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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

La morte di Giulio Andreotti: le reazioni e i commenti della politica

Per Letta è stato “protagonista della democrazia italiana”. Berlusconi se la prende con la sinistra che su Andreotti ha “sperimentato una forma di lotta indegna”. Duro il giudizio di Antonio Ingroia

Se né è andato a 94 anni. Giulio Andreotti, il grande vecchio della politica italiana. Sette volte presidente del consiglio, colonna della Dc, quando la Dc era la ‘Balena Bianca’, mai segretario. Forse il politico più potente della storia repubblicana, il volto di un’epoca. Più forte delle crisi, dei mutamenti repentini, degli anni, del logoramento da vertigine. Dei processi, degli scandali. Se ne è andato lungo il corso di giorni turbolenti, nel pieno di una crisi politica e istituzionale che ha sfociato in un accordo tra destra e sinistra. E la politica, oggi più che mai, in giorni che Andreotti avrebbe saputo decifrare senza incertezza, si interroga su quello che ha lasciato e su quello che il senatore a vita si porterà con sé.

LETTA – A partire dal nuovo presidente del consiglio, Enrico Letta, l’uomo che alla maniera di Andreotti, con apparente leggerezza, si è messo a far da vigile ad un nuovo compromesso storico: “Protagonista della democrazia italiana sin dalla nascita della Repubblica dopo i traumi della dittatura e della guerra, ininterrottamente presente nelle istituzioni e nelle assemblee rappresentative, con lui se ne va un attore di primissimo piano di oltre sessant'anni di vita pubblica nazionale. Alla famiglia le sentite condoglianze personali del presidente del Consiglio e del governo tutto”.

NAPOLITANO – Anche il Presidente della Repubblica non ha mancato di porgere l’estremo saluto: “Sulla lunga esperienza di vita del Senatore Giulio Andreotti e sull’opera da lui prestata in molteplici forme nel più vasto ambito dell’attività politica, parlamentare e di governo, potranno esprimersi valutazioni approfondite e compiute solo in sede di giudizio storico. A me spetta in questo momento rivolgere l’estremo saluto della Repubblica a una personalità che ne ha attraversato per un cinquantennio l’intera storia, che ha svolto un ruolo di grande rilievo nelle istituzioni e che ha rappresentato con eccezionale continuità l’Italia nelle relazioni internazionali e nella costruzione europea. Esprimo alla gentile consorte signora Livia e a tutti i familiari la mia vicinanza e sentita partecipazione al loro cordoglio, anche nel ricordo dei rapporti di collaborazione istituzionale e personali che intrattenni con lui in diversi periodi della vita nazionale”.

BERLUSCONI – E nel giorno della dipartita non sono mancate le parole di chi sta assicurando la sopravvivenza dell’esecutivo Letta, Silvio Berlusconi. Con Andreotti, “scompare un protagonista politico e un uomo di governo che ha fatto la storia d’Italia, dalla ricostruzione postbellica in poi”, ma contro il quale la sinistra ha fatto “una forma lotta indegna di un paese civile”. “Leader tra i più autorevoli della Democrazia cristiana – continua il Cav. – ha saputo difendere la democrazia e la libertà in Italia in anni difficili, sia in quelli della contrapposizione tra cattolici moderati e comunisti, sia in quelli in cui la Dc diede un contributo decisivo, di vite umane e di valori, per la sconfitta del terrorismo brigatista. Contro la sua persona la sinistra ha sperimentato una forma di lotta indegna di un Paese civile, basata sulla demonizzazione dell'avversario e sulla persecuzione giudiziaria: un calvario che Andreotti ha superato con dignità e compostezza, uscendone vincitore. Quello usato contro di lui è un metodo che conosciamo bene, perché la sinistra dell’odio e dell’invidia ha continuato a metterlo in campo anche contro l'avversario che non riusciva a battere nelle urne. Per questo auspichiamo che agli anni della demonizzazione segua finalmente una pacificazione, di cui il governo appena insediato possa rappresentare il giusto prologo”.

DURO IL COMMENTO DI ANTONIO INGROIA – Molto più netto e tagliente il giudizio del leader di Azione Civile, Antonio Ingroia: “Con la morte di Giulio Andreotti se ne va un protagonista, più spesso negativo che positivo, della storia italiana degli ultimi 70 anni. Si chiude così in questi giorni una pagina della storia italiana contrassegnata da due simboli opposti: Agnese Borsellino con la sua richiesta allo Stato di verità e di giustizia, rimasta inappagata, e Andreotti con il suo pragmatismo cinico che, in nome delle ragioni della Politica e della Ragion di Stato, giunse a stringere accordi con la mafia. Andreotti, con le sue tante ombre e poche luci, è morto, l’andreottismo sicuramente no”.

D’ALEMA – Per Massimo D’Alema “si è trattato certamente di un leader anche molto discusso nei diversi momenti della sua lunga esperienza politica e per la sua concezione del potere. Tuttavia, non si può negare che egli abbia mantenuto aperto il dialogo anche con forze politiche lontane dal suo pensiero e che abbia contribuito a consolidare il ruolo e la presenza internazionale del nostro Paese, concorrendo così in modo determinante a fare la storia dell'Italia repubblicana”.

CONI, MINUTO DI SILENZIO – Un minuto di raccoglimento sarà osservato in tutti gli eventi sportivi di questa settimana per commemorare la figura di Giulio Andreotti, che fu anche presidente del comitato organizzatore dei Giochi di Roma ‘60. A disporlo il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Al Foro Italico le bandiere sono già state portate a mezz’asta.

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