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Venerdì, 19 Aprile 2024
POLITICA INTERNAZIONALE

Dall'Afghanistan all'Iraq, ecco tutte le missioni italiane all'estero

L'Italia scende in campo contro l'espansione dello Stato islamico. Ed è la ventiseieima missione internazionale che vede impegnato il nostro Paese: dall'Iraq all'Afghanistan, fino alla gestione della crisi degli immigrati nel Mediterraneo, ecco tutte le operazioni militari italiane

ROMA - Sulla base di nuovi accordi nella coalizione internazionale contro il terrorismo - a guida Usa - l'Italia è pronta a bombardare le postazioni dell'Isis in Iraq. Il "Corriere della Sera" ha riportato oggi la notizia che i tornado italiani colpiranno i terroristi dello Stato islamico, ma non in Siria. Il ministero della Difesa ha però precisato che si tratta solo di una "ipotesi da valutare con gli alleati" e non di "decisione prese" che, in ogni caso, "dovranno passare dal Parlamento". 

26 MISSIONI INTERNAZIONALI - Quella della coalizione anti-Isis è la ventiseiesima missione internazionale che vede protagonista il nostro Paese. L'Italia - come ricostruisce Askanews - è impegnata in sei missioni in ambito Nato, due sotto il cappello dell'Onu, dieci con mandato dell'Unione europea, otto operazioni multinazionali. Tra le missioni in ambito Nato, l'Italia è impegnata in Bosnia Erzegovina, Afghanistan, sul Mediterraneo, nelle acque della Somalia (Atlanta), a Skopje e in Kosovo. Con i partner dell'Onu, il nostro Paese partecipa alla Minusma in Mali e ad Unifil in Libano. Le missioni italiane in ambito Ue si svolgono in Afghanistan (Eupol), Kosovo (Eulex), Mali (Eutm), Somalia (Eunavfor), Palestina-Egitto, Somalia (Eutm), Corno d'Africa, Mediterraneo (Triton), Bosnia Erzegovina (Efor-Althea), Mediterraneo (Eunavfor Med). In ambito multinazionale, l'Italia opera infine in Egitto, in Iraq-Kurdistan, a Hebron, in Libia, a Malta, in Antartide, negli Emirati arabi uniti e in Libano (Mibil).

CONTRO L'ISIS - La missione principale è proprio quella nata dopo l'espansione dell'autoproclamatosi Stato islamico. Gli Stati Uniti hanno dato vita ad una "Coalition Of Willing", a cui partecipa anche l'Italia, al fine di contrastare la minaccia del gruppo jihadista sostenendo le forze di sicurezza dei partner regionali.

Ecco chi combatte l'Isis ogni giorno | Infophoto

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L'Italia contribuisce alla missione chiamata "Prima Parthica" con 530 militari appartenenti a tutte le forze armate, impiegati in fasi successive: prima fase (completata, dal 16 al 20 agosto 2014) di "supporto umanitario", con circa 45 unità tra Force Protection (FP) e aviorifornitori, più gli equipaggi di volo nel trasporto e consegna di materiale umanitario; seconda fase (completata) per la fornitura materiale di armamento alle Iraqi security forces (ISF) e milizie volontarie con circa trenta unità tra equipaggi di volo, Force Protection (FP) e aviorifornitori; terza fase di inserimento di personale nella costituenda Combined Joint Task Force da ottobre 2014: in Kuwait, ad Al-Udeid (Qatar), a Baghdad e ad Erbil (Iraq) per esigenze di comando e per addestrare i militari peshmerga e iracheni; quarta fase, per la costituzione Task Force Air (TF-A) con circa 190 unità in Kuwait da ottobre 2014: per lo schieramento di due velivoli a pilotaggio remoto Predator, di un velivolo da rifornimento in volo (AAR) KC 767 e di quattro aerei A-200 Tornado in versione Ids (per la ricognizione e sorveglianza). L'addestramento delle forze di sicurezza curde Peshmerga) ed irachene si svolge principalmente nelle sedi di Erbil e Baghdad.

L'inferno quotidiano di Kabul

LA MISSIONE IN AFGHANISTAN - Il 31 dicembre 2014 la missione Isaf è terminata, e il primo gennaio 2015 è stata avviata la nuova missione a guida Nato "Resolute Support" (RS), incentrata sull'addestramento, consulenza ed assistenza in favore delle forze armate e delle istituzioni afghane. "Resolute support" ha come centro nevralgico la capitale Kabul, e quattro centri distaccati: Mazar-e Sharif a Nord, Herat ad Ovest, Kandahar a Sud and Laghman ad Est. Il comandante è il generale John F. Campbell (Usa), già Comandante della missione Isaf. Per l'Afghanistan è autorizzata una presenza media annuale pari a cinquecento militari italiani. Attualmente sono circa 750 (cinquanta a Kabul, settecento a Herat). A fine anno, secondo le attuali pianificazioni, potrebbero rimanere in Afghanistan, nell'area della capitale, circa settanta nostri militari.

La "coalizione" bombarda Falluja

IN KOSOVO E LIBANO - Dal primo marzo 2011 il Parlamento italiano ha approvato la partecipazione di circa 550 militari italiani (compresa l'Arma dei Carabinieri) quale contributo nazionale alla missione Nato denominata Kfor (Kosovo Force). Dal sei settembre 2013 il nostro Paese ha assunto il comando dell'intera missione: il generale di divisione dell'Esercito Guglielmo Luigi Miglietta è l'attuale comandante, alle cui dipendenze operano trentuno nazioni delle quali ventitre appartenenti alla Nato e otto partner. In Libano, invece, la missione Unifil è nata con la risoluzione 425 adottata in data 19 marzo 1978 da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, a seguito dell'invasione del Libano da parte di Israele (marzo 1978). Successive risoluzioni hanno prorogato, con cadenza semestrale, la durata della missione. L'Italia partecipa alla missione internazionale con un contingente di circa millecento militari. In ambito nazionale l'operazione è denominata "Leonte".

Migranti, in piazza dopo la strage: "Stop al genocidio" | Foto di Selene Cilluffo

LA MISSIONE NEL MEDITERRANEO - Il diciotto maggio il Consiglio Europeo ha definito il quadro generale di un'operazione di gestione militare della crisi degli immigrati, denominata "EunavforMed", realizzata adottando misure sistematiche per individuare, fermare e mettere fuori uso imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dagli schiavisti o dai trafficanti in conformità del diritto internazionale. Il 22 giugno 2015 il Consiglio affari esteri dell'Unione europea ha definitivamente approvato i dettagli dell'operazione, a cui hanno aderito quattordici nazioni europee, oltre all'Italia: Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno Unito, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria. L'Italia contribuisce mettendo a disposizione: il quartier generale operativo Ue a Roma; la portaerei Cavour con alcuni aeromobili imbarcati; un dispositivo aeronavale composto da un sommergibile, due velivoli a pilotaggio (MQ-1 e MQ-9) remoto; supporti sanitari imbarcati e a terra; risorse logistiche nelle basi di Augusta, Sigonella e Pantelleria.

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