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Martedì, 19 Marzo 2024
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G8 di Genova, nuova condanna per le violenze: "Leggi italiane inadeguate"

"Le leggi italiane sono inadeguate a punire e prevenire gli atti di tortura commessi dalle forze dellʼordine". Ieri il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa ha espresso preoccupazioni per il testo ora all’esame del Parlamento. Antigone chiede una commissione d'inchiesta parlamentare

Il primo pronunciamento della Corte europea dei diritti umani risale al 2015. L'ultimo è arrivato oggi. E suona come una sentenza: "Le leggi italiane sono inadeguate a punire e prevenire gli atti di tortura commessi dalle forze dell'ordine". L'ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato ancora una volta l'Italia per gli atti di tortura perpetrati dalle forze dell'ordine nel luglio 2001 nella scuola Diaz, ai margini del G8 di Genova.

La Corte ha anche condannato l'Italia per non aver punito in modo adeguato i responsabili. La condanna odierna ricalca, in sostanza, quella che i giudici avevano pronunciato due anni fa sul caso Cestaro, in cui chiedevano al nostro Paese di introdurre il reato di tortura nell'ordinamento nazionale. La decisione di Strasburgo segue di un giorno la lettera inviata alle autorità italiane dal commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Nils Muiznieks, in cui sono espresse preoccupazioni per il testo ora all'esame del Parlamento italiano.

A presentare ricorso contro l'Italia per le torture subite alla Diaz, nonché per la mancata identificazione e condanna dei responsabili e l'assenza di un reato di tortura nella legislazione italiana, sono state 42 persone di varie nazionalità, che all'epoca dei fatti avevano tra i 20 e i 64 anni. Il ricorso è stato inviato alla Corte di Strasburgo all'inizio del 2013 e comunicato al governo affinché potesse difendersi il 10 novembre 2015. Il tutto avveniva quattro mesi dopo che la Corte di Strasburgo aveva condannato per la prima volta l'Italia, nel caso Cestaro, esattamente per gli stessi motivi.

G8, processo per i fatti della scuola Diaz @ TM News Infophoto

La sentenza odierna stabilisce che i ricorrenti "sono stati torturati, i responsabili non sono stati puniti come avrebbero dovuto e l'Italia non ha una legge che criminalizzi adeguatamente e quindi prevenga la tortura". La Corte, che ha radiato dal ruolo 13 dei ricorrenti mentre ha riconosciuto agli altri 29 indennizzi che variano tra i 45 e 55mila euro per danni morali. Davanti ai giudici di Strasburgo sono ancora pendenti diversi ricorsi, sempre incentrati sul reato di tortura, relativi ai fatti del G8 di Genova, in particolare a quanto accaduto nella caserma di Bolzaneto. Si tratta in particolare dei ricorrenti che non hanno aderito al patteggiamento, raggiunto con alcune delle vittime di Bolzaneto dal governo italiano ad aprile, sulle cause intentate presso la Corte.

"Subito una commissione parlamentare d'inchiesta"

"Come da sempre sosteniamo nel 2001 a Genova c'è stata una sospensione della democrazia. Ancora una volta torniamo di conseguenza a chiedere che sia istituita una commissione di inchiesta parlamentare che guardi a chi ha legittimato quello che avvenne in quei giorni". A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, a seguito della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Stavolta i ricorrenti erano 42 e per loro la Corte ha riconosciuto risarcimenti che vanno dai 45mila ai 59mila euro. La Corte - a differenza del caso Cestaro - non si è limitata a constatare le torture, ma ha condannato il nostro Paese per la violazione di numerosi altri articoli della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo. In particolare nella sentenza si riconosce la violazione dell'Art. 3 per la tortura e i trattamenti inumani e degrandanti, e per l'impossibilità di identificazione gli autori delle violenze; dell'Art. 13 per la mancanza di un effettivo accertamento delle responsabilità; dell'Art. 5, relativamente alla mancanza di informazioni sui motivi dell'arresto; degli Art. 9, 10 e 11 per la violazione della libertà di espressione e di riunione; dell'art. 14, in combinato disposto con gli articoli 3, 9, 10, 11 per essere stati, i ricorrenti, vittime di violenza a causa delle loro opinioni politiche.

"Ancora una volta l'Italia fa una figuraccia a livello internazionale e, per quanto riguarda la tortura, subisce una pesante condanna per la sua inadempienza verso impegni assunti oltre 28 anni fa e per la conseguente incapacità di punire i responsabili di questo crimine", dichiara Patrizio Gonnella. "Il Parlamento non può più aspettare. Si approvi da subito una legge che sia presentabile, applicabile e rispettosa delle Convenzioni internazionali. Fin da subito si inseriscano i codici identificativi per le forze dell'ordine. Si può fare - conclude Gonnella - anche senza una legge".

Tuttavia nonostante le critiche l'Italia tira dritto: Reato di tortura, ok dalla commissione Giustizia: lunedì la discussione in aula 

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