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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Crisi-Italia, "Niente crescita fino al 2013"

Il premier Monti avverte: "Davanti a noi un duraturo percorso di rientro". E quanto al futuro, "il prossimo anno sarà di profonda trasformazione"

"La crescita non tornerà fino al 2013". E' quanto afferma il premier Mario Monti nella Relazione che accompagna il Documento di economia e finanza (Def). La congiuntura internazionale resta "debole e incerta". Per questo "è necessario agire con determinazione per completare la sequenza di riforme e mettere il Paese in grado di ripartire contribuendo attivamente a far tornare la ripresa economica". 

Il futuro - "Il prossimo anno" avverte il premier "deve essere per l'Italia un anno di profonda trasformazione, in continuità con quanto già avviato nei mesi passati". L'Italia "ha subito un impatto più forte delle crisi, ma ne sta uscendo con fatica". Per uscire dalla crisi, ha spiegato Monti, servono "non solo le riforme economiche ma anche la riforma della politica, della governance del Paese", perchè "una parte dello scetticismo residuo sull'Italia dipende dallo scetticismo sulla volontà riformatrice della politica in Italia". Ecco, allora, che la nuova legge elettorale e la riforma del finanziamento dei partiti "sono di primaria responsabilità dei partiti ma non sono irrilevanti ai fini del recupero di credibilità dell'Italia nel medio periodo"

Il passato - "E' stato evitato uno choc distruttivo" ma l'Italia non può permettersi "di aspettare che la tempesta passi". Questo periodo di grande difficoltà, secondo il premier, "nasce da fattori esterni all'economia italiana e legati al quadro europeo internazionale, ma anche dal fatto che per lungo tempo non sono state affrontate debolezze strutturali di fondo della nostra economia". 

Obiettivo crescita - Per Monti "il cuore del problema italiano è come tornare a crescere. Non c'è ragione per accettare che l'Italia sia condannata ad avere una crescita sotto la media dell'Eurozona da oltre dieci anni". Chiaro, per il premier, il motivo per cui la crescita, oggi come oggi, è praticamente impossibile: "In questo momento la crescita non può venire da stimoli espansivi della spesa pubblica". Una spesa che, secondo le previsioni, "non tornerà almeno fino al 2013".

'Rischio' pareggio di bilancio - Ma se, come spiega il premier, la crescita, oggi, è impossibile proprio a causa del portafoglio 'chiuso" in termini di investimenti pubblici, con l'approvazione in Costituzione del pareggio di bilancio questi investimenti rischiano di rimanere un miraggio per gli anni a venire. Obbligare, infatti, le casse pubbliche a un equilibrio tra spesa e entrate e spese, come ci spiega in un'intervista l'economista Vladimiro Giacchè, "significa dire addio agli investimenti pubblici. Ergo, addio alla crescita". 

 

Scarica il DEF 2012 - Programma di stabilità e programma nazionale di riforma 

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