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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Unico obiettivo, pareggio di bilancio

Il Senato con il quorum dei due terzi aventi diritto approva la modifica dell'articolo 81 della Carta. Dal 2013 obbligatorio l'equilibrio tra entrate e spese. Vota sì anche il senatore a vita Mario Monti

"L'ampiezza del voto sull'articolo 81 segna una forte discontinuità rispetto alla pratica ultradecennale di riforme costituzionali varate da maggioranza di parte". Così il Partito democratico, nella persona del vicepresidente dei senatori, Luigi Zanda, spiega l'importanza per l'attuale maggioranza di governo del voto ampio con cui ieri è stato inserito nella nostra Costituzione il vincolo del pareggio di bilancio. Pdl, Pd e Terzo polo non hanno dubbi in merito. Questo provvedimento, così come il controllo dei conti pubblici da parte di un "organismo indipendente", stabiliti dal Fiscal Compact approvato dal Vertice europeo di marzo, portano a una modifica sostanziale del sistema politico italiano. 

Il voto - Con 235 sì, 11 no e 34 astenuti, quindi una maggioranza superiore ai due terzi che eviterà così il referendum confermativo previsto quando non si registra in Parlamento questo quorum, il Senato ha così sancito definitivamente la sua adesione alle politiche comunitarie in tema di austerity. Significativo, poi, che tra i voti a favore si è registrato anche quello di Mario Monti, che, in quanto senatore a vita, ha voluto rendere 'solenne' questo passaggio parlamentare. "E' un voto importante" ha spiegato il premier "bisognava esserci, e io c'ero". 

La riforma - Con questo voto, l'Italia può dire di "aver fatto i compiti" richiesti dall'Unione europea. Il nuovo articolo 81 della Carta costituzionale afferma che "lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico". Questo determina che "il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta, al verificarsi di eventi eccezionali". Tra queste, "gravi recessioni economiche, crisi finanziarie, gravi calamità naturali". In caso di sforamento ci dovrà però essere un "piano di rientro". In poche parole, se un anno si chiude in deficit, l'anno seguente questo deficit dovrà essere recuperato per non accrescere il debito. Ergo, si procederà 'di manovra in manovra' fino al raggiungimento e al mantenimento del pareggio di bilancio.

Le critiche 'politiche' - Da Lega Nord e Idv arrivano le critiche 'parlamentari' alla riforma. Dalla Federazione della Sinistra quelle extraparlamentari. "Non si può inserire il pareggio di bilancio in Costituzione senza aver prima avviato efficaci politiche di contrasto all'evasione fiscale e alla corruzione" il commento del presidente dell'Idv, Felice Belisario " e senza procedere a una seria 'spending review' che tagli gli sprechi e la spesa produttiva". Da qui il voto contrario dell'Idv alla modifica dell'articolo 81 della Costituzione. "Un principio costituzionale non può essere ispirato a meri criteri ragionieristici, specie in una fase recessiva in cui si continuano a chiedere sacrifici durissimi agli italiani". Per Belisario "imporre allo Stato l'obbligo di bilancio in pareggio nella Costituzione rischia solo di tradursi in nuove tasse o inevitabili tagli ai servizi". Da segnalare, però, come Idv e Lega Nord abbiano votato a favore del pareggio di bilancio nei tre passaggi parlamentari precedenti ma soprattutto come sia stata proprio l'Idv la prima forza politica a presentare un ddl per il pareggio di bilancio in costituzione: era il 23 marzo 2011. Ancora più duro il commento del segretario del Prc, Paolo Ferrero, per il quale l'Italia è stata vittima "di un colpo di Stato monetario. Con il pareggio di bilancio in Costituzione si rovescia letteralmente il dettato costituzionale: invece dei diritti, si mette al centro la finanza. Da una Repubblica democratica fondata sul lavoro, siamo passati ad un protettorato tedesco fondato sulle banche".

Le critiche 'economiche' - Cinque premi nobel contrastano apertamente questa "messa nell'illegalità" del keynesismo. Kennet Arrow, Peter Diamond, William Sharpe, Eric Maskin e Robert Solow, poche settimane fa, hanno scritto un appello - diffuso dal sito keynesblog.com - spiegando che "solo gli investimenti pubblici possono far crescere l'economia e rendere sostenibile il debito pubblico". Ma il "rigorismo" imposto dalla Germania va in senso diametralmente opposto. E, da ieri, ci va anche l'Italia.

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