Tanti fedelissimi e pochi "regali": ecco i ministri di Matteo Renzi
Gli uomini più fidati al posto giusto: Renzi ha già pronta la squadra di governo. Al Lavoro Marianna Madia, alle Riforme la Boschi. Alfano "salva" soltanto Lupi e Lorenzin
ROMA - Il grosso è fatto: il governo è praticamente di Matteo Renzi. La direzione nazionale del Pd di oggi lo ha sancito a chiare lettere. I ringraziamenti - di Matteo all'amico-nemico Enrico - sono arrivati. Le proposte per il futuro anche: "Ora serve una nuova fase per uscire dalla palude. Un impegno per un governo costituente da qui al 2018" ha chiuso il segretario Pd chiedendo di fatto un'investitura alla direzione Pd riunita al Nazareno. Il sindaco di Firenze avrà così finalmente la possibilità di "Fare" e "Cambiare verso", due cose che gli stanno molto a cuore. Ma con chi lo farà? Pochi i ministri che saranno riconfermati al loro posto, l'unica sicura sembra la Bonino agli Esteri. Tanti i volti nuovi, i "non politici" di professione. Tantissimi i fedelissimi di cui Renzi si circonderà perché "uscire dalla palude" senza tanti amici intorno potrebbe essere impresa davvero impossibile.
INTERNO - Fra ministri che cambieranno poltrone e altri che "scompariranno" l'enorme domino di palazzo Chigi è più ingarbugliato che mai. All'interno, ora occupato da Angelino Alfano - il cui ruolo è tutto da decifrare - potrebbe andare Graziano Delrio, 53 anni e attuale ministro per gli Affari regionali con delega allo sport.
ECONOMIA - A via XX settembre l'avvicendamento è scontato. Renzi e l'attuale ministro al Mef, Fabrizio Saccomanni, non si amano e il segretario Pd non ha mai risparmiato bordate al collega. Tanti i nomi in corsa per il dicastero dell'Economia: da Andrea Guerra, il 49enne patron di Luxottica, a Lorenzo Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo della Bce, passando per Padoan, neo presidente Istat, Fabrizio Barca, già ministro per la coesione territoriale con Monti, e Lucrezia Reichlin, candidata a vice governatore della banca d'Inghilterra e una delle favorite.
LAVORO - Per Giovannini, come per Saccomanni, poche le possibilità di conferma. Molto probabile, infatti, che Renzi affidi uno dei dicasteri a cui "tiene" di più - "Jobs Act" docet - a uno dei suoi fedelissimi. Lottano per la poltrona al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Tito Boeri, già consulente Ocse e del Fondo monetario internazionale; Marianna Madia, la responsabile lavoro della segreteria nazionale del Pd; Debora Serracchiani, attuale governatrice del Friuli; e Guglielmo Epifani, ex segretario del Pd e della Cgil.
RIFORME - Sempre più probabile la bocciatura dell'alfaniano Gaetano Quagliariello. Al suo posto in rampa di lancia Maria Elena Boschi, renziana di ferro e responsabile riforme della direzione Pd.
ESTERI E CULTURA - Quello degli esteri, uno dei ministeri che non dovrebbero essere toccati dalla rivoluzione di Renzi: sembra non traballare infatti la poltrona di Emma Bonino. Alla Cultura, invece, si annunciano novità. Fuori Massimo Bray, dentro uno fra Alessandro Barrico, Matteo Orfini e l'ex nemico per la segreteria Gianni Cuperlo.
DIFESA E GIUSTIZIA - Praticamente scontato l'addio ad Anna Maria Cancellieri, attuale ministro della Giustizia, che dovrebbe essere sostituita da Michele Vietti, vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura. Turnover anche alla difesa dove Mario Mauro rischia di dovere cedere il passo alla sua attuale sottosegretaria Roberta Pinotti. In alternativa pronta Federica Mogherina, responsabile europea della segreteria Pd.
GLI ALTRI MINISTERI - Per l'Agricoltura, posto vacante dopo le dimissioni di Nunzia De Girolamo, è pronto Oscar Farinetti, fondatore di Eataly. Come ministro alle sviluppo economico si fa sempre più forte la candidatura di Maurizio Martina, attuale sottosegretario alle politiche agricole. Per i rapporti col parlamento via Dario Franceschini - possibile prossimo Presidente della Camera con Boldrini nel governo - e dentro Roberto Giachetti. Conferme invece all'Ambiente con Andrea Orlando, alla Sanità, dove resiste Beatrice Lorenzin, e alle Infrastruttura dove Maurizio Lupi dovrebbe spuntarla sul sindaco di Bari, Michele Emiliano.
Il pullman è pieno e pronto a partire: Palazzo Chigi aspetta.