rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

La notte più buia della Repubblica, Mattarella sotto assedio

M5s e Fratelli d'Italia evocano l'impeachment. Toni da guerra civile. Salvini: "L'Italia è un paese a democrazia limitata". Ma come funziona la "messa in stato di accusa"? Una gogna che si è verificata solo due volte ma mai portata avanti

Dopo il no a Paolo Savona, è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a finire sul banco degli imputati. Durissime le accuse che piovono da Lega, M5s e Fratelli d'Italia.  "Penso che oggi sia accaduta una cosa gravissima" ha detto su La7 Giorgio Meloni, la prima a chiedere esplicitamente l'impeachment per il Capo dello Stato.

Cottarelli convocato al Quirinale: chi è l'economista anti deficit 

"Ritengo che il presidente Mattarella non avesse alcun appiglio costituzionale per rifiutare un ministro perché non ne condivide le idee. (...) Penso che Mattarella abbia fatto una cosa che va molto oltre le sue prerogative". 

Secondo Meloni, il capo dello Stato "sta subendo pressioni da parte di interessi di nazioni straniere, e questo significa che c'è un problema. Io l'ho detto (...) chiederemo al Parlamento di mettere in stato di accusa il Presidente della Repubblica per alto tradimento ai sensi dell'articolo 90 della Costituzione".

I toni sono ormai da guerra civile. A nulla è servito il messaggio del Capo dello Stato, che ha cercato di spiegare le motivazioni del no a Savona: salvaguardare i risparmi degli italiani, stroncare sul nascere qualsiasi velleità di uscire dalla moneta unica. 

Di Maio: "Dobbiamo discutere della messa in stato d'accusa del Presidente Mattarella"

A gettare altra benzina sul fuoco ci pensa Di Maio. "Spero che agli italiani sia data la parola il prima possibile... Dobbiamo discutere la messa in stato d'accusa del Presidente Mattarella" e "parlamentarizzare questa crisi istituzionale... dobbiamo portare l'articolo 90 nella discussione parlamentare e poi andare a elezioni il prima possibile". Così Luigi Di Maio, leader del M5S, in collegamento telefonico con 'Che tempo che fa' su Rai Uno.

Salvini: "L'Italia è un Paese a sovranità limitata"

Più cauto Matteo Salvini. "Non parlo di impeachment, sono ancora molto incazzato perché ci hanno fatto lavorare tre settimane per niente. Domani penseremo a tutto", ha detto il leader della Lega parlando a Spoleto. "Siamo stati giorni e notte a lavorare e alla fine ci dicono che non conta niente". E ancora: "E' una follia" quello che è accaduto "chiedo agli italiani di starci vicini, perché voglio riprendermi la democrazia". 

"Mattarella si è presa una bella responsabilità, anzi brutta", aggiunge. "L'Italia è un paese a democrazia limitata, ma dico che dignità vale più di un ministero", conclude il leader della Lega.

Cosa dice l'articolo 90 della Costituzione

Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri.

Il Presidente dunque può essere messo in stato di accusa solo in caso di alto tradimento (se viola il giuramento di fedeltà alla Repubblica) o di attentato alla Costituzione (cioè una condotta volta a sovvertire le istituzioni costituzionali oppure a violare la Carta costituzionale).

Impeachment, come funziona la messa in stato d'accusa

Quella che molti chiamano "richiesta di impeachment" - anche se nell'ordinamento italiano non esiste tale termine - è la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica: essa è ammissibile solo in casi tassativamente previsti. Inoltre occorre che venga prima votata da parte del Parlamento che deve poi lasciare la decisione finale alla Corte Costituzionale.

La Costituzione disciplina come la procedura, nei fatti, è prevista solo per i reati di 'alto tradimento' (ad esempio la diffusione di segreti di Stato o, in tempi di guerra, l'accordo con Stati esteri nemici) oppure, ed è il caso del documento presentato dai Movimento 5 stelle, per 'attentato alla Costituzione' (quando, cioè, si verifichi una violazione delle norme costituzionali tale da stravolgere i caratteri essenziali dell'ordinamento al fine di sovvertirlo con metodi non consentiti dalla Costituzione stessa).

