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Sabato, 20 Aprile 2024
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Pdl al bivio: scioglimento o cambiamento

Nuovo nome e nuovo simbolo non bastano. Berlusconi pensa a uno spezzettamento del Pdl in tante "liste civiche". Intanto nel partito è tutti contro tutti. Matteoli: "Basta appoggiare Monti". Galan: "Parlare con Montezemolo.

Primo indizio: nessuna riunione 'a urne calde' degli stati generali del Pdl alla presenza di Silvio Berlusconi. Secondo indizio: anziché Angelino Alfano, al cospetto dei media per commentare la debacle elettorale si presenta Denis Verdini. Ribattezzato "il mago dei numeri". Terzo indizio: silenzio sulla "grande novità politica" che ci sarebbe dovuta essere "il giorno dopo il voto" come annunciato dal segretario Alfano.

Come si dice, tre indizi fanno una prova.  Se poi ci si mettono le fresche dimissioni (respinte da Berlusconi e Alfano dopo la riunione di mercoledì a pranzo) da coordinatore del partito di Sandro Bondi, ecco che si può tranquillamente ritenere esaurita l'esperienza del Pdl

"Nei prossimi giorni ci sarà una nuova offerta politica". Alfano continua a ripetere questo motivetto dal primo minuto post voto. Quale questa nuova offerta? Semplice: l'alleanza dei moderati. Il tentativo di riavvicinarsi a Casini, l'obiettivo di coinvolgere Luca Cordero di Montezemolo. Due traguardi ad oggi quasi impossibili. Da qui, il silenzio. Si lavora sotto traccia. 

"Cambiare" - Visti i risultati - tutti si aspettavano un calo dei consensi ma non una vera e propria emorragia di voti - Berlusconi è ormai convinto che un semplice restyling, cambio di nome e di simbolo, nuovi vertici (alcuni nomi? Alemanno, Fitto, Galan) e nuove parole d'ordine ("No al governo delle banche" il più gettonato) non sono sufficienti per dare l'idea che, nel centrodestra, possa non essere percepito come qualcosa di realmente nuovo. E allora, e l'esempio di Grillo è lì a suffragare questa idea, l'ex premier potrebbe virare verso l'antipolitica. O, quantomeno, verso un nuovo soggetto capace di attrarre il malumore della gente. Qualcosa, per intenderci, che ricordi da vicino quello che è stato Forza Italia nell'Italia post-tangentopoli. 

Matteoli: "Tutta colpa dell'appoggio a Monti" - Per capire il clima caotico che si respira in via dell'Umiltà, ecco le parole di Altero Matteoli, ex ministro delle Infrastrutture, politico di matrice 'missina': "Il motivo principale della sconfitta? L'appoggio a Monti. Il nostro elettorato non gradisce questo appoggio. Noi abbiamo dato tutta la fiducia in maniera acritica. Io ero contrario fin dall'inizio ma mi è stato detto che si doveva privilegiare il buonsenso. Anche se controvoglia, ho sempre votato la fiducia, ma il risultato elettorale è evidente". Parole chiare, che stridono con quelle pronunciate, ad esempio, da Galan.

Galan: "Parlare con Montezemolo" - Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto, non abbandona la nave Alfano. "Non c'è dubbio" ribadisce "che Alfano possa essere un ottimo segretario di quello che è stato il movimento più nuovo, colorato e precursore dei tempi nella politica italiana". Parla già al passato, Galan, spiegando che "è quello che sta intorno al Pdl che non funziona. Noi rischiamo di sparire per primi, secondo la Lega, terzo il Pd". E allora? "Andare verso il nuovo. Nuovo sono i giovani sindaci, nuovo è il sistema del partito repubblicano e democratico negli Usa: zero iscritti, zero costo per i cittadini". E, per il futuro, "cambiare nome al partito. Cambiare volti con giovani che abbiano credibilità. Cambiare il programma. Cambiare forma del partito: le tessere da noi non vanno bene". Quanto a Berlusconi "torni ad essere tessitore. Parli con Casini, con i radicali, con Montezemolo". 

Cos'è il nuovo? - C'è chi parla di una "deriva grillina" come obiettivo del Pdl del futuro. Ma il nuovo assomiglia sempra di più a una sorta di "assemblea dei giovani" del Pdl pronti a commissariare Angelino Alfano. In prima fila, Raffaele Fitto. Quindi Mariastella Gelmini, Giorgia Meloni, Mara Carfagna, Michela Brambilla. A ognuno Berlusconi si dice pronto a consegnare un pezzo del partito. E ogni pezzo potrebbe andare per la propria strada, portare avanti le proprie battaglie, da quelle per i diritti delle donne (con la Carfagna in prima fila) alle lotte in difesa degli animali (a guida Brambilla). E ancora. I cattolici si ritroverebbero tra le fila del ciellino Maurizio Lupi - con la direzione di Roberto Formigoni - i 'giovani' organizzati da Giorgia Meloni. 

Un Pdl spezzettato pronto a ritrovarsi - come assemblamento di liste civiche - in coalizione solo al momento delle urne, provando così ad attirare verso il nuovo progetto anche i centristi che vedono in Casini, e magari in Montezemolo, i loro leader. 

 

 

 

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