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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

"Un modello di integrazione e civiltà": ciò che non dicono sul Cara di Mineo

Il centro per l'accoglienza per richiedenti asilo siciliano è stato spesso descritto in maniera negativa, ma secondo il direttore, intervistato da Today, la situazione odierna è tutt'altro che drammatica: “Tutto funziona, gli ospiti vivono in armonia, le criticità sono state risolte”

“Il Cara di Mineo? Deve essere chiuso assolutamente”: così tuonava la conclusione della relazione sul centro d'accoglienza redatta dalla Commissione d'inchiesta composta dai deputati di tutti i partiti. Una richiesta chiara che si basava sulle prove descritte nel documento di oltre 50 pagine, di cui abbiamo parlato nelle scorse settimane. 

Ma è veramente così drammatica la situazione nel Cara di Mineo? Per farci un'idea più chiara abbiamo contattato l'ingegnere Giuseppe Di Natale, attuale direttore del centro, che passa ogni giorno tra i migranti che abitano il Cara siciliano. 

“Il documento in cui viene chiesta la chiusura si basa su due visite, una del 2015 e una del 2016, ma la Commissione ci ha messo più di un anno a scrivere la relazione, in questo lasso di tempo le criticità descritte sono state risolte. Quindi siamo di fronte ad un testo che descrive una situazione vecchia, non più attuale”.

La relazione in questione raccontava tutta la storia del Cara di Mineo, partendo dagli illeciti riscontrati già alla nascita del centro, per arrivare al degrado e alla mala gestione degli ospiti emersa prima che lo Stato intervenisse, nominando l'amministrazione giudiziaria. Ma dopo quel passaggio, molte cose sono cambiate nel centro: “La struttura è stata migliorata – continua Di Natale – e nel corso dell'amministrazione giudiziaria abbiamo avuto modo di efficientare tutte le situazioni critiche. Anche se, a dire la verità, al nostro ingresso nel Cara avevamo trovato condizioni già ottimali in tantissimi aspetti”. 

Igiene, pulizia, gestione dei ticket, adesso è tutto a norma  - ha aggiunto il direttore del Cara – E' sicuramente difficile gestire un centro di queste dimensioni, ma lo Stato sta svolgendo un lavoro incredibile per queste persone, che provengono da Paesi in cui la morte è all'ordine del giorno”.

Salvini aveva descritto il Cara come una macelleria, ma dalle parole di Di Natale si scopre invece una realtà ben diversa, fatta di democrazia e di civiltà: “Attraverso la nostra guida, gli ospiti decidono dei rappresentanti per ogni etnia, che poi vengono ad esporre le loro richieste. Tutto avviene in maniera democratica e spesso vengono elette anche le donne, una cosa impensabile per alcuni Paesi da cui provengono i nostri ospiti”. 

Qualche settimana fa il Cara di Mineo era tornato a far parlare di sé per la protesta messa in atto dai richiedenti asilo, che avevano bloccato la strada tra Catania e Gela. Le rimostranze dei migranti erano dovute alle nuove regole del Cara, ma al contrario di quanto descritto da alcuni media, la manifestazione è stata pacifica e di breve durata. “Io stesso sono entrato nel Cara per calmare la situazione – ha chiarito Di Natale – è bastato parlare con i rappresentanti dei richiedenti asilo per trovare subito una linea comune. Dopo un paio d'ore anche la strada era stata liberata. A far scaturire la protesta è stato il divieto di cucinare? In parte è vero, alcuni ospiti vorrebbero preparare da soli le pietanze, ma il vero motivo alla base della protesta è da attribuire ai lunghissimi tempi con cui i migranti possono ottenere i documenti. Si parla di 18-24 mesi, un'eternità per molti di loro, ma purtroppo il percorso della burocrazia italiana è questo, non si può fare altrimenti”.

D'altronde, gestire oltre 3mila richiedenti asilo non è semplice, ma nella nuova gestione c'è un numero idoneo di persone che lavorano per migliorare la vita di queste persone: “Ci sono circa 375 dipendenti, ovviamente tutti in regola. Un numero proporzionato a quello degli ospiti del centro”, ha aggiunto l'ingegner Di Natale. Anche la convivenza con gli abitanti dei paesi vicini al Cara è pacifica: “Molti nostri dipendenti vengono dalle zone circostanti. Inoltre i bambini del centro vanno a scuola con gli italiani, stringono rapporti d'amicizia e sono sempre più integrati con la popolazione locale”. 

Umanità, democrazia, convivenza pacifica, impegno. Sono tutte parole che non vengono mai accostate al Cara di Mineo, ma che invece prendono una posizione centrale nella descrizione fatta da Di Natale: “Purtroppo la percezione è spesso lontana dalla realtà. La verità è che nel Cara di Mineo chi lavora con i migranti guadagna molto dal punto di vista umano, impara nuove culture, si confronta con diversi modi di pensare. Ci sono migranti che provengono da Paesi in guerra tra loro, che qui si siedono uno vicino all'altro e parlano in maniera pacifica, fanno amicizia e convivono in maniera civile”. 

“Noi abbiamo un modello – ha concluso Di Natale – e lo applichiamo in maniera diligente. Deve essere chiaro che al Cara di Mineo c'è una gestione positiva. Facciamo una cosa e cerchiamo di farla nel migliore dei modi: si chiama accoglienza”.

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