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Sabato, 20 Aprile 2024
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Migranti, l'accoglienza è un flop ma ci costa 35 euro al giorno per ogni richiedente asilo

Servizi insufficienti, strutture sovradimensionate: eppure se i fondi pubblici assegnati ai richiedenti asilo fossero destinati ad un'accoglienza di qualità, ritornerebbero alla comunità ospitante

L'accoglienza dei migranti in Italia fa acqua da tutte le parti. Ritardi, inadempienze e servizi insufficienti: una situazione rilevata da "In Migrazione" con il primo rapporto sui Centri di Accoglienza Straordinaria ed effettuata sui bandi di gara per l'apertura dei 178.338 posti per ospitare richiedenti asilo nei Cas in tutta Italia, che rappresentano oltre il 90% della complessiva capacità della "prima accoglienza".

Perché tutti i migranti vengono portati solo in Italia

Ed è bene ricordarlo subito: i discussi fondi pubblici assegnati all'accoglienza straordinaria dei richiedenti asiloi famosi 35 euro al giorno a testa, soltanto in minima parte finiscono ai migranti: infatti 2,50 euro vanno direttamente alle persone accolte (che comunque spendono sul territorio per soddisfare le prime basilari necessità), il restante, ovvero oltre il 92% del finanziamento, viene usato dal privato che gestisce i Centri di Accoglienza Straordinaria. Fondi pubblici che se venissero spesi per l'accoglienza di qualità, ritornerebbero alla comunità ospitante.

Come vengono spesi i 35 euro al giorno per ogni migrante

Come detto in tutta Italia sono stati complessivamente messi a bando dalle Prefetture quasi 180 mila posti nei Centri di Accoglienza Straordinaria. Se in termini assoluti a ospitare più richiedenti asilo nei Cas sono la Lombardia (27.131 posti messi a bando), la Campania (17.500) e il Lazio (16.449), in rapporto ai residenti queste Regioni ospitano appena 3 richiedenti ogni 1.000 residenti.

Eppure sono soltanto 16 i bandi di gara indetti dalle Prefetture per l'apertura e la gestione dei Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas) che raggiungono la sufficienza, mentre ben 64 risultano carenti e 21 molto carenti.

Secondo l'Inps il sistema si regge sul lavoro degli immigrati

Le gare d'appalto mediamente sono caratterizzate da forti ritardi burocratici nell'espletamento di tutte le procedure: si sono riscontrati complessivamente più di 5.000 giorni di ritardo tra la data prevista di avvio dei servizi e l'aggiudicazione delle gare d'appalto, con una media nazionale di ritardo per Prefettura di quasi due mesi. Ritardi che pesano sulle casse dello Stato e che rendono troppo spesso necessarie proroghe tecniche delle passate aggiudicazioni.

Non mancano però esempi estremamente virtuosi e in controtendenza, che dimostrano concretamente come la "prima accoglienza" possa essere efficace e di qualità. Sul podio della ricerca i bandi delle Prefetture di Rieti, Siena e Ravenna; a Cosenza, Crotone e Firenze invece i bandi più carenti.

I limiti del sistema di accoglienza

Una delle principali criticità evidenziate nella ricerca sono proprio le dimensioni delle strutture. Soltanto in poco più di 1 gara di appalto su 4 viene stabilito un limite inferiore ai 60 ospiti per centro di accoglienza. Nel 68% dei casi, invece viene data la possibilità di aprire Centri con una capacità ricettiva tra gli 80 e i 300 utenti (in alcuni casi anche superiore).

Anche sulla quantità e la qualità dei servizi alla persona e per l'integrazione nei bandi di gara pubblicati dalle Prefetture si evidenzia un'altra forte carenza: oltre il 60% non raggiunge la sufficienza su questo aspetto. Sono in particolare l'orientamento e il supporto legale per la domanda di protezione internazionale (negativa valutazione in 89 bandi su 101), l'insegnamento dell'italiano L2 e la mediazione linguistica e culturale, i servizi su cui è stata rilevata una maggiore e preoccupante carenza. Carente, anche se sensibilmente migliore, la situazione per i servizi connessi al lavoro, al volontariato e alla positiva gestione del tempo (solo il 49% positivo) e i servizi di assistenza psicologica e sociale (57% negativo).

Salvini a San Ferdinando: "Come si fa a vivere qui?"

Il vice premier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha visitato la tendopoli di San Ferdinando, nel reggino, dove vivono migliaia di immigrati che lavorano nei campi per la raccolta di prodotti agricoli.

Davanti a una tenda che ospita quindici persone, circondato da un cordone di sicurezza e tra decine di persone che richimavano la sua attenzione, Salvini si è reso conto di persona delle condizioni della baraccopoli. "Come si fa a vivere qui. Qui si schiatta".

Durante il percorso nel campo Salvini si è fermato ad ascoltare le denunce sulle condizioni di vita e le richieste dei migranti. Non sono mancati anche momenti di contestazione al passaggio del corteo di Salvini nel campo.

Il ministro ha invitato più volte a denunciare le illegalità: i caporali, i soprusi. Ha poi chiesto perchè in molti si ostinerebbero a voler restare nella tendopoli nonostante la possibilità di sistemazioni alternative. Un giovane accampato nella tendopoli ha smentito che chi ha permesso di soggiorno rifiuti sistemazioni piu adeguate e umane.

Salvini ha poi chiesto informazioni sui servizi: acqua, elettricità. Praticamente inesistenti. "Siamo all'autorganizzazione".

"Senza miracoli - ha aggiunto Salvini - promettiamo che civiltà e legalità devono tornare parole d'ordine".  Poi rivolgendosi nel corso della diretta facebook ai suoi critici: "Questa è la situazione. Questo è dedicato a chi vuole accoglienza...". E poi a proposito delle rischiste, dalla casa ai servizi, Salvini continuando la sua visita 'live' a San Ferdinando ha detto: "Anche io voglio voglio voglio ma purtroppo non c'è posto per tutti..."

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