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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica / Roma

Marino contro tutti: "congelata" la Giunta

Il marziano resta in sella e congela la sua squadra di governo che ieri ha perso i primi pezzi 'filo Pd': chiesta la convocazione dell'Assemblea capitolina per la verifica in aula. Ora palla a Orfini e Renzi

ROMA - Se da un lato la maggioranza degli italiani sembra non approvare la decisione di Ignazio Marino di ritirare le sue dimissioni da sindaco di Roma, dall'altra il "marziano" prova a mettere il Pd all'angolo. Secondo un sondaggio Ixè, realizzato per Agorà (Raitre), il 57% degli italiani giudica sbagliata la scelta dell'ancora sindaco di Roma: solo il 23%, invece, appoggia la sua decisione, mentre il 20% non si è espresso. 

Per il sacrale rispetto che si deve alla stessa Assemblea ed alle sue prerogative, espressioni della sovrana volontà popolare, ritengo di dover sospendere - nelle more della convocazione richiesta - le riunioni dell'organo di governo capitolino, e di conseguenza di inibire momentaneamente gli effetti degli atti di conferimento delle deleghe assessorili, in attesa di verificare la sussistenza delle condizioni politico-amministrative che permettano la prosecuzione del mandato.

Così Marino, nella lettera con cui ieri ha ritirato le sue dimissioni, congela la Giunta e chiede la convocazione dell'Assemblea capitolina. Nei fatti, così, con una sola mossa, non solo stoppa il conto alla rovescia che avrebbe portato, il 2 novembre, alla nomina del Commissario prefettizio, fortemente voluto da Palazzo Chigi, ma mette nell'angolo il Pd. Costringe il partito, cioè, se vuole evitare il confronto politico in aula - come pretende il premier Matteo Renzi che di Marino non vuol sentir più nemmeno parlare - a far dimettere tutti e 19 i consiglieri eletti e a cercarne altri 6, anche tra le file dell'opposizione, che gli permettano di raggiungere la quota dei 25 necessari per far decadere sindaco e Giunta. 

Piazza divisa in Campidoglio: manifestazioni pro e contro il sindaco Marino @ INFOPHOTO

ORA IN AULA - Marino, invece, l'Aula la cerca: "ritengo non sia giusto eludere il dibattito pubblico, con un confronto chiaro per spiegare alla Città cosa sta accadendo e come vorremo andare avanti", spiega Marino nella stessa lettera. Il partito, però, gli ha ormai voltato le spalle. Quando è entrato nella seduta di Giunta di ieri sera, la prima dopo il ritiro delle dimissioni, già doveva scontare l'assenza per dimissioni depositate del vicesindaco Marco Causi, dell'assessore ai trasporti Stefano Esposito e di quella al turismo Luigina Di Liegro, tre delle quattro risorse d'eccezione su cui aveva puntato, con l'avallo di Matteo Orfini, per rilanciare il suo progetto per Roma dopo l'ultimo rimpasto. 

LE DELIBERE E LE DIMISSIONI - Dopo la seduta, in cui s'assicura l'approvazione di alcune delibere su veri cavalli di battaglia come la pedonalizzazione completa dei Fori nei giorni festivi e il superamento del residence per l'emergenza abitativa, perde altri pezzi eccellenti: l'assessore ai lavori Pubblici Maurizio Pucci, con cui era andato per cantieri giubilari fino a poche ore prima, Giovanna Marinelli, artefice di molti dei progetti culturali cui il sindaco teneva tanto, poi il quarto "rimpastato", Marco Rossi Doria, ma anche quell'Alfonso Sabella che aveva chiamato, da magistrato, ad affiancarlo nella dura battaglia per la trasparenza nella capitale. 

SQUADRA "MOZZATA" - Alla fine della riunione restano al proprio posto, oltre alla fedelissima, Alessandra Cattoi, l'assessore al Commercio, Marta Leonori, quella all'Ambiente, Estella Marino, l'assessore alla Trasformazione urbana, Giovanni Caudo e l'assessore ai Servizi sociali Francesca Danese. 

LA CONTA DEI CONSIGLIERI - Entro il primo pomeriggio di oggi, però, stando all'ultimatum di Palazzo Chigi, le 19 lettere di dimissioni dei consiglieri del Pd dovranno tutte essere contestualmente consegnate al segretariato generale del Campidoglio, o di persona o con delega autenticata da un pubblico ufficiale, insieme alle almeno altre 6 che vi si aggiungeranno. C'è chi giura che Renzi dovrà promettere o minacciare molto per convincerli tutti ad andarsene. Ma c'è anche chi dice che c'è la fila per far cadere Marino. Al momento è abbastanza certo che non si presteranno all'operazione i 4 consiglieri del gruppo di Sel e 4 su 5 della lista Marino, nella quale dovrebbe invece allinearsi al Pd la consigliera Svetlana Celli. Il M5S, che preferiva affrontare Marino in Aula discutendo una mozione di sfiducia, non sembra aderirà alle dimissioni di gruppo. Dal centro e da destra dovrebbero, invece, soccorrere la scelta Pd Alfio Marchini e Alessandro Onorato della Lista Marchini, Daniele Parrucci del Centro democratico, Roberto Cantiani del Pdl. Mino Dinoi, del gruppo misto, prima incluso tra i dimissionari, ha smentito secco via facebook. Gli altri nomi si scopriranno nel corso della giornata. 

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