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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Renzi all'esame di tedesco: il futuro dell'Italia passa dalla Merkel

Matteo Renzi è a Berlino per incontrare la cancelliera tedesca. Il premier esporrà alla Merkel le sue idee per riformare il lavoro e l'Europa. Si cerca l'ok per una linea meno rigida sulle politiche economiche

ROMA - Si erano incontrati nel luglio scorso, quando Renzi era "soltanto" il sindaco di Firenze. Si incontreranno di nuovo oggi, con il segretario Pd che nel frattempo è diventato il presidente del Consiglio italiano. Dopo Francois Hollande, il premier Matteo Renzi ha raggiunto Berlino per incontrare la cancelliera Angela Merkel. Al grido di "L'Italia non è un alunno somaro da mettere dietro la lavagna", il presidente del Consiglio esporrà all'alleato tedesco le sue riforme, prima fra tutte quella del lavoro, attraverso la quale abbattere la disoccupazione giovanile.

L'obiettivo del vertice a Berlino - al quale Renzi si presenta con sei ministri del suo governo e una delegazione di imprenditori - è conoscersi, prendere le misure e provare a strappare magari qualche "via libera" della cancelliera tedesca. Questa volta, però, dopo quella chiacchierata privata e informale voluta nel luglio scorso dalla Merkel, l'incontro tra i due sarà squisitamente politico. 

Con le elezioni europee alle porte, il premier presenterà alla collega teutonica la sua idea di Europa. Un'Unione "svecchiata" e più vicina ai cittadini per riuscire a combattere alla pari con i venti di populismo che soffiano al momento su Bruxelles. 

Nell'incontro, però, non mancheranno le spine. Il confronto più tecnico, quello sulle cifre e sulle differenti situazioni economiche, sarà lasciato a due pezzi da novanta come Pier Carlo Padoan e Wolfang Schaeuble. 

Il titolare di via XX Settembre dovrà spiegare nel dettaglio la proposta di Renzi e convincere il pari ruolo tedesco della bontà delle idee del segretario Pd. Il premier vorrebbe infatti l'ok della Cancelleria e di conseguenza dell'Europa a una linea meno rigida di politica economica, utilizzando magari quello 0,3-0,4% di margine nel rapporto deficit-Pil, mantenendo il vincolo del 3% ribadito da Hollande, per la politica fiscale o per i pagamenti alla Pubblica amministrazione. Il futuro dell'Italia, insomma, passa da Berlino. Come sempre. 

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