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Sabato, 20 Aprile 2024
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Sì unanime alla Camera, trovato l’accordo: il revenge porn sarà reato

Applausi alla Camera dopo l’esito del voto, che ha visto convergere tutte le forze politiche su emendamento unitario al ddl "codice rosso". Il reato è punto con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5mila a 15mila euro

A meno di una settimana dallo scontro in Aula, la Camera ha approvato all'unanimità, con 461 voti, l'emendamento unitario al disegno di legge 'codice rosso' che introduce il reato di revenge porn, dopo che sulla norma per combattere la diffusione di video hard a fini ricattatori è stato raggiunto l'accordo tra maggioranza e opposizione. L'esito del voto è stato accolto da un applauso, con i deputati Fi e Pd tutti in piedi a battere le mani. L’opposizione, soddisfatta, ha rinunciato ai tempi per i sub emendamenti.

Giovedì scorso in un Aula opposizioni e maggioranza si erano scontrate proprio sul revenge porn, con Lega e M5s che avevano bocciato due emendamenti - di Laura Boldrini e Forza Italia - sull'introduzione del reato di "porno vendetta" poiché preferivano affrontare la questione con un disegno di legge ad hoc. Nelle stesse ore, il M5s in Senato presentava alla stampa un proprio ddl sul tema. Per protesta, le deputate dell'opposizione avevano occupato i banchi del governo. Poco dopo, Luigi Di Maio era intervenuto dagli Usa per dire che i 5 stelle erano disponibili a votare la modifica. 

"Portiamo in aula un emendamento della Commissione presentato dalla relatrice Stefania Ascari e condiviso da tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione. Felici per aver trovato questa intesa”, aveva detto oggi la presidente della Commissione Giustizia alla Camera, Francesca Businarolo dei 5Stelle. 

Multe e carcere per contrastare il revenge porn

In base al testo proposto dalla commissione, "salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro".

"La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento. La pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici".

"La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza. Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. la remissione della querela può essere soltanto processuale". Si procede tuttavia d'ufficio quando i fatti sono commessi nei riguardi di persona in stato di inferiorità fisica o psichica o di una donna in gravidanza, "nonché quando il fatto è commesso con altro delitto per il quale si deve procedere d'ufficio".

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Deputati del Movimento 5 stelle indossano una rosa rossa nel corso della discussione alla Camera sul decreto legge sulla violenza sulle donne. Roma, 2 aprile 2019. ANSA/CLAUDIO PERI

"Sull'introduzione del reato di revenge porn ha prevalso la ragione. Se oggi abbiamo votato sì è solo grazie alla protesta delle opposizioni che giovedì hanno impedito che l'emendamento venisse respinto. Spaccare Paese e Parlamento sulla violenza contro le donne è inaccettabile", ha scritto su Twitter Mara Carfagna, vice presidente della Camera e deputata di Forza Italia. 

"Finalmente il revenge porn sarà un reato. L'Aula della Camera con voto unanime ha approvato l'emendamento su cui tanto ci siamo battuti. Una legge di civiltà che rende giustizia alle tante donne che hanno subito questa forma di violenza e ricatto. Lo dovevamo a loro, lo dovevamo a chi è stato ridotto a togliersi la vita per la crudeltà subita, lo dovevamo alle ragazze di tutta Italia, le più colpite da questo fenomeno. Con questo strumento non sono più sole. La legge è dalla loro parte", ha detto Valeria Valente, senatrice del Pd. "Ci auguriamo che la maggioranza scelga di ascoltare le opposizioni anche sul ddl Pillon, facendosi guidare, come fatto oggi, dal buon senso, ritirando il testo attualmente in discussione e ripartendo da zero".

Violenza contro le donne, ritirato l'emendamento sulla castrazione chimica

"Noi della Lega avevamo chiesto di aggiungere con un emendamento quello che nel linguaggio atecnico viene definita la castrazione chimica, che non è altro che un trattamento farmacologico volontario e reversibile, già previsto in altri Paesi. Siamo consapevoli che questo emendamento, in questa fase, non è condiviso dai Cinque stelle. Abbiamo, quindi, deciso di ritirarlo. Ora, infatti, abbiamo una priorità: quella di mandare avanti compatto questo governo", ha annunciato il ministro della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno.

L'emendamento che puntava ad introdurre la castrazione chimica nel disegno di legge 'codice rosso' era stato presentato dal deputato della Lega Roberto Turri, e aveva raccolto dissensi all'interno del Movimento 5 Stelle. 

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