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Venerdì, 19 Aprile 2024
Lega Nord / Milano

Lega, espulsi Mauro e Belsito. Salvato Bossi jr

Il consiglio federale caccia l'ex tesoriere e la "Nera", che commenta: "Vince il rancore sulla verità". Il Senatur si è astenuto

Il consiglio federale della Lega ha deciso all'unanimità l'espulsione dal partito di Rosy Mauro e dell'ex tesoriere Francesco Belsito. E' stato inoltre deciso di fissare al 29 e 30 giugno la data per il congresso federale in cui verrà eletto il nuovo segretario. 

Sul fronte delle indagini, intanto, con un ordine di esibizione al neo tesoriere della Lega Nord Stefano Stefani, i pm di Milano hanno chiesto la consegna di tutti gli atti relativi ai conti bancari, al patrimonio immobiliare e mobiliare del movimento politico, oltre ai bilanci dal 2008 al 2011. I pm, nello stesso ordine di esibizione, hanno chiesto al neotesoriere di impegnarsi a soddisfare di volta in volta le esigenze che dovessero eventualmente emergere dei consulenti della procura. La consegna riguarda anche conti e immobili nella disponibilità di fiduciari del movimento politico.

ROSI ESPULSA, MA NON SI DIMETTE - Rosi Mauro non molla, punta i piedi e decide di non rassegnare le dimissioni da vicepresidente del Senato. In tanti, in questi giorni, hanno tentato di convincerla. Ma lei ha resistito e non ha deposto le armi, anche davanti all'espulsione del partito minacciata da Roberto Maroni dal palco di Bergamo e poi di fatto arrivata nel Consiglio federale di ieri. Non solo, l'ex ministro dell'Interno incassa anche l'anticipazione del congresso federale, fissato per il 29 e 30 giugno. L'esito del vertice fa esplodere di gioia i maroniani che 'intasano' di messaggi in pochi minuti la pagina facebook di Bobo.

VIA ANCHE BELSITO, IL TROTA GRAZIATO - Stessa sorte di Mauro per il tesoriere dalla finanza creativa, Francesco Belsito, messo alla porta per aver trascinato il partito in una bufera giudiziaria e mediatica senza precedenti. Graziato invece Renzo Bossi: le dimissioni dal Pirellone gli consentiranno, probabilmente, di evitare persino la sospensione dal movimento. Ma oggi i riflettori erano tutti puntati su di lei: la 'pasionaria' del Carroccio. Arriva a sorpresa in via Bellerio, accompagnata dal fedele Pierangelo Moscagiuro comunque al suo fianco nonostante "le nefandezze su noi due", come le aveva bollate la stessa Mauro nei giorni scorsi. La 'nera' si difende con le unghie e con i denti, e ribadisce il suo no alla richiesta di dimissioni da vicepresidente del Senato riavanzata da "Umberto Bossi, dai triumviri e da tutti i componenti del Consiglio federale", come recita un comunicato dello Stato maggiore dei 'lumbard'. Il Senatur, però, quando arriva il momento di votare la sua espulsione abbandona la sala dove è riunito il massimo organo decisionale del Carroccio, al suo fianco Marco Reguzzoni.

ROSI MAURO: "HA PREVALSO IL RANCORE" - I trascorsi e i legami personali con il Senatùr, che fecero guadagnare a Rosi l'appellativo di 'badante', inducono Bossi a non prendere parte alle votazioni, che vedono la vicepresidente del Senato soccombere a un voto unanime. Subito dopo, Mauro incontrerà il Capo nella sua stanza, tra i due un lungo colloquio. "Il rancore ha prevalso sulla verità - dirà poi, abbandonando la sede di via Bellerio probabilmente per l'ultima volta - La mia epurazione politica era una sentenza già scritta". "Se qualcuno - ha aggiunto poi, riservando una stilettata al nemico di sempre, Bobo Maroni - è arrivato al punto di minacciare le dimissioni se non si fossero presi provvedimenti contro di me, vuol dire che la presunta unanimità è stata imposta con un ricatto politico. Non ho voluto fare retromarcia per un semplice motivo: non vedo chiarezza in tutta questa storia". Con l'espulsione della 'pasionaria' tramonta dunque la Lega del 'cerchio magico', accusato di aver isolato il Capo, per molti una "colpa imperdonabile". E mentre sui siti e negli schermi tv rimbalza la tragedia della 'zarina', sulla pagina Facebook di Roberto Maroni vanno in onda i festeggiamenti per "l'inizio delle pulizie", anche se in tanti lamentano il fatto che Renzo Bossi, almeno per ora, l'abbia fatta franca.

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