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Giovedì, 25 Aprile 2024
Legge di stabilità

Legge di stabilità, una manovra che "distrugge" il Pdl

Alfano: la manovra non "mette le mani nelle tasche degli italiani". Gli replica Bondi: "Di questa stabilità l'Italia può morire". Traduzione: ci sono già due partiti

Gli effetti della fiducia a Letta, e quindi dello scontro Alfano - Berlusconi, con i falchi messi all’angolo dalle colombe, si vedono dove conta: nell’ipotesi di una frattura netta in casa Pdl e nel dibattito aspro per quel che riguarda la legge di stabilità. Sempre in casa Pdl. Da una parte il vicepremier, attuale segretario del Pdl, Alfano appunto; dall’altra il coordinatore del partito, Sandro Bondi. C’eravamo tanto amati. C’eravamo…

Ieri Alfano, dopo che il Cdm ha licenziato la manovra, ha dichiarato raggiante: quella che era la finanziaria non “mette le mani nelle tasche degli italiani. Anzi, per la prima volta dopo molti anni, la pressione fiscale sui cittadini, famiglie e imprese diminuirà, passando nel prossimo triennio dal 44,3% del 2014 al 43,3% del 2016. Il Pdl si è dunque confermato ‘sentinella anti-tasse’”. Analisi che Bondi ha rispedito al mittente, stroncando l’ottimismo del ‘suo’ (suo?) vicepremier: “Di questa stabilità l’Italia può morire. Si tratta di, infatti, di un provvedimento che non aiuta l’economia a crescere e che prevede un aumento consistente delle tasse per ora abilmente camuffate. Tutto questo non tarderà a venire alla luce”.

Un po’ come dire: le colombe sono al governo, i falchi all’opposizione. E pensare che invece sono entrambi nello stesso partito. Una volta, giusto ad agosto, c’era un progetto: il ritorno a Forza Italia. Oggi il Pdl è una cosa, Forza Italia è un’altra. Per questo lo schema Alfano-Bondi, colombe-falchi, si è ripetuto nelle reazioni.

Il presidente della Commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, ex ministro dell’ultimo esecutivo Berlusconi, che il giorno della fiducia ci mise la faccia (e la firma), ha giudicato positivamente la manovra a patto che siano apportate alcune correzioni: “Debole appare in particolare l'impulso ai consumi interni come alla maggiore produttività del lavoro. Il mercato del lavoro continua a non essere oggetto di quella forte correzione regolatoria che è auspicata da tutti gli organismi sovranazionali”. Mara Carfagnia, invece, sta con Bondi (e con il Cav): “I titoli  sarebbero anche giusti e condivisibili, ma è il quantum che è assolutamente inadeguato. Serviva uno shock profondo attraverso un’aggressione più significativa della spesa pubblica. Questo non c’è stato e quanto fatto è insufficiente”. In definitiva i provvedimenti del governo non sono “adeguate ad affrontare la situazione economica, che è ancora grave, né a favorire il rilancio dei consumi”.

PD – E dall’altra parte dello steccato, o meglio, delle larghe intese? Il tono è quello della soddisfazione. La stessa di sempre quando il presidente del consiglio è ‘di casa’. Sì perché nell’attesa che dica qualcosa Renzi, e magari tiri una sassata al governa su crescita o patto di stabilità 2013, il virgolettato ufficiale spetta al segretario, Guglielmo Epifani. “Si ridistribuiscono risorse alle famiglie e alle imprese”, ha sottolineato. Ed ha aggiunto, un pelo più polemico: “Non mi nascondo dietro un dito: pur prevedendo riduzioni fiscali e di tasse sul lavoro, le risorse che si mettono a disposizione nella legge di stabilità non sono quelle che si speravano”. Chiaro scuro, un po’ per ruolo, un po’ perché il Congresso si avvicina ed Epifani pare più amico di Renzi che di Letta. Questione di sfumature. Una carezza e uno schiaffo. Non troppo forte, intendiamoci: la manovra, ha aggiunto poco dopo, “va fortemente sostenuta”. Come il governo che “regge, perché la legge di stabilità è stata approvata all’unanimità”.

SINDACATI – Il Pdl si spacca, dal pd arrivano applausi convinti e tiepidi. Il No più deciso, tuttavia, arriva dal sindacato: “Manca un chiaro segnale di equità e chiare indicazioni in direzione di ridistribuzione del reddito”, ha sottolineato il segretario della Cgil Susanna Camusso. E ancora, preannunciando venti di piazza: “Cambiare la legge di stabilità è la nostra priorità”, per farlo “utilizzeremo tutte le forme utili”. Sulla stessa linea d’onda la Uil pronta allo sciopero per quel che riguardano le misure previste per il pubblico impiego: il blocco dei contratti come quello del turn over, il taglio degli straordinari, le misure sulla liquidazione. “Il governo – ha detto il segretario Angeletti – aveva detto basta ai tagli lineari, annunciando: d’ora in poi solo operazioni chirurgiche sulla pubblica amministrazione per decidere dove investire e dove tagliare. Cosa c’è invece di più lineare di bloccare la contrattazione? Colpisce tutti i lavoratori dipendenti, qualsiasi lavoro facciano, qualunque importanza abbia il loro lavoro per la vita dei cittadini. Adesso basta, siamo certamente pronti” a proteste “molto forti”. Compreso lo sciopero? “Certamente”. Più cauto Raffaele Bonanni, segretario della Cisl: “Ci sono dei segnali positivi sul piano della riduzione delle tasse per i lavoratori e le imprese dopo tanti anni in cui le tasse sono state aumentate”.

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