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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

La maggioranza diserta il voto sul caso Gregoretti e la Lega manda a processo Salvini

La Giunta per l'Immunità del Senato - riunita nei soli membri della minoranza - ha accolto la richiesta dell'ex ministro dell'interno Matteo Salvini che aveva chiesto di non negare la richiesta di processo per il caso dei migranti della nave Gregoretti

La Giunta per l'Immunità del Senato ha respito la richiesta del Presidente Gasparri di rigettare la richiesta di processo per il senatore Matteo Salvini avanzata dal tribunale dei ministri di Catania. Ora l'ultima parola spetterà all'aula di Palazzo Madama: sarà la conferenza dei capigruppo a fissare il giorno.

Secondo quanto prevede il regolamento - non essendo passata la proposta del relatore Gasparri -  l'Aula potrà limitarsi a prenderne atto, quindi confermare il sì al processo a Salvini senza ulteriori votazioni, oppure, su richiesta di 20 senatori che esprimeranno un orientamento diverso da quello emerso in Giunta, si potrà procedere ad una ulteriore votazione. sarà Erika Stefani della Lega, a riferire in Aula la decisione della Giunta, presumibilmente il 17 febbraio.

Processo a Salvini, ultime notizie

La Giunta per l'Immunità - riunita nei soli membri della minoranza dopo l'annuncio della maggioranza di disertare la riunione respingendo la richiesta del presidente, ha chiesto di processare l'ex ministro dell'interno.

A votare per il sì al processo i 5 senatori della Lega (Pillon, Stefani, Augussori, Urraro e Pellegrini) facendo seguito a quanto chiesto dallo stesso Matteo Salvini. Contro il processo invece il presidente Gasparri con i tre senatori di Forza Italia e il membro di Fratelli d'Italia.

Il risultato di pareggio, come determina il regolamento, fa prevalere il no alla relazione del presidente, che chiedeva di dire no al tribunale dei ministri di Catania.

Processo a Salvini, che cosa è successo

La giunta si era riunita alle 17:00 di oggi lunedì 20 gennaio per votare la relazione del presidente Maurizio Gasparri in merito alla richiesta di autorizzazione giunta a Palazzo Madama dal tribunale di Catania, di portare a processo il senatore Matteo Salvini.

Nella relazione Gasparri sottolineava le motivazioni di un diniego all'autorizzazione a procedere in merito all'accusa di sequestro di persona per i fatti inerenti alla sbarco dei migranti dalla nave Gregoretti.

Le forze di governo hanno anticipato con una nota che non si presentaranno alla riunione convocata a Sant'Ivo alla Sapienza.

"Non ci presenteremo in Giunta in quanto la convocazione di oggi è frutto di gravi forzature sia del presidente Gasparri che della presidente Casellati. Non ci presenteremo anche perché non sono state accolte le richieste di approfondimenti istruttori avanzate in Giunta. Siamo contrari all'utilizzo strumentale che il centrodestra sta cercando di fare delle istituzioni".

Così in una nota congiunta i capigruppo e i componenti della Giunta delle immunità dei partiti di maggioranza (6 del M5S, 3 di Iv, 1 del Pd, e due del misto: De Falco -ex m5s- e De Petris -leu-, ndr).

"Se Salvini ha trovato il coraggio, se vuole il processo, allora la parola finale spetterà all'Aula, la dice l'Aula, vedremo se chiederà ai suoi di essere processato  - spiega Loredana De Petris, senatrice di Leu dopo l'incontro tra gli esponenti della maggioranza sul caso Gregoretti - Noi vogliamo mettere al riparo la Giunta, che deve essere preservata".

Dopo l'annuncio della maggioranza di disertare la riunione, in aula sono presenti dieci membri della minoranza: 4 di Forza Italia, uno di Fdi e i cinque della Lega.

Gregoretti, perché Pd e M5s attaccano Casellati

In particolare il presidente del Senato Elisabetta Casellati è contestata dalla maggioranza perché è stato il suo il voto decisivo per 'confermare' la data di oggi per il voto. Decisione che - visto il rush finale della campagna elettorale per le elezioni regionali -  è stata usata da Salvini per fini elettorali, e ha visto scoppiare l'ira della maggioranza che parla di "mancata terzietà" della presidente del Senato. 

Questa prima "diserzione", tuttavia, non eviterà in un secondo momento a Matteo Salvini di essere processato: tra circa un mese, infatti, è previsto un secondo passaggio in Aula. E la maggioranza (stavolta presente e compatta) dovrebbe dare in Senato, al contrario, il via libera al procedimento penale.

