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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

La politica "appesa" alla Corte Costituzionale: i partiti in attesa dei giudici

La sentenza sul referendum della Cgil sul Jobs Act, il nodo della legge elettorale con la riscrittura dell'Italicum e il suo premio di maggioranza monstre: l'inutile bla bla del dibattito che aspetta la Suprema Corte

A Marzo la celebrazione della firma dei Trattati di Roma, a maggio il G7 a Taormina, poi le elezioni politiche anticipate prima del naturale scioglimento della legislatura previsto per febbraio 2018. Ma il Parlamento riapre solo dopo l'epifania con un'agenda di tutto riposo: un mese di stand-by in attesa di martedì 24, la fatidica data in cui la Consulta darà il verdetto sull'Italicum.

Le Camere sono convocate l'11 gennaio, per eleggere un nuovo giudice della Corte costituzionale in sostituzione del giurista Giuseppe Frigo, che a novembre si è dimesso per motivi di salute. Dal parere dei giudici costituzionali (bocciatura senza appello, oppure solo parziale, o un meno probabile via libera alla nuova legge elettorale valida solo per la Camera) dipendono le prossime mosse dei partiti e anche il destino della legislatura, con Renzi che preme per votare a giugno.

Il responso della Consulta, la cui prima udienza si terrà il 24 gennaio, sul tema della legge elettorale. Già prima. Consulta che, invece, l'11 gennaio esaminerà i quesiti avanzati dalla Cgil per un referendum popolare sul Jobs Act che potrebbe tenersi a giugno mese in cui - e in ogni caso - andranno a votare più di mille comuni italiani e mese in cui potrebbero tenersi le elezioni politiche anticipate.

I NODI DELL'ITALICUM AL VAGLIO DELLA CONSULTA. La Corte Costituzionale il prossimo 24 gennaio si esprimerà anche sulla legittimità del premio di maggioranza assegnato dall'Italicum al primo turno alla lista che abbia ottenuto almeno il 40% dei voti. Lo ha reso noto la Consulta in una nota in cui si informa che il presidente Paolo Grossi ha acquisito altre due ordinanze contro la legge elettorale targata Renzi: quella del tribunale di Genova e quella del tribunale di Trieste. Si vanno ad aggiungere ai ricorsi accolti dai tribunali di Messina, Torino e Perugia che hanno posto sotto la lente della Consulta il premio assegnato col ballottaggio, i capilista bloccati, il divieto di alleanze tra primo e secondo turno, le candidature multiple.

Il bla bla della politica si ferma quindi alla porta della Corte Costituzionale: dal giudizio degli ermellini dipenderà il congresso ordinario del Pd, teoricamente previsto a fine 2017, le possibili primarie del centrodestra, la nascita di un nuovo soggetto politico a sinistra e la conferma del Movimento 5 Stelle come principale partito della terza repubblica.

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