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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica / Roma

Riforma del lavoro, precari in protesta a Montecitorio

"Non ce la beviamo" lo slogan con cui i giovani de Il nostro tempo è adesso stanno riempiendo la piazza del Parlamento "di proposte e rivendicazioni"

"Non ce la beviamo". Con questo slogan precari e precarie della rete "Il nostro tempo è adesso" sono in piazza Montecitorio per protestare contro il governo Monti e la "riforma pacco".

La protesta - Iniziata nel tardo pomeriggio in piazza Montecitorio, la manifestazione è stata in realtà una sorta di assemblea "a microfono aperto" con la quale i giovani precari hanno voluto prendere parola sulla riforma del mercato del lavoro. Associazioni, reti e coordinamenti di precari hanno così riempito la piazza "per porre le istanze delle lavoratrici e dei lavoratori precari" hanno spiegato "davanti al luogo della decisione politica".

Precari contro il governo: la campagna "Non ce la beviamo"

L'appello - Come recita l'appello della manifestazione, l'obiettivo è dire che "la precarietà è la causa della crisi, non la soluzione". Contemporaneamente, guai a parlare di scontro generazionale: "La precarietà non è la conseguenza di una generazione 'privilegiata' e 'garantita' che si è arricchita a danno dei propri figli, ma il frutto di scelte politiche prese da un'intera classe dirigente che con incredibile ipocrisia adesso pensa di utilizzare i giovani per giustificare l'esigenza di maggiore precarietà". 

Le richieste - Reddito, diritti sindacali, servizi, lavoro sicuro in termini di tutele. Il tutto per raggiungere alcuni semplici obiettivi "di una vita": pensione, tetto sopra la testa, poter costruire una famiglia, "andare in ferie o potersi ammalare senza paura di essere licenziati". 

Richieste che i giovani de Il nostro tempo è adesso, coordinamento di precari vicini alla Cgil, rivolgono al loro stesso sindacato impegnato nella trattativa per la riforma del mercato del lavoro. "C'è bisgono di politiche per il diritto all’abitare, di spostare la leva fiscale dal lavoro alla finanza, serve ripensare ad un welfare estensivo che includa invece di marginalizzare. Stiamo parlando del diritto ad una vita vera che una Repubblica fondata sul lavoro deve essere in grado di garantire". 

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