Perché Salvini rischia il processo

La vicenda nasce dalla decisione del leader leghista (all'epoca dei fatti ministro dell'Interno) di bloccare, nel luglio del 2019, la nave Gregoretti della Guardia costiera nel porto di Augusta, non autorizzando lo sbarco di oltre 130 migranti per diversi giorni, tra la fine di luglio e inizio agosto.

50 dei migranti erano stati soccorsi dal peschereccio 'Accursio Giarratano', altri 91 salvati da un pattugliatore della Guardia di Finanza. Entrambi gli interventi avvengono in acque Sar (Ricerca e soccorso) maltesi. L’imbarcazione della Guardia costiera Gregoretti aveva prestato poi assistenza, dirigendosi verso Lampedusa per sbarcare sei persone bisognose di cure. Per le altre 135 arriva però il no del titolare del Viminale.

"Ho dato disposizione che non venga assegnato nessun porto prima che ci sia sulla carta una redistribuzione in tutta Europa", dice Salvini. La barca, dunque, ormeggia al molo Nato di Augusta in attesa dell’autorizzazione allo sbarco. La sera del 29 luglio vengono fatti scendere 15 minori. Il giorno successivo viene disposta dal procuratore di Siracusa Fabio Scavone un’ispezione sul pattugliatore per accertare le condizioni igienico-sanitarie dei migranti. La procura apre un'inchiesta, ma al momento nessuno viene iscritto nel registro degli indagati. Dopo sei giorni costretti a bordo della nave della Guardia Costiera, i 116 migranti toccano terra il 31 luglio: vengono trasferiti nell'hotspot di Pozzallo per le procedure di identificazione e successivamente vengono smistati nei cinque Paesi dell'Unione europea che hanno dato la disponibilità ad accoglierli: Francia, Germania, Portogallo, Lussemburgo e Irlanda. Cinquanta, invece, restano in Italia, ma non a carico dello Stato: se ne fa carico la Cei, Conferenze episcopale italiana.

A questo punto, la procura distrettuale di Catania apre un’inchiesta su Salvini per sequestro di persona. Il 21 settembre il pm avanza una richiesta motivata di archiviazione. La Procura di Catania nella richiesta di archiviazione scrive che "l'attesa di tre giorni non può considerarsi una illegittima privazione della libertà", visto che le "limitazioni sono proseguite nell'hotspot di Pozzallo" e che "manca un obbligo per lo Stato di uno sbarco immediato". Inoltre, osserva il pm, "le direttive politiche erano cambiate" e dal 28 novembre il Viminale aveva espresso la volontà di assegnare il Pos e di "farlo in tempi brevi", giustificando "i tempi amministrativi" per attuare lo sbarco dei migranti "con la volontà del ministro Salvini di ottenere una ridistribuzione in sede europea". Inoltre sulla nave "sono stati garantiti assistenza medica, viveri e beni di prima necessità" e "lo sbarco immediato di malati e minorenni".

Arriviamo a inizio dicembre. Il tribunale dei ministri di Catania chiede al Senato - l’ex ministro è infatti un senatore - l’autorizzazione a procedere: Salvini è indagato. Secondo l’accusa, il leader leghista "abusando dei poteri" da ministro dell'Interno avrebbe "privato della libertà personale i 131 migranti bloccati a bordo della nave Gregoretti della Guardia Costiera italiana dalle 00:35 del 27 luglio 2019 fino al pomeriggio del 31 luglio" successivo, quando è arrivato il via libera allo sbarco nel porto di Augusta (Siracusa). Il tribunale contesta a Salvini anche di avere "determinato consapevolmente l'illegittima privazione della libertà personale" dei migranti "costretti a rimanere in condizioni psicofisiche critiche" sulla nave Gregoretti. "Rischio fino a 15 anni di carcere, ritengo che sia una vergogna che un ministro venga processato per aver fatto l’interesse del suo Paese", commenta l’ex ministro dando notizia della notifica della richiesta. Il 19 dicembre la Giunta fissa un termine di 30 giorni perentorio entro cui deve arrivare il verdetto.

Nei giorni scorsi, i legali del leader della Lega hanno depositato una memoria alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari in cui viene tirato in ballo tutto il governo:

"Matteo Salvini - scrivono - ha agito nell'interesse dell'Italia, col pieno coinvolgimento di Palazzo Chigi e dei ministeri competenti, in modo perfettamente sovrapponibile a quanto accaduto per la nave Diciotti. Una vicenda, quest'ultima, che aveva convinto il Senato (20 marzo 2019) a negare l'autorizzazione a procedere nei confronti del titolare dell'Interno".

"Tutta la fase decisionale è stata gestita dall'allora ministro dell'Interno, che l'ha anche rivendicata", ha invece chiarito il premier Giuseppe Conte in un'intervista al Corriere della Sera

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