Mafia a Roma, Alfano contro Marino: "Sottovalutò le infiltrazioni"
La relazione sul "caso Roma" potrebbe arrivare al premier Renzi già nei prossimi giorni. Il Viminale esclude lo scioglimento per mafia, ma accusa il sindaco Marino di aver sottovalutato l'organizzazione criminale
ROMA - Sono due le notizie che emergono dalla relazione del Viminale dopo le vicende di "Mafia capitale". La prima, come ricostruisce Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, è che il Comune di Roma non sarà sciolto per mafia. Ciononostante, il ministro Angelino Alfano - dopo aver letto il rapporto del prefetto Franco Gabrielli - non risparmia accuse durissime al sindaco Marino: "Sottovalutò le infiltrazioni criminali, pur non essendo coinvolto, né controllò adeguatamente i meccanismi di appalti". Non ci sarà un commissariamento, dunque.
Nei prossimi giorni il rapporto arriverà sulla scrivania del premier Renzi. Il dossier del prefetto, pur evidenziando gravissimi episodi di corruzione dovuti alla banda di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, registra una discontinuità con la giunta di Gianni Alemanno. Nel rapporto si lascia aperta l'ipotesi di una "diversa valutazione", che toccherà al governo.
Emerge la necessità di non sottovalutare una "ragione di Stato" per non sciogliere il Comune. Ma, sempre secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, alla luce del prossimo Giubileo e della "pubblicità negativa" anche sui grandi giornali internazionali, un commissariamento del Comune avrebbe un effetto altamente negativo. "In alcuni casi Marino - si legge sul quotidiano - non si è reso conto di quanto stava accadendo all'interno del Campidoglio oppure ha sottovalutato il problema e le conseguenze sull'affidamento degli appalti e sulla gestione della macchina amministrativa". Sono proprio queste le accuse principali rivolte al primo cittadino.
