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Venerdì, 19 Aprile 2024
CASO KAZAKO / Italia

Kazaki al Viminale per il blitz

Le ricostruzioni del Corriere della Sera e di Repubblica

"Il gabinetto del ministro dell'Interno seguì ogni fase dell'operazione kazaka. Tanto che la seconda irruzione del 29 maggio scorso nella villetta di Casal Palocco, dove si riteneva fosse nascosto Mukhtar Ablyazov, fu decisa nell'ufficio del prefetto Giuseppe Procaccini. E ordinata ai poliziotti direttamente dall'ambasciatore Andrian Yelemessov". A rivelare questi particolari, scrive Il Corriere della Sera, è il responsabile della segreteria del capo della polizia Alessandro Valeri che ricostruisce le fasi delle due riunioni convocate al Viminale con i diplomatici. E la conferma arriva dal prefetto Gaetano Chiusolo, il capo della Direzione Centrale Anticrimine, che ricevette sul suo cellulare le disposizioni del diplomatico.
I loro verbali, così come quelli di tutti gli altri funzionari coinvolti, sono stati consegnati al Parlamento in vista della votazione sulla mozione di sfiducia contro Angelino Alfano prevista per oggi al Senato, scrive il Corriere. I kazaki, secondo la ricostruzione del Corriere della Sera e della Repubblica, erano presenti al Viminale anche nella giornata del 29 maggio.

Valeri, ricorda il Corriere, racconta di essere stato chiamato il 28 sera "dal prefetto Procaccini" per andare "nel suo ufficio per comunicazioni urgenti". Nel suo ufficio c'era l'ambasciatore Yelemessov e un consigliere della stessa ambasciata, che avevano segnalato la presenza in Italia di un pericoloso latitante.
L'ambasciatore, ricostruisce il Corriere riferendo quanto rappresentato da Valeri, precisò che il latitante era armato, accompagnato da uomini armati e con collegamenti con il terrorismo internazionale. E riferì che "quella mattina aveva parlato della cosa con il dirigente della Squadra mobile Renato Cortese, a cui aveva fornito gli stessi elementi informativi, con precisa indicazione della villa ove il latitante si nascondeva", prosegue il Corriere.

IL CASO SHALABAYEVA E IL PETROLIO KAZAKO

Anche Repubblica riferisce di una seconda visita dei kazaki al Viminale il giorno dopo, il 29 maggio. "La mattina del 29 maggio, nelle ore successive al blitz di Casal Palocco, l'ambasciatore kazako, dopo averlo fatto la sera del 28, tornò ad accamparsi al Viminale nell'ufficio di Giuseppe Procaccini, capo di gabinetto del ministro, da cui pretese e ottenne una seconda perquisizione nella villa con l'impiego di un sofisticatissimo apparato geotermico per l'individuazione di cunicoli sotterranei in cui il 'pericoloso latitante' avrebbe potuto nascondersi".

Scatta così la seconda irruzione, ma di Ablyazov non c'è alcuna traccia. Nella villetta ci sono sua moglie e sua figlia. La signora viene prelevata, subisce la procedura di espulsione, poi arriva la decisione di rimpatriarla. Quando viene trasferita all'aeroporto di Ciampino, ricostruisce il Corriere della Sera, "ci sono con lei numerosi agenti dell'immigrazione e della questura. L'unica donna è l'assistente capo Laura Scipioni che nel verbale ricostruisce quanto accadde nello scalo e tra l'altro afferma: la signora "mi disse che suo marito era stato in prigione e molti loro amici erano stati uccisi dagli uomini del presidente".

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