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Martedì, 16 Aprile 2024
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Renzi muove le "truppe", qualcosa si mette in moto nel centrosinistra

Matteo Renzi ha scelto il punto di riferimento del "renzismo" Ettore Rosato per affiancare Ivan Scalfarotto nella parte organizzativa dei comitati Ritorno al Futuro. Saranno il seme di un nuovo partito?

Ha gestito uno dei gruppi parlamentari più numerosi della storia, ben 291 deputati, nell'era renziana del Pd. Ettore Rosato, oltre ad essere il 'padre' del Rosatellum, è stato il punto di riferimento del renzismo a Montecitorio. Il fatto che Matteo Renzi abbia scelto lui per "affiancare Ivan Scalfarotto nella parte organizzativa" dei comitati Ritorno al Futuro, segna un salto di qualità nell'operazione partita all'ultima Leopolda.

L'annuncio è stato fatto oggi via enews e Rosato si sta apprestando ad 'entrare in servizio'.

Che farà Rosato con i comitati? "Intanto terrò un profilo basso dal punto di vista comunicativo e alto dal punto di vista organizzativo", risponde interpellato dall'Adnkronos. Certo, l'upgrade nella strutturazione dei comitati fa subito pensare al primo passo verso la creazione di un movimento organizzato fuori dal Pd.

"Non è un'operazione contro il Pd", garantisce Rosato. Il senso resta quello già raccontato in più occasioni da Scalfarotto, che si sta occupando della cosa già da alcuni mesi: ovvero dare modo di impegnarsi ai "riformisti", a chi non è iscritto al Pd ma si sente all'opposizione del governo Lega-M5S.

Insomma, spiegano quanti stanno lavorando ai comitati, nessun passo di avvicinamento e nessuna intenzione di preparare la scissione. Almeno per il momento.

Archiviare il Pd? A due anni dalla cocente delusione del referendum costituzionale del 4 dicembre Renzi aveva affidato a Facebook parole significative: "C'è tutto il futuro da costruire". Tra i fedelissimi di Renzi si ragiona in tal senso. Il riformismo "rottamatore" con cui l'ex sindaco di Firenze ha conquistato la segreteria nel 2013 potrebbe essere messo da parte dovesse maturare l'idea che sia ormai troppo difficile far crescere il Partito Democratico oltre a quel nocciolo duro del 16/17% a cui era stato relegato dai sondaggi.

Ora, ad onor del vero dopo le primarie il Pd è in netta ripresa

Tralasciando la crisi dell'adunata elettorale di Liberi e Uguali ormai dissolta in correnti con percentuali di consenso prossime allo "zerovirgola", non stupirebbe affatto che possa prendere piede un nuovo progetto di centro-centrosinistra.

Intanto nel Pd...

Intato il Partito democratico ha complato la designazione dei parlamentari che faranno parte dell'assemblea Pd. Una delegazione che risulta ancora bilanciata secondo i pesi del congresso precedente, dal momento che i parlamentari sono quelli entrati nel 2018 con Matteo Renzi segretario.

  • Al Senato 24 posti sono andati all'area renziana nelle sue varie componenti (17 dell'area Guerini-Lotti, 2 che fanno riferimento a Matteo Orfini, 1 per Roberto Giachetti e 4 vicini a Maurizio Martina). All'area Zingaretti sono andati invece 9 dei delegati indicati dai senatori Pd.
  • Alla Camera l'area renziana ha ottenuto in tutto 47 delegati, sempre divisi tra l'area Guerini-Lotti (28), Martina (8), Orfini (6) e Giachetti (5). All'area Zingaretti sono andati invece 21 delegati.

Ora tuttavia la minoranza Pd rischia di dividersi di fronte all'ipotesi di eleggere Paolo Gentiloni nuovo presidente del Pd. La discussione è in corso in queste ore e l'ala più vicina a Matteo Renzi sarebbe più propensa a non partecipare al voto, ritenendo ormai Gentiloni una figura non più super partes visto il suo sostengo a Zingaretti nel corso del Congresso. 

Freddo sarebbe anche Matteo Orfini, che avrebbe chiesto a Zingaretti di aprire ad una vera gestione unitaria del partito: il sì a Gentiloni, insomma, sarebbe subordinato all'apertura da parte del nuovo segretario ad una gestione che superi gli schieramenti congressuali. Maurizio Martina, però, sembra orientato a dare il suo ok all'ex premier nel ruolo di presidente.

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