L'ammissibilità di questa messa in stato d'accusa è una prerogativa esclusiva del Parlamento che riunisce d'urgenza un comitato di deputati e senatori scelti tra i componenti delle rispettive giunte di Camera e Senato competenti per le autorizzazioni a procedere. Se le accuse non vengono archiviate vengono sottoposte al Parlamento in seduta comune.

Per dare corso all'iter serve la maggioranza assoluta dei componenti del Parlamento ovvero 477 voti.

In caso di voto favorevole la Costituzione (agli articoli 134 e 135) prevede che sia un organo terzo e indipendente ad avere la responsabilità della decisione finale: la Corte Costituzionale, con una composizione differente rispetto alla generalità dei casi. Ai 15 componenti cosiddetti 'togati', che formano la Corte propriamente eletta, si aggiungono altri 16 membri estratti a sorte dallo speciale 'elenco di cittadini aventi i requisiti per l’eleggibilità a Senatore', che il Parlamento compila ogni nove anni mediante elezione con le stesse modalità stabilite per la nomina dei giudici costituzionali ordinari (in seduta comune e a maggioranza dei 2/3 dei componenti). Ai 31 'giudici' si aggregano i cosiddetti 'Commissari d’accusa' (uno o più di uno) eletti dal Parlamento, tra i propri membri, per sostenere le accuse a carico del Presidente della Repubblica.

Il processo vero e proprio, si svolge come un classico procedimento penale (con udienze, testimonianze, interrogatori, dibattimento) al termine del quale la Consulta emette una sentenza con cui dichiara la destituzione del Presidente oppure lo assolve dai capi d'accusa.

Nella storia repubblicana nessun Presidente è mai stato formalmente messo in stato d'accusa ma nel 1978, quando Giovanni Leone si dimise dopo l'annuncio del Pci di voler avviare la procedura d'impeachment per lo scandalo Lockheed, e nel 1992, quando il Pds dichiarò di voler chiedere lo stato d’accusa per Francesco Cossiga (per aver snaturato il ruolo di Presidente), il quale però si dimise poche settimane prima della scadenza del mandato.

Berlusconi, impeachment: "Di Maio e Meloni irresponsabili"

Invocare l'impeachment é da veri irresponsabili, il capo dello Stato va rispettato anche quando non lo si condivide, aspettiamo le decisioni di Mattarella, il paese ha bisogno di un governo subito, serve stabilita'. Silvio Berlusconi segue con preoccupazione lo scontro istituzionale senza precedenti, apertosi oggi tra M5S e Lega da una parte e Colle dall'altra sul nome di Paolo Savona che ha portato Giuseppe Conte a rimettere il mandato.

Il Cav, raccontano, segue in direttta tv da Arcore il discorso del presidente della Repubblica: boccia senza riserve Luigi Di Maio, che chiede l'impeachment e resta sorpreso dall'alleato Giorgia Meloni che si accoda ai cinque stelle nella richiesta di mettere sotto accusa Sergio Mattarella. Da qui la scelta di scrivere una nota dove Fi dà il sostegno all'operato del Colle ("come sottolineato da Mattarella ora il primo dovere di tutti e' difendere il risparmio degli italiani, salvaguardando famiglie e imprese") e condanna l'atteggiamento "irresponsabile" di m5s.

La presa di posizione del Cav contro l'impeachment , raccontano, risponderebbe a una aspettativa del Quirinale rimasto molto perplesso dall'iniziativa di Di Maio e di Fdi. L'ex premier non avrebbe avuto contatti telefonici con gli alleati Salvini e Meloni: non avrebbe gradito l'affondo di Meloni nei confronti del Colle e, invece, sarebbe rimasto confortato dal fatto che almeno il leader della Lega abbia evitato di evocare l'impeachment. ancora una volta, Berlusconi preferisce, almeno in pubblico, di attaccare i grillini e non il Carroccio ma si dice pronto, solo se necessario, al voto, mentre Salvini è determinato ad andare alle elezioni il più presto possibile.

Il leader azzurro, raccontano, veste i panni del 'responsabile' come sempre nei momenti piu' delicati e vede un governo del presidente che traghetti il paese anche al voto ma prima approvi la manovra economica e una nuova legge elettorale per fare il bis della crisi odierna.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La notte più buia della Repubblica, Mattarella sotto assedio

Today è in caricamento