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Giovedì, 28 Marzo 2024
Lega Nord

Lega sempre più in difficoltà. Maroni: "Io nuovo leader? Non è detto"

Le statistiche danno il partito ben sotto quota 7%. Mannhaimer: "Il Carroccio abbandonato da giovani e operai". Per recuperarli, l'ex ministro dell'Interno punta sulla "pulizia" e sulla "pancia" della gente leghista. Almeno fino al Congresso

E' una Lega Nord sempre più in difficoltà. A spiegarlo, sono chiaramente i dati. Se alle europee del 2009 il Carroccio aveva ottenuto una percentuale di voto superiore al 10%, a fine febbraio di quest'anno il dato era sceso al 9%. Quindi 8,8% di marzo, 7,9% del 4 aprile. E oggi, in pieno scandalo, eccoci a un misero 6,6%. Tutta colpa dell'inchiesta che ha travolto i vertici del Carroccio? Assolutamente no. Come si evince dalle statistiche, la Lega Nord era in costante flessione tra i consensi della 'gente del nord'. E' direttamente Renato Mannheimer, direttore dell'Istituto per gli studi sulla pubblica opinione (Ispo) a spiegare sul Corriere della Sera che ad abbandonare la Lega in questi mesi di scontro interno sono stati "gli elettori più giovani e gli operai".

Dove sono finiti i voti della Lega? - Per il sociologo, i voti persi dal Carroccio in particolare nell'ultima settimana "non sono andati agli altri partiti. La gran parte si è rifugiata, per ora, tra gli indecisi e i tentati dall'astensione". Da qui, il "Pulizia, pulizia, pulizia" di Roberto Maroni. Un tentativo estremo per riattirare consensi sul Carroccio. Ce la farà?

Maroni: "Controlleremo tutto" - Sempre sul Corriere della Sera, Roberto Maroni ci tiene però a mettere in chiaro una serie di questioni per quanto riguarda il futuro della Lega Nord. In primis ha spiegato i confini dell'inchiesta interna che il Carroccio sta portando avanti: a setacciare i conti sono in tre, "Stefano Stefani, il nuovo amministratore; Silvana Comaroli, l'amministratrice del gruppo parlamentare; e Roberto Simonetti, il presidente della provincia di Biella, con l'aiuto di una società esterna, la Price WaterHouse". Controlleranno tutto, assicura: "i conti correnti, gli assegni, la contabilità, le proprietà immobiliari, con l'impegno di concludere entro il 30 giugno, data del congresso federale. Anche perché ogni giorno ne spunta una nuova, adesso i lingotti d'oro, i diamanti... roba da film dell'orrore più che da partito politico".

"Io leader? Non è detto" - Ma è sulla futura leadership che Maroni pone dei punti interrogativi molto chiari: "A Bergamo ho lanciato il programma. Primo, fare pulizia, senza caccia alle streghe: io non sono Torquemada. Secondo, nuove regole: soldi alle sezioni, non in Africa. Terzo: meritocrazia. Quarto: largo ai giovani. Non mi considero anziano, ma certo faccio parte della prima stagione, nata con Bossi. La Lega del futuro, la Lega 2.0, ha bisogno di giovani. Per fortuna ne abbiamo: Zaia, Tosi, Cota, Giorgetti. Hanno la stoffa del leader? Non lo so. Valuteremo". Ergo, non è detto che sarà Maroni il nuovo segretario. "Di sicuro sarà un segretario davvero federale. Collegiale. Un primus inter pares. Che tenga insieme il partito. Se no frana tutto".


Sulla Lega del futuro - Quanto al Carroccio che sarà, Maroni spiega che l'indipendenza della Padania resterà sempre il nostro progetto. Ci si può arrivare con la rivoluzione o con l'accordo, come hanno fatto Repubblica Ceca e Slovacchia; ma la prospettiva non è affatto tramontata, anzi, il momento è propizio. Gli Stati-nazione non contano più nulla. Non governano né i confini, né la moneta, né la politica estera; ora, con il fiscal compact, non governeranno neppure più le finanze. E anche la burocrazia di Bruxelles è in crisi. Noi non siamo antieuropeisti, ma neoeuropeisti: dall'Europa a 27 Stati si deve passare all'Europa delle macroregioni. Una sarà la Padania".

Quindi… - Ecco che nello scenario sempre più confuso di via Bellerio, con le amministrative alle porte e un Congresso che rivoluzionerà gli assetti "padani", Maroni è costretto a non esporsi troppo. Il suo è il tentativo di provare a tenere insieme "pancia" e "testa" della Lega. Non rompere, oggi, i vecchi simboli, dall'ampolla del Po all'elmo con le corna, che sono il collante di una parte della base del partito. Quelli che Maroni ha chiamato più volte "Baluba". In fondo, con i Cota, i Tosi, i Zaia, i Giorgetti difficilmente convincerai quella parte della gente leghista che ha sempre visto in Umberto Bossi il proprio condottiero. A meno che non sia proprio Bossi a convincere la sua gente che Maroni è il miglior leader possibile per il futuro. Più che un'alleanza, però, quella tra il senatùr e Bobo sembra più un accordo per non far saltare il "banco verde"

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