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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Napolitano spazza via l'antipolitica

"I partiti sono insostituibili, ma c'è bisogno di rigenerazioni e di riforme", dice il presidente della Repubblica. Poi il monito contro i "demagoghi" e l'esclusione del voto anticipato

PESARO - Se nel Paese soffia il vento dell'antipolitica, se il fenomeno Grillo viene dato in grande ascesa dai sondaggisti e da più parti si levano gli scudi contro le politiche "rigoriste" del governo Monti, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sfrutta le celebrazioni per i 67 anni della Liberazione a Pesaro per una difesa a tutto campo della politica come bene comune e dell'essenzialità del ruolo dei partiti.

Il capo dello Stato lancia un vero e proprio anatema contro il qualunquismo e l'allontanamento dei cittadini dalla 'res publica'. "Estirpare il marcio" che da troppi anni cresce al loro interno, dare "trasparenza" al sistema di finanziamento pubblico e iniettare nuova linfa alla democrazia con immediate riforme politiche: ecco la ricetta che Giorgio Napolitano prescrive ai partiti italiani, malati gravi d'Europa eppure soggetti "indispensabili" per la democrazia.

"NO AL DEMAGOGO DI TURNO" - Il rischio è, altrimenti, altissimo: consegnare le chiavi del Paese al "demagogo di turno". E qui si legge, senza troppa difficoltà, il chiaro riferimento a Beppe Grillo, il comico-blogger che infiamma le piazze e i blog a colpi di invettive contro i politici.  È il gelido vento dell'antipolitica a preoccupare il capo dello Stato che vede i mercati sempre più aggressivi ed i partiti sempre più inquieti.

"ELEZIONI NEL 2013" - Le elezioni infatti ci saranno. Ma non ora, solo "alla scadenza naturale della legislatura", avverte Napolitano quasi a smorzare sul nascere le voglie da resa dei conti che stanno crescendo tra le forze politiche. Come dimenticare gli insegnamenti della storia, quasi urla il presidente al microfono di piazza del popolo a Pesaro dove ha scelto di celebrare il 25 aprile. Il ventennio fascista ha portato ad una "intossicazione delle coscienze", al pregiudizio che la politica fosse una cosa "sporca", al vento dell'antipolitica, male antico dell'Italia come dimostra il partito dell'Uomo Qualunque fondato da Guglielmo Giannini nell'immediato dopoguerra.

Ed è solo la premessa di un potente discorso preparato a lungo e con cura nel quale Napolitano sembra quasi dettare l'agenda politica dei prossimi mesi: niente voto anticipato, il clima politico - paradossalmente - oggi permette di cambiare. Via quindi al bisturi per salvare l'immagine disastrata dei partiti. E poi "limiti e controlli per i loro finanziamenti". Rimboccarsi le maniche e sfruttare l'anno a disposizione "per varare una nuova legge elettorale che restituisca ai cittadini la possibilità di scegliere i loro rappresentanti e non di votare dei nominati dai capi dei partiti". Come andare a votare in queste condizioni e con questa legge elettorale, sembra dire senza dirlo il capo dello Stato.

La Resistenza, quindi. Il recente passato della nostra storia: un raggio di luce che ha parzialmente riscattato l'ignominia della dittatura e dell'alleanza nazi-fascista. "Ci si fermi a ricordare e a riflettere, prima di scagliarsi contro la politica", ammonisce Napolitano ad una piazza attenta. "E invece cresce la polemica, quasi con rabbia, verso la politica. E si prendono per bersaglio i partiti, come se ne fossero il fattore inquinante". Ma non si deve cadere in questi "abbagli fatali" perché "nulla ha potuto e può sostituire il ruolo dei partiti". Allora, subito, "estirpare il marcio senza abbandonarsi ad una cieca sfiducia nei partiti" e soprattutto tagliare l'erba sotto i piedi del "demagogo di turno" perché il movimento dell'Uomo Qualunque "in breve tempo sparì senza lasciare alcuna traccia positiva per il Paese".

"Non esitino e non tardino" i partiti a fare pulizia e rinuncino alla "sfiducia preconcetta ed aggressiva" quando si tenta di fare delle riforme indispensabili per il futuro del Paese. La parola 'spread' non viene mai usata dal presidente ma rimbomba tra la gente raccolta a piazza del Popolo di Pesaro quando Napolitano ripete il mantra di queste settimane: "rinnovamento, fiducia e unità" per affrontare la crisi "drammatica per le famiglie in condizioni più difficili", per quanti "rischiano il posto di lavoro" e per i troppi giovani completamente "fuori da concrete possibilità di occupazione". La piazza applaude: "tieni duro, presidente", gli urlano in tanti. A poche centinaia di metri una ventina di neofascisti di Forza Nuova contestavano pacificamente il "presidente delle banche" tra l'indifferenza dei pesaresi.

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