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Giovedì, 25 Aprile 2024
VERSO LE ELEZIONI

Monti tra gli operai fa infuriare Pd e Cgil

Il premier ha parlato alla Fiat di Melfi, applaudito dagli operai. Irritazione dei democratici e della Cgil: e se il Prof volesse dividere il Pd da Sel e dal sindacato? "No ai partiti personali", dice Bersani

ROMA - Il segretario del Pd Pierluigi Bersani cerca di evitare la polemica. Un certo nervosismo però traspare, dopo la sortita di Mario Monti ieri a Melfi, a fianco dell'ad Fiat Sergio Marchionne in occasione della presentazione del nuovo piano investimenti. E mentre Susanna Camusso definisce quell'incontro "un gigantesco spot elettorale", il candidato premier del centrosinistra ha speso parole pungenti a SkyTg24 e, parlando della lista Monti che riunisce le anime centriste, ha incalzato: "Io non credo che faccia bene costruire formazioni politiche intorno alle persone, io ho detto che il mio nome sul simbolo non lo metterò mai, le formazioni politiche devono avere una loro dialettica". 

E ancora: "Voglio costruire un centrosinistra di governo che abbia disponibilità a incontrare, a discutere con un centro moderato. Sarebbe interessante chiedere a queste formazioni centrali che si stanno organizzando cosa pensano loro del Pd. Sento cose a volte contraddittorie: qualcuno dice 'siamo alternativi', altri dicono 'siamo colloquali'. Io non mi sento alternativo al centro moderato, mi sento alternativo a Berlusconi e alla destra". 

MONTI A TUTTO CAMPO, BERSANI LEGATO - Proprio questo è il timore di Bersani: che Monti conduca una campagna elettorale non solo contro Berlusconi, ma anche per dividere il Pd da Sel e dalla Cgil. L'asse Monti-Marchionne di ieri ha rafforzato le preoccupazioni del leader democratico. Che il premier si presenti a fianco dell'ad Fiat ad una iniziativa alla quale non partecipa la Cgil viene visto come un atto decisamente ostile dai democratici, che si trovano subito a dover fare i conti con una Susanna Camusso infuriata. La leader Cgil, spiegano, era furibonda per la scelta di Monti e subito al vertice del Pd hanno intravisto quello che potrà accadere nei prossimi mesi: un Monti che gioca a tutto campo, senza lesinare i colpi bassi, mentre Bersani è costretto a combattere con una mano legata. Lo staff del segretario minimizza, spiega che "in campagna elettorale queste cose succedono" e nega che Bersani possa aver suggerito alla Camusso di non attaccare. Altre voci in Parlamento, invece, spiegano che la segretaria Cgil avrebbe scelto di non affondare i colpi solo dopo avere ascoltato le ragioni del leader democratico.

LE STRATEGIE DEI CENTRISTI - Del resto, nelle conversazioni dei centristi, la condizione che il Pd 'scarichi' Sel viene posta come pregiudiziale per avviare un dialogo con Bersani, anche dopo il voto. E uno degli obiettivi della 'pubblicazione' dell'agenda Monti è proprio questo, far fare i conti al Pd e a Sel (oltre che al centrodestra e a Berlusconi) con un programma di governo vero e proprio. Di sicuro, un dirigente Pd molto vicino a Bersani come Stefano Fassina ha attaccato a testa bassa parlando di "strumentalizzazione politica" e aggiungendo: "Dispiace soprattutto che il presidente Monti abbia preso parte a un evento costruito sulla divisione invece che sulla coesione dei lavoratori. Il presidente del Consiglio, almeno fino alla sua eventuale partecipazione alla campagna elettorale, è il presidente di tutti". 

LA ROAD MAP DEL PROFESSORE - Dal canto suo, il premier a Melfi auspica che "i sacrifici degli italiani non vadano sprecati". I toni sono già quelli di chi indica al Paese la strada da seguire anche per il futuro. Ma per ora, nessuna accelerazione, e il timing resta confermato: a breve, probabilmente domenica, la conferenza stampa di fine anno con la 'pubblicazione' del documento programmatico; poi qualche giorno per sondare le reazioni degli altri partiti al 'manifesto'; e solo a quel punto, la conferenza stampa in cui finalmente sciogliere la riserva sul suo impegno futuro. Dallo staff di Mario Monti dunque confermano la road map individuata nei giorni scorsi, e ripetono come un mantra la frase che da settimane viene consegnata agli interlocutori: "Il Professore non ha ancora deciso". Anzi. Si fa anche trapelare la "forte irritazione" per il pressing dei centristi, per le dichiarazioni troppo sbilanciate, per qualche titolo di giornale che dà per presa la decisione: "A leggere certe cose gli viene la tentazione di mollare tutto...". Del resto, spiega chi lo conosce da anni, "lui è fatto così: prima di prendere una decisione vuole parlare con tutti, vagliare tutte le opzioni, soppesare i pro e i contro". E dunque che sia il 'capo dela coalizione', che sia il candidato premier, che sia solo il "punto di riferimento" dell'area, dal suo staff insistono nel dire che il Professore non l'ha ancora deciso.

Ma tra i centristi la possibilità che Monti possa lasciarli a piedi proprio adesso non viene presa in considerazione: "Sul livello di impegno non ha ancora preso una decisione", riconoscono, ma che la dicitura "Per Monti presidente" compaia sulla scheda che verrà consegnata agli italiani, viene dato per certo. E probabilmente - almeno questa è l'indicazione più recente - con una serie di liste a sostegno. Ovviamente solo alla Camera, visto che al Senato la lista unica è una necessità, ma l'orientamento è che compaiano sulla scheda per Montecitorio più liste: "C'è il simbolo dello scudo crociato che ha sempre il suo valore, e c'è bisogno anche di un impatto grafico più ampio, per compensare la visibilità che avranno sulla scheda tutte le liste a sostegno di Berlusconi e di Bersani", spiegano dalla lista che fa riferimento a 'Verso la Terza Repubblica' di Riccardi e Montezemolo.

L'ottimismo dei 'centristi per Monti' viene peraltro confermato proprio dall'intervento del premier allo stabilimento Fiat di Melfi. Apprezzamenti reciproci con Marchionne, la rivendicazione che grazie al lavoro del governo "ora la Fiat resta in Italia", e la prospettiva regalata agli italiani che "dopo la semina sta arrivando il tempo del raccolto". Ovvero quello in cui daranno frutti le riforme strutturali "in passato promesse ma poco mantenute", a patto che si continui sulla strada intrapresa. Con parole pesanti nei confronti di un sindacato "aggrappato a un passato che non ritornerà", con logiche che alla fine sono controproducenti per i lavoratori. Parole, appunto, accolte con fortissima irritazione dalla Cgil e che preoccupano il Pd.

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