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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Il Ponte di Messina diventa legge: a dicembre in Parlamento la proposta Lupi

Il capogruppo di Area Popolare, l'ex ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi, porta alla Camera un provvedimento che riattiva le procedure per la realizzazione del Ponte di Messina e la riattivazione della società Società Stretto di Messina

Il Ponte sullo Stretto di Messina rinasce in Parlamento. Il rilancio del progetto di cui il premier Matteo Renzi ha parlato in occasione dell'assemblea del gruppo Salini-Impregilo è tutt'altro che una ipotesi. Che oltre alle fanfare ci sia una seria presa di posizione in questo senso lo dimostra la proposta di legge che Area Popolare porterà a Montecitorio. La Camera ha infatti calendarizzato per dicembre la discussione di un provvedimento che riattiva le procedure per la realizzazione del progetto faraonico. 

La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha infatti accolto in tal senso una richiesta dell'ex ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi. "Il testo - spiega il capogruppo di Ap - riattiva le procedure dopo che il Parlamento con una legge aveva cancellato la Società Stretto di Messina". L'ex Ministro ha assicurato che il provvedimento arriverà all'esame dell'Assemblea senza la formula 'ove concluso l'esame' da parte delle Commissioni parlamentari competenti. Queste, ha sottolineato, 'avranno il tempo', e ha concluso che si tratta di "una richiesta di un gruppo di maggioranza".

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LA STORIA E I COSTI. La Società Stretto di Messina Spa che dal 1981 aveva il compito di progettare, realizzare e gestire il collegamento stabile tra la Sicilia e il Continente è in stato di liquidazione dal 15 aprile 2013, quando il Governo Monti ne sanci la chiusura. Dopo il rilancio del progetto con le promesse di Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale del 2001, nel 2005 il consorzio Eurolink, composto tra gli altri dalla società Impregilo, vinse l’appalto per costruire il ponte e nel 2006 furono firmati gli ultimi accordi. Il progetto fu fermato dal governo Prodi entrato in carica nel 2006, ci fu un tentativo di ripartenza nel 2008 con il nuovo governo Berlusconi, ma nel 2012 il governo Monti bloccò il progetto in una maniera che definitiva, fino ad oggi.

Nel 2009 la Corte dei Conti ha stimato che siano stati spesi soltanto nel periodo 1982-2005 quasi 130 milioni di euro. Altre stime portano il costo totale a circa 600 milioni di euro. È una cifra che potrebbe quasi raddoppiare se lo stato dovesse perdere la causa con Eurolink che oggi chiede 790 milioni di euro più interessi come risarcimento danni.

Ora la proposta di legge di Ap vuole rimettere in pista la Stretto di Messina Spa ad oggi una società senza personale, senza sedi, con importanti contenziosi aperti: secondo il bilancio intermedio di liquidazione del 2015 firmato dal commissario liquidatore Vincenzo Fortunato, la Stretto di Messina spa non ha più dipendenti dal primo gennaio 2014: l’unico personale operante è formato da 7 persone in distacco e altre cinque utilizzate parzialmente. La sede di Roma, in via Marsala 27, si è ulteriormente ridotta vista l’attività ormai limitata alla liquidazione ed è sublocata all’Anas e qui, oltre a seguire le procedure di liquidazione, la società si è limitata nel 2015 a conservare progetti, documenti, pareri e relazioni. Il personale distaccato ha digitalizzato il materiale in modo che non venga perso e lo ha archiviato.

L’unica opera propedeutica che si è riusciti a costruire è la variante di Cannitello, ovvero la predisposizione della rete ferroviaria in previsione della nascita del ponte: lavori iniziati nel 2009 e conclusi nel 2012. Per il collaudo ci sono voluti altri due anni mentre l’opera di mascheramento della galleria artificiale e la realizzazione del lungomare di Cannitello sono stati affidati a Rete Ferroviaria Italiana.

La società in liquidazione ormai svolge da anni un’opera di dismissione delle attività e ha in piedi contenziosi e accordi in direzione opposta a quella che vorrebbero riaccendere il sogno di collegare la Sicilia al Continente. 

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