsia midollare eseguita presso il reparto di Ematologia dell'ospedale Santissima Annunziata, dove era stato ricoverato per la prima volta il 31 agosto 2000. 

Da lì cominciò il calvario: un infinito ciclo di chemioterapia che gli causò una grave immunodeficienza, causa di ripetute affezioni polmonari. Quindi fu sottoposto per due volte a trapianto di midollo. Ma non ci fu nulla da fare e la morte sopraggiunse l'1 settembre 2003.

Oggi, a nove anni di distanza, la moglie di questo ex operaio - di cui non faremo il nome per ovvi motivi - ha presentato una denuncia penale contro i rappresentanti legali dell'azienda siderurgica.

IL REATO. L'ipotesi di reato è omicidio colposo con la richiesta alla Procura di verificare l'opportunità di contestare anche il reato di omicidio volontario con dolo eventuale. Nella querela, depositata dall'avv. Giuseppe Lecce, che ha già avviato una class action contro il Siderurgico, si fa rilevare che, a seguito di istanza inoltrata nel 2001 alla sede Inail di Taranto affinchè la patologia di cui soffriva l'operaio fosse riconosciuta quale malattia professionale, il consulente tecnico d'ufficio accertò ''il nesso di causalità sussistente tra la patologia e l'esposizione ad agenti inquinanti e sostanze ad azione cancerogena, fra le quali il benzene''. 

E' questo solo l'ultimo caso - doloroso - che riguarda l'Ilva, lo stabilimento 'dei veleni', ancora sotto sequestro giudiziario per 'disastro ambientale'. Ed è solo l'ultimo caso di una popolazione, quella tarantina, che chiede "giustizia, lavoro e salute".

AIA CONCESSA ALL'ILVA. Tutto questo proprio nel giorno in cui il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, ha rilasciato l'Autorizzazione integrata ambientale per lo stabilimento sulla base di quanto richiesto il 5 marzo 2012 dal Presidente della Regione Puglia.

La nuova autorizzazione, di fatto, "aggiorna la precedente Aia rilasciata il 4 agosto 2011 in merito alle prescrizioni relative alle aree a caldo, ed alle aree di stoccaggio e movimentazione, dello stabilimento, con particolare riferimento alle emissioni di polveri e di benzo(a)pirene, sia convogliate che diffuse, nonchè alle altre emissioni inquinanti quali diossine e furani". 

"Con successivi provvedimenti - precisa Palazzo Chigi - si procederà a disciplinare: entro il 31 gennaio 2013, le discariche interne, gestione dei materiali, sottoprodotti e rifiuti inclusi, gestione delle acque e delle acque di scarico ed entro il 31 maggio 2013, le restanti aree ed attività dello stabilimento non considerate, nonchè il sistema di gestione ambientale e la gestione energetica". 

"L'Autorizzazione si inserisce nel contesto delle iniziative previste dal Protocollo d'intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, sottoscritto il 26 luglio dai ministri dell'Ambiente, delle infrastrutture e dei trasporti, dello sviluppo economico, della coesione territoriale, dalla Regione Puglia, dalla Provincia e dal Comune di Taranto, dal commissario del porto di Taranto".

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