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Venerdì, 19 Aprile 2024
Chiesa / Roma

"No alla denuncia obbligatoria dei casi di abuso"

Monsignor Crociata: "Non possiamo chiedere al vescovo di diventare pubblico ufficiale". Per la Conferenza episcopale "denunciare i casi di abuso vuol dire andare contro l'ordinamento". Parole che faranno discutere

"Non possiamo chiedere al vescovo di diventare un pubblico ufficiale. Formalizzare la richiesta al vescovo di denunciare i casi di abuso vuol dire andare contro l'ordinamento". È quanto ha spiegato questa mattina il Segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, presentando alla stampa in Vaticano le linee guida per i casi di abuso sessuale da parte del clero messe a punto dalla conferenza episcopale. 

"È chiaro a tutti noi vescovi - ha aggiunto Crociata - che bisogna collaborare con le autorità civili, ciò non vuol dire che noi si possa operare in modo difforme da quanto prevede la legislazione". 

I numeri - Sono 135 i casi di pedofilia tra il clero in Italia che riguardano il periodo 2000-2011 e che sono emersi nell'ambito di una ricognizione effettuata dalla Cei in vista della pubblicazione delle Linee guida. "Di questi casi - ha spiegato mons. Marinao Crociata, segretario cei - 77 sono le denunce che risultano alla magistratura, 22 sono stati condannati in primo grado, 17 in secondo, 21 hanno patteggiato, 12 i casi archiviati, 5 assolti".

"Niente denuncia" - Il vescovo, secondo monsignor Crociata, "laddove si riconosca la fondatezza delle accuse, può incoraggiare le vittime a rivolgersi alla magistratura". Rispetto al fatto - come sottolineato dall'Ansa - che le linee guida non prevedano l'istituzione, come in altri Paesi, di un vescovo responsabile a livello nazionale per il dossier abusi, Crociata ha ribadito che "in Italia non c'è bisogno di un'autorità terza per seguire questi casi, il vescovo è responsabile di tutto nella propria diocesi anche in questo campo". 

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