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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Sea Eye, il primo banco di prova dopo la vittoria di Salvini al G7 di Parigi

La Procura di Agrigento valuta l'apertura di un fascicolo sul caso della nave 'Alan Kurdi' della Ong tedesca Sea Eye che naviga con 64 migranti a bordo ai confini delle acque territoriali italiane a 15 miglia da Lampedusa

Una neonata di 11 mesi e un bambino di 6 anni, insieme alle madri hanno rifiutato di essere sbarcate dalla Alan Kurdi, la nave della Ong tedesca Sea Eye che incrocia al largo di Lampedusa dopo aver salvato 64 migranti davanti alle coste dell'Africa

"Non ci resta che augurare buon viaggio verso Berlino" afferma il ministro dell'Interno Matteo Salvini, dopo che il Viminale aveva dato via libera allo sbarco di due bambini di 1 e 6 anni, delle rispettive madri e di una donna incinta.

La Ong Sea Eye fa sapere che i 64 salvati a largo della Libia "sono provati dal viaggio in Libia, ma al momento non ci sono casi medici che destano particolare preoccupazione, anche se non è escluso che la situazione possa peggiorare con il passare del tempo".

"Le condizioni dei migranti a bordo della nave Alan Kurdi sono abbastanza stabili, ma il mal di mare per alcuni di loro comincia a farsi sentire. Il capitano sta cercando per questa ragione di evitare i tratti di mare più agitati".

Dal Viminale c'è il divieto di avvicinarsi alle acque territoriali. Intanto la Procura di Agrigento starebbe valutando l'apertura di un fascicolo. È la stessa Procura che coordina l'inchiesta per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per la nave 'Mare Jonio' della Ong Mediterranea che lo scorso 18 marzo soccorse in acque internazionali 49 migranti e li portò a Lampedusa nonostante il divieto del governo.

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La Alan Kurdi per evitare il maltempo che si è abbattuto nella zona di Malta, si trova in queste ore a 15 miglia al largo di Lampedusa, fuori comunque dalle acque territoriali italiane.

Intanto, sono in corso i contatti diplomatici tra Germania e Italia. "È necessario far sbarcare le persone il primo possibile: l'equipaggio ha cercato di metterli tutti sotto coperta, tuttavia le dimensioni della nave non lo permettono, qualcuno è rimasto fuori", aggiunge la Ong.

Dove si trova la Sea Eye | Posizione Alan Kurdi

Come si vede dalle mappe la nave si troverebbe al limite delle acque territoriali al largo di Lampedusa.

A bordo della nave Alan Kurdi in un video della ong Sea Eye

A Parigi intanto si è chiuso il summit del G7 dei ministri dell'interno. Protagonista del meeting Matteo Salvini, che vede riconosciute alcune delle linee-guida che ispirano il suo mandato al Viminale, a cominciare dal contrasto all'immigrazione clandestina dalle coste dell'Africa. E per la prima volta, con grande soddisfazione del vicepremier italiano, il ruolo delle organizzazioni non governative viene messo in discussione a livello internazionale per le ambiguità di comportamento che in alcuni casi, come ha rilevato lo stesso Castaner, hanno fatto pensare a collusioni o complicità delle Ong con i trafficanti di esseri umani.

Migranti, la vittoria di Salvini al G7 di Parigi

Gli 'Impegni di Parigi' scaturiti dal vertice dei ministri dell'Interno prevedono:

  • il rafforzamento delle misure di contrasto alle organizzazioni attive nel traffico di migranti;
  • misure di aiuto e cooperazione a beneficio dei Paesi di origine e transito;
  • il supporto alle dotazioni e all'equipaggiamento della guardia costiera libica;
  • implementazione del meccanismo dei rimpatri;
  • miglioramento degli strumenti legali e giudiziari per colpire le attività di finanziamento delle organizzazioni (con possibili ripercussioni positive anche in chiave antiterrorismo);
  • il sostegno a Unhcr e Oim per garantire il rispetto dei diritti umani.

Dal G7 l'impengo contro i foreign fighters

Tutti d'accordo sul fatto che, con la cacciata dell'Isis dalla Siria e dall'Iraq, il fenomeno del ritorno dei 'foreign fighters' nei Paesi d'origine rappresenta ''una seria minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale''. C'è il rischio, rileva la dichiarazione comune diffusa al termine del G7, ''che i combattenti si disperdano sul territorio'' e si mescolino ''ai flussi migratori in arrivo verso i Paesi europei'', cosa che ''costituirebbe una seria minaccia terroristica per tutti i Paesi del G7 e oltre''.

Nasce da qui la raccomandazione a ''stabilire metodi per assicurare l'identificazione dei foreign fighters'' con la condivisione di informazioni e database, oltre al rafforzamento dei controlli di confine. Previsti anche maggiori controlli preventivi sul fenomeno della radicalizzazione, specie nelle carceri, mentre misure di sostegno psicologico e aiuto verranno adottate nei confronti degli 'orfani di guerra' e dei minori di ritorno dalle zone di conflitto.

Una sessione di lavoro specifica, aperta alla partecipazione dei rappresentanti dei giganti del web, è stata dedicata alla necessità di contrastare l'uso propagandistico della rete per veicolare il messaggio del terrorismo, ultimo esempio in ordine di tempo i video della strage del 15 marzo scorso a Christchurch, in Nuova Zelanda, scaricati milioni di volte nei giorni successivi all'eccidio.

Le compagnie attive su Internet saranno quindi invitate a incrementare gli sforzi ''per prevenire e contrastare l'uso del web per scopi estremisti''. Da Parigi viene espressa chiaramente la richiesta ai gestori della Rete di ''stabilire protocolli d'emergenza per rimuovere contenuti terroristici'' e di ''creare strumenti tecnici per indirizzare le procedure di esclusione con algoritmi dedicati allo scopo di impedire la diffusione di contenuti violenti''.

I ministri dell'Interno del G7 chiedono poi di sostenere il lavoro dell'autorità giudiziaria facilitando l'accesso alle 'prove digitali' rintracciabili in Rete. In tema di criminalità ambientale, il G7 dei ministri dell'Interno lancia l'allarme sul fatto che le ecomafie che attentano all'equilibrio del pianeta lucrano ogni anno guadagni illeciti enormi: da 110 a 281 miliardi di dollari a livello globale, secondo la più recente indagine dell'Interpol e dell'Unep (United Nations Environment Programme).

Ambiente che viene ''messo a repentaglio da attività come il taglio di legname e la deforestazione, la pesca illegale, il traffico di rifiuti, il commercio illecito di minerali e sostanze chimiche, la caccia di frodo e il commercio di specie animali e vegetali''. Di qui, sottolineano i ministri riuniti per due giorni a Parigi, la necessità di ''rafforzare e migliorare le normative nazionali'' e di ''sviluppare la capacità di contrasto legale per portare a termine operazioni transnazionali allo scopo di smantellare le organizzazioni internazionali'' attive nel settore.

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