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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Lavitola interrogato dai pm napoletani

L'ex direttore dell'Avanti sentito a Napoli nell'ambito dell'inchiesta Finmeccanica. Operazioni con il governo di Panama quando Lavitola era consulente della holding

NAPOLI - Valter Lavitola, nel carcere di Poggioreale dove è rinchiuso dal giorno del suo rientro in Italia, ha risposto per ore alle domande dei pm. Domande che non erano tanto concentrate questa volta sui reati contestati, ovvero i finanziamenti per l'editoria e il caso degli appalti a Panama. Un interrogatorio fiume che potrebbe aggiungere un nuovo tassello al mosaico dell'inchiesta sulle presunte tangenti Finmeccanica.

Era stato lo stesso Lavitola nei giorni scorsi, durante le sette ore dell'interrogatorio di garanzia davanti al gip, a manifestare la propria disponibilità a riferire anche su altri argomenti oggetto dell'interesse della procura di Napoli e tra questi, in particolare, le vicende che riguardano la holding. Per questo motivo i pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock hanno fissato l'interrogatorio investigativo, che potrebbe essere il primo di una serie di appuntamenti.

Sulle dichiarazioni di Lavitola non trapelano indiscrezioni e non è possibile, allo stato, affermare se il direttore dell'Avanti - coinvolto, tra l'altro, nel giro di affari per la vendita di elicotteri a Panama - abbia semplicemente fornito chiarimenti o se stia collaborando con gli inquirenti che tentando di accertare il presunto sistema di pagamenti di tangenti, sia a governanti esteri sia a politici italiani. Sta di fatto che l'interrogatorio di Lavitola avviene in una fase cruciale dell'indagine che ha portato al coinvolgimento della Lega Nord e all'iscrizione nel registro degli indagati del presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi.

Gli inquirenti devono esaminare ancora i documenti sequestrati - nel corso di una rogatoria con la procura federale di Lucani - nell'abitazione e nelle sedi delle società che fanno riferimento a Guido Ralph Haschke, l'intermediario italo-svizzero che riveste un ruolo centrale nell'indagine. È a lui, secondo le rivelazioni ai pm napoletani dell'ex responsabile delle relazioni esterne Finmeccanica, Lorenzo Borgogni, che furono corrisposti 51 milioni di euro per la sua mediazione nella vendita al governo indiano di 12 elicotteri Agusta Westland, una cospicua parte dei quali, forse 10 milioni - sempre secondo l'ex dirigente della holding - sarebbero finiti a politici e "alla Lega in particolare".

Per verificare questa ipotesi i pubblici ministeri e i carabinieri del Noe di Roma dovranno identificare il fantomatico Christian Mitchell: sarebbe il secondo intermediario che materialmente, in base alle dichiarazioni di Borgogni, avrebbe versato la tangente. Per il momento i magistrati non sono ancora sicuri sia quello il nome autentico della persona chiamata in causa e ritengono che possa trattarsi di un tentativo di coprire la vera identità. Intanto il ministro indiano della Difesa A.K. Antony si sta interessando al caso delle presunte irregolarità nella commessa per 12 elicotteri. Secondo un comunicato stampa reso noto ieri, il dicastero ha ordinato all'ambasciata indiana a Roma di compilare "un rapporto aggiornato" in seguito a notizie di stampa relative allo scandalo. Le quotazioni di Finmeccanica, all'indomani della notizia dell'a.d. indagato, non sembrano risentire degli sviluppi dell'inchiesta: il titolo è infatti rimbalzato con un guadagno del 7,43 per cento. (fonte Ansa)

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