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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Santanchè-Renzi, il 'nuovo' avanza

Usano le primarie per lanciare sé stessi alla candidatura di premier 2013. La pasionaria sul fronte Pdl, il rottamatore su quello Pd. Il post amministrative è tutto loro.

E' il Corriere della Sera. Ma oggi, 11 maggio, sembra più una sorta di ufficio di collocamento per 'aspiranti premier'. Da una parte la pasionaria del Pdl, Daniela Santanchè. Dall'altra quello che per molti è l'uomo nuovo del centrosinistra, il sindaco di Firenze Matteo Renzi.

Due interviste che i due hanno utilizzato per continuare nella scalata nelle rispettive forze politiche

Iniziamo da Daniela Santanchè. Da più parti nell'ambiente Pdl lanciata alla candidatura ('a perdere') per la poltrona di premier alle prossime politiche, la Santanchè sta sfruttando l'occasione per accreditarsi al cospetto del popolo azzurro. E così, dopo la sonora sconfitta del partito (teoricamente) orfano di Silvio Berlusconi, ecco l'attacco al segretario: "Alfano sta svolgendo bene il ruolo di segretario. Fare il premier, comunque, è un'altra cosa"

Detto ciò, la Santanchè ribadisce che il 'suo' candidato premier "è il Cavaliere" perchè "con lui potremmo essere ancora vincenti". Quindi la pasionaria si inserisce nel solco dei tanti 'big' del Pdl (dall'ex sottosegretario Andrea Augello in giù) che vedono nelle primarie l'unica via d'uscita da questa impasse. Ed è qui che lancia la sua candidatura. "Se il partito deciderà il percorso delle primarie, a quel punto mi candiderei".  

Reazioni? "Tanti bronci" - E alla domanda sulle reazioni all'interno del Pdl, la Santanchè non le manda a dire: "Temo che la mia candidatura sarebbe accolta con molti bronci. Sarei fuori dalla liturgia. Si sa come sono fatta, io. Dico quello che penso, magari parlo con la pancia, d'istinto, magari qualche volta posso essere sopra le righe. Però sono molto distante da quel tipo di politico vestito di grigio, che non si capisce mai bene cosa pensi realmente, e che dice sì sempre a tutto". 

Renzi il rottamatore - Altra sponda politica, altra candidatura. Il 'rottamatore' Matteo Renzi coglie l'occasione del bilancio del voto amministrativo per continuare a picconare i vertici del Pd. E a domanda "comunque il Pd ha tenuto", attacca: "Non ha senso dire 'siamo solo feriti ma non siamo morti'. Continuare a dare una lettura relativa di queste elezioni senza sottolineare il dato più importante che è quello dell'astensionismo mi sembra una cosa ridicola. Quando a Genova vota un elettore su due qualche domanda bisognerà pur porsela. E mi pare che l'astensionismo, unito al voto di protesta, fotografa un'Italia totalmente diversa da quella che emerge dai commenti dei leader dei partiti. Dopodiché, per carità, io sono molto felice che il Pd prenda qualche sindaco in più del passato, però è anche vero che lascia sul terreno 91 mila voti. È una cifra bestiale.Persino dove abbiamo vinto abbiamo perso molti consensi".

Passando dall'analisi al futuro, Renzi prima avverte che "sottovalutare Berlusconi oggi sarebbe un clamoroso errore" perchè "potrebbe inventarsi un nuovo soggetto. E questo provocherebbe il bis del '93 e poi noi passiamo i prossimi cinque anni, dal 2013 al 2018, come un gruppo di alcolisti anonimi a chiederci perché abbiamo perso elezioni che avevamo già date per vinte. E non vorrei essere scortese con gli alcolisti anonimi".

Ed ecco la proposta-attacco: "Chiedo formalmente al segretario del mio partito di convocare le primarie del Pd. Non vorrei che Bersani pensasse di fondare la propria legittimazione sulle primarie del 2009. Se si vota a marzo del 2013 si facciano le primarie a ottobre o a novembre, senza inventarsi alibi". In quel caso "Ognuno dovrà dire come la pensa, quello che intende fare. Per esempio, io trovo timido il Pd sulla legge elettorale perché non può esser un meccanismo alla fine del quale non si sa chi ha vinto le elezioni. Che sia il modello francese, inglese o uzbeko, la sera alle dieci e mezzo si deve sapere chi ha vinto. E ancora, per dirne un'altra. A me non piace l'idea novecentesca del partito che ha il segretario: pensare di togliere il nome dal simbolo, di combattere la personalizzazione così. Oggi la comunicazione è tutto nella vita politica e lo abbiamo visto anche con i movimenti di Grillo e dintorni".

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