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Giovedì, 28 Marzo 2024
PRIMARIE PD

Primarie: respinto il 90% delle richieste. Tensione per il ballottaggio?

Campagna elettorale chiusa nel segno della distensione. Poi la mazzata per Renzi: sono 7094 i nuovi elettori ammessi al ballottaggio, meno del 10% dei richiedenti

Un caffè insieme? Meglio una cena, ma a bocce ferme. Passa tra un bar ed un ristorante la tregua tra Matteo Renzi e Pierluigi Bersani. Una tregua fragilissima che sa tanto di calma prima della tempesta. Quarantotto ore di guerra senza quartiere, colpi bassi e dichiarazioni al vetriolo. Poi, ad un passo dall’apertura dei seggi, la schiarita. E’ stato il segretario del Pd ad inaugurare il penultimo chilometro delle primarie tendendo una mano al sindaco di Firenze: “Matteo non sfregiare tutto questo, la vera battaglia che ci aspetta tutti quanti, che è quella per il dopo”. Tradotto, basta “fuoco amico”, da lunedì dovremo per forza di cose lavorare insieme. Difficile sapere cosa farà Renzi il giorno dopo il ballottaggio, ma in mattinata decide comunque di abbassare i giri del motore. “Non roviniamo tutto all’ultima curva” dichiara appena arrivato a Milano e subito dopo, per allontanare il campo di gara da nuvole minacciose che pur persistono all’orizzonte, mette subito in chiaro: “Se vincerà Bersani nessuno griderà ai brogli”.

CAFFE’ – E in questa giornata all’insegna del ‘volemose bene’, c’è anche il tempo per il doppio invito. Renzi per rivolgersi al suo segretario sceglie Twitter: “Caro Bersani, siamo entrambi a Milano. Ci prendiamo un caffè insieme e facciamo un appello alla serenità per domani?” Bersani gli risponde poco dopo e rilancia con un pranzo: “C’è un problema logistico, devo andare a Novara. Siamo tutti in tournee, ma vorrei rispondere: anche un pranzo quando c'è l'occasione. Siamo tutti una grande squadra”. “Faremo anche senza caffè – risponde Renzi – che fra l’altro fa diventare nervosi. L'importante è restare sereni”. Insomma tutto all’insegna della distensione, della pace. Bersani che tende la mano, Renzi che dipinge Bersani come una “bravissima persona”. E pazienza se tra giovedì e venerdì la stima tra i due era sprofondata al minimo storico. La politica ha una memoria cortissima. Ieri la guerra, oggi nel Pd si respira aria da libro Cuore.

REGOLE – Tutto vero? In parte sì. Anche perché i “20 motivi di differenza tra noi e loro”, comparso questa mattina nella pagina Facebbok di Renzi fanno parte della logica della campagna elettorale. Certo invitare uno a bere caffè e avviandosi verso il bancone sottolineare le 20 cose che non ti piacciono di lui non è il massimo. Ma chi è avvezzo alle carte sa bene che ‘il gioco è gioco’, o meglio, segue le sue leggi. Ad insegnarlo sono gli Stati Uniti, la patria delle primarie. Negli States però chi perde è il primo a stringere la mano a chi vince. Cosà che nel Pd potrebbe diventare complicato. Si perché la polemica è andata ben oltre l’immaginabile. Il problema vero è che tutto si può pensare tranne che sia finita nel corso di una mattinata milanese. Al di là dei proclami odierni, il ballottaggio rischia di assomigliare ad una pentola a pressione con la valvola di sfiato ostruita.

NUMERI - Si perché l’invito all’iscrizione di massa messo in piedi dai renziani (spinta della pubblicità su Facebbok e dai giornali nazionali, con tanto di ‘form’ pre-compilato) ha sfiorato le 130mila richieste via mail. Una cifra che nei fatti è stata castrata dai comitati provinciali che hanno applicato alla lettera il regolamento emanato dal Comitato dei Garanti. Sono i numeri a rendere cristallina la situazione: in tutto il Trentino sono state ammesse 335 richieste su 1.094 ricevute. A Torino soltanto 64 su 4.900. A Bologna 224 su 2.837. Ad Ancona 68 su 1.129. In tutta la regione Lazio 1849 su 17.847. Nelle Marche  253, su un totale di 4.097. A Milano 225 si, su oltre 14mila richieste. A Livorno i più netti: sono state respinte tutte le 1094 richieste. “Ci aspettiamo un’altra intensa giornata di vita democratica”, ha sottolineato Luigi Berlinguer, il presidente dei Garanti. “Abbiamo fatto tutto ciò che umanamente poteva essere fatto per far votare tutti. A chi non si era registrato nei termini utili è stato consentito di presentare tardivamente la domanda fornendo attraverso internet una credibile giustificazione''.

Attorno alle 19 arriva il dato ufficiale: respinto il 90% delle richieste, il bacino elettorale del primo turno si arricchirà, almeno nell’Albo, di 7094 nuovi iscritti. Lo stesso Bersani da Novara è stato chiarissimo: “A tutti quelli che adesso mi chiedono di venire a votare, e che mi chiedono di iscriversi, io rispondo: venite nel rispetto delle regole”. Gli fa subito eco Renzi da Carpi: “I dati delle domande accolte per votare al ballottaggio si commentano da soli. Ma chiedo alla gente di andare ai seggi con tranquillità e serenità. Chiudiamo la partita col sorriso. Se tutti facciamo l'ultimo sforzo, riusciamo a portare a casa il risultato pieno”.

Quell’ultimo sforzo che chiede Renzi è scritto a chiare lettera nella mail che ha raggiunto nella serata di ieri chi è passato dal sito ‘www.domenicavoto.it’: “Per paura, e solo per paura, alcuni coordinamenti provinciali vogliono bloccare le iscrizioni, ma è un suo diritto partecipare al ballottaggio. La invitiamo quindi a recarsi al seggio con l’email stampata e chiedere di votare”. L’invito è netto, ammessi o non ammessi, presentatevi al seggio. Una chiamata perentoria che potrebbe far riaccendere la miccia della polemica rovente proprio ad urne aperte.  E visto il clima il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, ha deciso di allertare “i prefetti perché tutto possa svolgersi nella maniera più serena”. “Non abbiamo motivi di pensare che ciò non avvenga – ha sottolineato – non abbiamo timori particolari”, ma intanto dal Dipartimento di pubblica è partita una circolare affinché tutto si svolga regolarmente e si prevenga “ogni illegalità o azioni di disturbo”.

Il Pd in sostanza si gioca tutto in 12 ore: ad urne chiuse saranno ridisegnati i confini della geografia politica italiana. Bersani è in vantaggio; Renzi sotto in tutti i sondaggi tenta in extremis di fare il colpaccio. Che finisca in un modo oppure nel suo perfetto contrario il futuro della sinistra passa da questi due nomi. E chissà se da lunedì ci sarà il tempo per un pranzo di lavoro oppure il terreno comune sarà irrimediabilmente compromesso.
 

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