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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Migranti, perché il blocco navale è pura propaganda

Il blocco navale, cavallo di battaglia della campagna anti-immigrazione di buona parte della destra italiana (Fratelli d'Italia su tutti) non può ovviamente essere deciso dal ministro dell'Interno Matteo Salvini: e gli "uomini di mare" hanno molti dubbi sulla reale fattibilità

Passare dalla teoria alla pratica sarà molto complesso: ma un primo passo è stato effettivamente compiuto. Il blocco navale, cavallo di battaglia della campagna anti-immigrazione di buona parte della destra italiana (Fratelli d'Italia su tutti) non può ovviamente essere deciso dal ministro dell'Interno Matteo Salvini. Quella resa nota al termine del Cnosp (comitato nazionale ordine e sicurezza pubblica) è una suggestione al momento, nulla di più. I dettagli non sono noti. Salvini per adesso parla di un piano per controllare l'immigrazione che prevede tra le altre cose “l’incremento dei controlli per ridurre le partenze con utilizzo di radar, mezzi aerei e navali” e la “presenza delle navi della Marina e della Guardia di Finanza per difendere i porti italiani" (e nuove motovedette alla Guardia costiera libica). Ma come stanno davvero le cose?

Blocco navale: come stanno davvero le cose

Schierare le navi della Marina militare a presidio dei porti italiani non è una decisione che può essere presa da un singolo ministero. Deve esserci assoluta unità di intenti nel governo anche solo per iniziare la strada che porta a un vero e proprio blocco navale. E già in consiglio dei ministri Salvini non otterrà con ogni probabilità carta bianca dalla ministra della Difesa Trenta e dal premier Conte. Serve poi anche il via libera di Mattarella perché nel nostro Paese il presidente della Repubblica è il capo supremo delle Forze armate. Senza citare l'esborso economico (dovrebbe essere coinvolto il ministro Tria), e la necessità di un ok anche del parlamento. Non sono dettagli di poco conto.

E non è tutto qui. Il Codice dell’ordinamento militare prevede espressamente che la Marina svolga vigilanza "al di là del limite esterno del mare territoriale". In alcuni casi può integrare il ruolo della Guardia Costiera, ma solo "in base alle direttive emanate d’intesa fra la Difesa e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti". Altro ministero da coinvolgere quindi, quello guidato da Toninelli. La rivisitazione dell’impegno della Marina "non sarà uno scherzo" chiosa il Sole 24 Ore. Il ministro Trenta ha annunciato di non essere contraria a inviare navi militari nel Mediterraneo in una nuova missione contro gli scafisti, ma senza conoscere i dettagli della missione (che non ci sono) è impossibile fare previsioni sulla reale fattibilità.

Blocco navale, tutti i dubbi degli uomini della Marina

Basterebbe la presenza - per ora, lo ripetiamo, soltanto eventuale - di una nave militare per l'effetto deterrenza? Davvero manovre di navi militari possono convincere barchini di piccole dimensioni usati dai migranti a restare lontani dalle nostre coste? Se lo domanda il Foglio, che ha intervistato un ammiraglio in pensione,Vittorio Alessandro, già comandante dell'ufficio relazioni esterne della Guardia Costiera: "A Roma si fanno le direttive, ma poi in mare si deve eseguire. E ogni salvataggio è diverso dall'altro". Inoltre in acque internazionali una nave della Marina sarebbe obbligata a compiere il salvataggio. "Si tratta di persone disperate, che mettono in conto il pericolo sin dalla partenza. Difficile credere che si fermeranno" spiega l'ammiraglio, che mette una simbolica pietra sull'ipotesi blocco navale: "Non riesco a immaginare dei marinai che si mettono a pattugliare un porto per impedire a una nave in difficoltà di mettersi in salvo”.

Un altro ufficiale della Marina di servizio a Roma parlando con il Giornale solleva poi dubbi di altro tipo: "Dobbiamo ricordarci che già con Mare Nostrum, all'epoca in cui capo di stato maggiore della Forza armata era l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi - si ipotizzò di bloccare i flussi. Il risultato fu che avemmo un'invasione. È ovvio che se ci si trovasse come allora di fronte a un gommone carico di migranti e gli stessi fossero in difficoltà o si gettassero in mare, come è probabile che facciano, le nostre navi dovrebbero recuperarli e portarli in Italia. Ok al blocco navale, ma no a eventuali recuperi dei barconi, perché se il piano non fosse supportato da accordi bilaterali tra il nostro Paese e altre nazioni sarebbe un fallimento e rischieremmo una nuova invasione".

Blocco navale, il precedente della corvetta Sibilla

"Il blocco navale è un bluff di Salvini. Non si possono mettere muri in mare" ha ribadito a Youmedia il senatore Gregorio De Falco, ex-m5s ora al Gruppo Misto. "Quando il comandante di una nave è in mare ha come obbligo - nave civile, militare, mercantile... - qualunque comandante ha l'obbligo di effettuare il soccorso, nel momento in cui dovesse ricevere ordini differenti, dovrebbe comunque procedere a fare i soccorsi" e aggiunge "Il suo fine (di Salvini, ndr) è quello di distrarre l'attenzione da altre tematiche importanti".

Scettico sul cosiddetto "blocco navale" che potrebbe mettere a rischio la vita dei migranti, l'ex-comandante ricorda gli eventi tragici della nave militare Sibilla: "Il fatto è che quando un barcone di questi è già al limite della capacità e della stabilità, fargli delle manovre significa comunque mettere a rischio la sicurezza di navigazione di quella barca" e conclude "Io posso anche mettere un muro in mezzo al mare, ma questo non ferma la corrente, la devia". Il caso della Sibilla risale al 1997 ed è una ferita ancora aperta. Che cosa accadde? Una corvetta della Marina causò l'affondamento di un'imbarcazione albanese al largo della Puglia. I morti furono più di 100. C'era una direttiva del governo che imponeva un blocco navale. Nel Canale d'Otranto la Marina, su ordine del governo, applicò le procedure del cosiddetto harassment, ovvero mise in atto “azioni cinematiche di disturbo e di interdizione”. I fatti riportati: la Sibilla inseguì il barcone finché inavvertitamente lo capovolse. Affondò in pochi minuti.

La storia insegna sempre qualcosa: ma solo se la propaganda contro le Ong viene - almeno momentaneamente - messa in un angolo. Sono i numeri stessi del Viminale a illustrare come non vi sia alcuna emergenza immigrazione in Italia nel 2019. 

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