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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Rai, addio stipendi d'oro: il Senato approva il tetto a 240 mila euro l'anno

Sì unanime al disegno di legge sull'editoria che fissa un tetto massimo per gli stipendi di amministratori, dipendenti e consulenti della televisione pubblica, lo stesso previsto per gli amministratori pubblici

ROMA - Il Senato ha approvato l'emendamento, presentato dal relatore Roberto Cociancich (Pd), che chiedeva di stabilire per tutto il personale e i consulenti Rai, nessuno escluso, un tetto massimo di retribuzioni di 240mila euro (come per il resto della pubblica amministrazione). Il limite si applica agli amministratori, al personale dipendente e ai consulenti della tv pubblica. L'emendamento rientra all'interno del ddl sull'editoria, già approvato dalla Camera, su cui il Senato era chiamato a votare.

La riforma dell'editoria prevede il riordino del finanziamento pubblico con l'istituzione di un "Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione" che sarà ripartito con un decreto del Presidente del consiglio. Le risorse arriveranno: da un contributo di solidarietà dello 0,1% a carico dei redditi del mondo della raccolta pubblicitaria; dalle diverse forme di sostegno all'editoria quotidiana e periodica anche digitale; da quelle del Fondo straordinario e quelle destinate a radio e tv locali; ma anche una quota delle eventuali maggiori entrate del canone Rai che da quest'anno si pagherà in bolletta.

La delega contiene una stretta sui requisiti per poter accedere ai contributi diretti. Le nuove disposizioni per il riordino dei contributi alle imprese editrici non potrà "comunque superare il 50% dell'ammontare complessivo dei proventi dell'impresa editrice al netto del contributo medesimo". Dai contributi dovranno essere esclusi gli organi di informazione di partiti, movimenti politici e sindacali, periodici specialistici a carattere tecnico, aziendale, professionale o scientifico. Nulla anche per "tutte le imprese editrici di quotidiani e periodici facenti capo a gruppi editoriali quotati o partecipati da società quotate in Borsa".

Tra le misure contenute nel ddl anche disposizioni sul lavoro e le pensioni dei giornalisti, sull'Ordine dei giornalisti e sulle edicole e le nuove regole per la vendita dei giornali. Sarà il governo a riempire nel dettaglio di contenuti i decreti delegati che dovranno attuare la delega.

Queste sono le principali novità introdotte a Palazzo Madama.

ARRIVA TETTO 240MILA EURO STIPENDI RAI. Votato all'unanimità l'emendamento che introduce un tetto di 240mila euro per gli stipendi degli amministratori, dipendenti e consulenti della tv pubblica. Dalla misura sono però escluse le "consulenze specifiche" per quelle professioni regolate da tariffe.

OK AL TETTO STIPENDI GIORNALISTI. Arriva la previsione di un tetto allo stipendio dei giornalisti, "collaboratori e amministratori" delle testate che otterranno i contributi pubblici. La decisione su quanto e in quanto tempo dovranno essere ridotti i compensi è però stata rinviata.

DIECI ANNI PER CONCESSIONE SERVIZIO PUBBLICO RADIO-TV. La concessione del servizio pubblico durerà dieci anni. Si certifica inoltre che ci dovrà sempre essere la "consultazione pubblica sugli obblighi di servizio" in occasione del rinnovo della concessione, così come è avvenuto già la primavera scorsa. Sarà un decreto del Presidente del consiglio dei ministri ad affidare la concessione e ad approvare l'annesso schema di convenzione, decreto da "adottare previa deliberazione del consiglio dei ministri su proposta del ministro dello sviluppo economico, di concerto con il ministero dell'Economia". Prevista una proroga di 90 giorni per la concessione attuale.

TORNA DISTINZIONE TESTATE LOCALI-NAZIONALI. Cambia la norma della riforma che prevedeva che i contributi pubblici dovessero essere calcolati superando la distinzione tra testata nazionale e locale e che graduava il contributo in considerazione del numero di copie vendute che dovevano essere per tutte le testate almeno il 30% di quelle distribuite: con un emendamento approvato in Senato il rapporto venduto-distribuito rimane al 30% per le testate locali mentre per quelle nazionali dovrà essere almeno del 20%.

FONDO ANCHE PER RADIO-TV LOCALI. Le misure per il "sostegno agli investimenti" alle imprese editrici dovranno includere anche le Radio e le Tv locali. Anche a loro andranno gli incentivi fiscali per gli investimenti pubblicitari incrementali, già previsti nel testo da quotidiani e periodici. 

IN ARRIVO REGOLE PER QUOTIDIANI ON LINE. Dovranno essere regolarmente registrati presso una cancelleria di tribunale; il direttore responsabile iscritto all'Ordine dei Giornalisti, nell'elenco dei pubblicisti ovvero dei professionisti; dovranno pubblicare prevalentemente on line; produrre principalmente informazione ed essere aggiornati quotidianamente. Soprattutto, dovranno offrire "materiale informativo originale" e non configurarsi "come aggregatore di notizie ovvero ripubblicando totalmente o in prevalenza, in maniera automatica o manuale, i contenuti di altri siti, siano essi a loro volta quotidiani o meno".

NUOVE REGOLE CONTRIBUTO PER SPESE TELEFONO E INTERNET. Sarà un regolamento, su proposta del presidente del Consiglio, di concerto con i ministri dell'Economia e dello Sviluppo economico, a stabilire chi e con quali requisiti potrà ottenere un contributo per il sostegno delle spese sostenute per l'utilizzo di servizi di telefonia e internet.

ORDINE NAZIONALE GIORNALISTI, COMPONENTI RIDOTTI A 60. Nel testo originario della riforma approvata nel primo passaggio alla Camera il taglio era ancora più incisivo perché prevedeva la riduzione a 36 membri. Due terzi dovranno essere giornalisti professionisti e un terzo pubblicisti.

SALE DAL 30 AL 50% PRIMA RATA CONTRIBUTI DIRETTI. Ai beneficiari il contributo sarà erogato in due rate annuali e la prima rata, versata entro il 30 maggio, ammonterà al 50% di quanto dovuto. Nel testo della Camera l'anticipo si fermava al 30%.
 

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