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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica

Referendum 4 dicembre: perché votare no

Secondo i sostenitori del no la Riforma Boschi oltre ad essere scritta in modo poco chiaro rende più confuso il processo legislativo, non dimezza i costi della politica e rischia di trasformare l'Italia in un paese autoritario assoggettato al Governo

Referendum 4 dicembre: perché votare no

I sostenitori del "no" al referendum confermativo della Riforma costituzionale avanzano critiche alla Riforma Boschi: con il nuovo testo costituzionale il bicameralismo perfetto non verrebbe davvero superato, come dice il governo, ma reso più confuso

Inoltre secondo i detrattori della riforma il processo legislativo non verrebbe semplificato ma complicato grazie ad almeno sette differenti procedimenti legislativi. Rimarrebbero altresì i conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato, anzi, ci sarebbe un eccessivo ri-accentramento dello Stato rispetto alle Regioni.

Il bicameralismo non viene davvero superato, come dice il governo, bensì reso più confuso creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato;

Per quando riguarda i costi della politica non verrebbero dimezzati, ma il risparmio sarebbe minimo.

I costi della politica non vengono dimezzati: con la riforma si andrà a risparmiare circa il 20%, ma in realtà sono in arrivo nuove indennità al rialzo per i funzionari parlamentari;

REFERENDUM, ITALIANI AL VOTO: LA DIRETTA DI TODAY

I sostenitori del “no” disapprovano anche la scelta di portare a 150mila le firme che servono per i disegni di legge d’iniziativa popolare e quella di garantire anche ad amministratori regionali e locali l’immunità parlamentare.

l’amplLamento della partecipazione diretta dei cittadini comporterà l’obbligo di raggiungimento di 150mila firme (attualmente ne servono 50mila) per i disegni di legge di iniziativa popolare;

Altre critiche riguardano il fatto che la riforma sia stata scritta in alcuni punti in modo poco chiaro e prodotta non per iniziativa libera del Parlamento, per altro eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale, ma sotto dettatura del governo.

Si tratta di una riforma non legittima perché prodotta da un parlamento eletto non dal popolo ma con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. Inoltre, anche agli amministratori regionali e locali si va a garantire l’immunità parlamentare;

Le voci per il “no” criticano anche il referendum stesso: sarebbe meglio, dicono, che gli elettori non fossero chiamati a votare su un unico quesito per approvare o respingere l’intero pacchetto di riforme, ma che avessero la possibilità di votare separatamente sui temi, non omogenei, in esso contenuti.

Una delle accuse mosse è che questa rischia di trasformare l’Italia in un paese "autoritario" indebolendo una delle due Camere, potrebbe restringere gli spazi di dibattito e rendere troppo forte il governo che sarebbe legato alla fiducia di una sola Camera e godrebbe anche di una corsia preferenziale per i propri disegni di legge.

Non garantisce la sovranità popolare: insieme alla legge Italicum, che mira a trasformare una minoranza in maggioranza assoluta di governo, espropria il popolo dei suoi poteri e consegna la sovranità nelle mani di pochi

Il rischio di consegnare la sovranità nelle mani di pochi, secondo alcuni critici, sarebbe accentuato dalla combinazione tra questa riforma costituzionale e l’Italicum: la nuova legge elettorale che prevede un ampio premio di maggioranza alla Camera per il partito che ottiene anche solo un voto in più degli altri. Il rischio, obietta una parte dei sostenitori del “no”, è di dare troppo potere al governo e alla forza parlamentare che lo sostiene. Secondo i sostenitori dell’Italicum, invece, questo sistema garantirebbe la governabilità del Paese.

Contro la riforma si sono schierate le forze all’opposizione: dalla sinistra radicale alla Lega Nord, dal Movimento 5 Stelle a Forza Italia (che all’inizio aveva collaborato alla scrittura della riforma, votandola anche in Parlamento). Tanti anche i comitati per il “no”. Uno dei più importanti è guidato da Alessandro Pace e Gustavo Zagrebelsky. Appelli per il “no” sono stati firmati da politici, intellettuali, magistrati. Ad aprile 56 costituzionalisti hanno firmato una lettera per invitare a votare “no”.

REFERENDUM COSTITUZIONALE
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