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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Pd, Emiliano: "Non rinuncio al mio sogno per l'arroganza di una persona"

Il governatore della Puglia infiamma la manifestazione della minoranza Pd. Ecco il piano: conferenza sul programma a maggio, congresso a settembre con un candidato unico. "Che paura ha Renzi che passi il tempo?". Ma solo venti giorni fa sosteneva l'esatto opposto: "Congresso subito o finisce a carte bollate"

"Io ero uno dei sostenitori di Matteo Renzi: scusatemi ma non ero l'unico. Eravamo convinti che una nuova generazione avrebbe aiutato il Pd e l’Italia ad uscire da una crisi profonda la cui responsabilità non è solo di Renzi". E' iniziato l'intervento del governatore della Puglia Michele Emiliano alla manifestazione della minoranza Pd.

In platea al teatro Vittoria siedono Massimo D'Alema, Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza, Enrico Rossi ed altri "dissidenti" Dem. Emiliano alza l'asticella dello scontro: "Enrico Rossi dice che questo sta diventando il partito di una persona - ha detto - È vero, e attorno al capezzale di questa persona si avvicendano nel tentativo di trovare una soluzione. Se la conferenza programmatica dovesse avere successo, Renzi si potrebbe convincere che è meglio se non lo fa più il segretario. Può anche essere. E può essere che si trovi un candidato unitario. Non è che i partiti serva a prendersi a calci sugli stinchi, a fare il calcio fiorentino". Il suo piano Emiliano lo aveva ribadito già in mattinata: a maggio si discute del programma, a settembre il Congresso. E se Renzi non si ricandida, tanto meglio. 

La manifestazione della minoranza Pd - ANSA

Gli esponenti della minoranza lo ripetono più volte: "Non vogliamo andare alla conta". Non adesso, almeno. L'obiettivo è arrivare a fine legislatura con Gentiloni ancora in sella. Emiliano lo dice chiaramente: "Che paura ha Renzi che passi il tempo?". "Un segretario di partito - osserva - non è una persona che ha paura del confronto e teme che chi ha idee diverse dalle sue possa avere consenso e che passi il tempo".

Tutto bene, se non fosse che solo venti giorni fa lo stesso Emiliano  aveva affermato l'esatto opposto: "Lui non può fare degli italiani e del partito quello che gli pare - si legge in un lancio d'agenzia datato 29 gennaio - Se non convoca il congresso si può perfino arrivare alle carte bollate, quindi prima cominciamo meglio è. Poi ci impegniamo, io per primo, a ricostruire le ragioni dello stare insieme". 

Poco male. Oggi Emiliano professa idee diverse, ma lo fa con la medesima convinzione: "Il Pd un grande sogno al quale non voglio rinunciare solo perché qualcuno con un po’ di prepotenza, di arroganza e scarsa conoscenza della storia di questo Paese, pensa di cancellare tutto questo schioccando le dita, perché non gli conviene", dice dal palco. 

Concetti ribaditi da Roberto Speranza, salito sul palco poco prima del governatore. "Se non c’è una presa di consapevolezza sarà normale un nuovo inizio – ha detto l'esponente dem – Se il congresso non è il tentativo di rimettere insieme un mondo ma è solo rivincita o plebiscito a me non interessa entrare. La nostra proposta è sensata, facciamo il Congresso nei tempi normali, si faccia una normale azione di governo, si porti il Paese al voto a scadenza nel 2018". 

Da Renzi, per ora, nessun commento. L'unica presa di posizione è del vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini e non lascia ben sperare: "Questa mattina toni e parole che nulla hanno anche fare con una comunità che si confronta e discute". Gli ultimatum, ha detto Guerini, "non sono ricevibili".

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