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Venerdì, 19 Aprile 2024
ECONOMIA

Crisi, c'era una volta il posto fisso

Indagine di Unioncamere e Ministero del Lavoro sul terzo trimestre 2012: meno di due assunzioni su dieci saranno a tempo indeterminato. E Bankitalia lancia l'allarme: ferme al palo le retribuzioni medie dei lavoratori dipendenti

L'Italia non è un paese per lavoratori, soprattutto se dipendenti. E il posto fisso rimane soltanto un sogno proibito. La relazione annuale di Bankitalia certifica una situazione tutt'altro che rosea. Un dato su tutti? Le retribuzioni medie reali nette dei dipendenti, aumentate solo di 29 euro tra il 2000 e il 2010, passando da 1.410 a 1.439 euro (+2%). In pratica, le buste paga sono ferme al palo, a fronte dell'aumento del costo della vita e della tassazione crescente. Risultati su cui pesano, ovviamente, la crisi economica e gli interventi che hanno toccato in particolare gli statali.

DIFFERENZE NORD-SUD - Dai dati raccolti dalle tabelle di Bankitalia emerge inoltre che il gap tra Centro-nord e Sud-isole si fa sempre più evidente. L'incremento in busta paga è stato del 2,5% contro lo 0,7%. In termini reali al Centro-nord si è passati da 1.466 euro del 2000 a 1.503 euro del 2010, con un aumento di 64 euro; mentre nel Mezzogiorno le retribuzioni passano da 1.267 euro a 1.276 euro, con una crescita di soli 9 euro. Rispetto alla media nazionale le retribuzioni si attestano a un +4% per i lavoratori del Centro-nord e -10,1% per quelli di Sud e isole, mentre 10 anni dopo di arriva a +4,4% e -11,3%.

RETRIBUZIONI MEDIE IN ITALIA E DIFFERENZE UOMINI-DONNE - Secondo le rilevazioni condotte con cadenza biennale, emerge che nel 2006 le retribuzioni medie arrivavano a 1.489 euro, due anni dopo (con l'inizio della crisi) erano scese a 1.442 euro, e nel 2010 la situazione era ulteriormente peggiorata, arrivando a 1.439 euro. La riduzione in termini reali, in quattro anni, è stata di 50 euro (-3,3%). In generale la crisi ha influito sulle buste paga di tutti i lavoratori dello stivale: nel Centro-nord del paese la riduzione è stata di 46 euro (-2,9%), mentre nel Sud e isole il taglio è stato di 56 euro (-4,2%). In termini di retribuzioni, le differenze restano notevoli anche tra i due sessi, con gli uomini che sono passati da 1.539 euro a 1.586 euro (+47 euro), e le donne, che partivano da 1.220 euro e sono arrivate e 1.253 euro (+35 euro). Tra il 2008 e il 2010 le retribuzioni reali mensili pro capite dei lavoratori a tempo pieno, al netto di imposte e contributi sociali, spiega Bankitalia, sono cresciute dello 0,8% (2% per le donne). Nello stesso periodo la quota dei lavoratori a bassa retribuzione è salita di tre decimi di punto percentuale, al 9,4%. Palazzo Koch spiega che, proprio a causa dell'espansione del part-time, le retribuzioni nette medie per il totale dei lavoratori dipendenti sono diminuite dello 0,2%, riflettendo esclusivamente il calo del Mezzogiorno.

CONTRATTO A TEMPO INDETERMINATO: UN MIRAGGIO - Come detto, in Italia ormai meno di due assunzioni su dieci sono a tempo indeterminato. E' quanto emerge dall'Indagine Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro sul terzo trimestre del 2012. Nel periodo luglio-settembre le assunzioni stabili previste sono appena il 19,8% su un totale di quasi 159mila. Le stime del terzo trimestre confermano in qualche misura il dato dei tre mesi precedenti, mentre nei quattro trimestri precedenti la quota era compresa fra il 27% e il 34%. Il calo dei posti fissi messi a disposizione dalle imprese è stato quindi forte e brusco. Basti pensare che nello stesso periodo dello scorso anno le assunzioni previste a tempo indeterminato rappresentavano il 28,3%.

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