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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Migranti, Ue apre procedure d'infrazione per Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca

La Commissione europea ha aperto procedure di infrazione contro Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca per non aver rispettato i loro obblighi legali sulla ridistribuzione dei richiedenti asilo da Italia e Grecia.

STRASBURGO - La Commissione europea ha lanciato procedure di infrazione contro Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca per non aver rispettato i loro obblighi legali sulla ridistribuzione dei richiedenti asilo da Italia e Grecia.

Ad annunciare i provvedimenti è il commissario Ue Dimitris Avramopoulos, nel presentare a Strasburgo all'europarlamento la relazione di giugno sullo stato di attuazione delle 'relocation' (Qui la diretta)

Purtroppo, nonostante le ripetute richieste, la Repubblica ceca, l'Ungheria e la Polonia, in violazione dei loro obblighi giuridici derivanti dalle decisioni del Consiglio e dei loro impegni in favore della Grecia, dell'Italia e di altri Stati membri, non hanno ancora adottato le misure necessarie. In questo contesto e come indicato nella relazione la Commissione ha deciso di avviare procedure di infrazione nei confronti di questi tre Stati membri.

Polonia e Ungheria respingono la decisione dell'Unione europea. Il ministro degli Esteri polacco, Witold Waszczykowski, ha "respinto la minaccia di misure" che potrebbero portare a tagli sulla quota di spettanza dei fondi europei. Waszczykowski, dopo un incontro con l'omologo ungherese, Peter Szijjarto, ha detto che qualunque misura di taglio "ha un carattere prettamente politico e non e' quindi legittima"; mentre Szijjarto ha osservato che qualunque sanzione rappresenterebbe "un'interferenza intollerabile negli affari interni del paese".

Il ministro dell'Interno polacco, Mariusz Blaszczak, ha detto che i paesi del cosiddetto gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) respingeranno qualsiasi sanzione imposta da Bruxelles sul tema dei rifugiati e ha rilevato che il sistema delle quote per i richiedenti asilo costituisce soltanto un "elemento di richiamo".

Il presidente della Polonia, Andrzej Duda, sta valutando la possibilità di indire un referendum popolare per decidere sul sistema delle quote, che obbliga Varsavia ad accogliere almeno 7 mila rifugiati.

ricollocamenti giugno 2017-2

Appena una settimana fa il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani aveva lanciato un nuovo monito a tutti i Paesi membri che non rispettano l'accordo di ricollocamento dei migranti invitando la commissione a far rispettare le regole e le quote decise a livello comunitario. "Pacta sunt servanda". Come si vede nelle infografiche fornite dall'europarlamento, a maggio 2017 alcuni paesi membri non hanno dato alcun sostegno a Grecia e Italia.

Dello stesso avviso il Commissario europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza Dimitris Avramopoulos che durante un incontro con la stampa italiana a Bruxelles proprio sulla questione dei ricollocamenti e di come molti paesi non stiano rispettando gli accordi sulle quote aveva ammonito: "Siamo all'ultimo miglio prima di prendere misure verso questi paesi - ha spiegato Avramopoulos - la gestione della crisi dei migranti è più importante della gestione della crisi economica perchè ha a che fare con i valori fondanti della stessa Unione Europea".

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