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Martedì, 23 Aprile 2024
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Riforma del lavoro: cosa cambia per i co.co.pro.

Approvati anche gli ultimi emendamenti della Riforma del Lavoro varata dal Ministro Elsa Fornero. Ora il testo passa in aula. Ecco cosa cambia per i contratti di collaborazione a progetto

Oggi si è concluso l'esame in Commissione al Senato anche degli ultimi emendamenti della Riforma del Lavoro varata dal Ministro Elsa Fornero. Adesso il testo passerà in aula dove non è escluso che il governo scelga di porre la fiducia.

Ecco le novità per i Co.co.pro (che secondo i dati Isfol relativi al 2010 sono 676 mila): il salario base e l'assegno di disoccupazione. I datori di lavoro saranno obbligati a garantire ai lavoratori a progetto una retribuzione uguale o superiore a quanto stabilito con decreto del Ministero del Lavoro. La nuova retribuzione verrà calcolata facendo una media tra le tariffe del lavoro autonomo e quelle dei contratti collettivi nazionali.

Previsto inoltre un assegno di disoccupazione una tantum il cui valore sarà pari al 7% del minimale annuo. Circa 6 mila euro per chi ha lavorato 12 mesi. I requisiti per ottenerlo (monocommittenza, reddito non superiore a 20mila euro per l'anno precedente, versamento di almeno una mensilità dell'anno in corso, almeno due mesi di disoccupazione e almeno tre mensilità di contribuzione nell'anno precedente), ci spiega Claudio Treves, responsabile del dipartimento Politiche del Lavoro della Cgil, “hanno il merito di allargare un po' la forbice rispetto alla norma vigente. Probabilmente saranno un po' di più le persone che usufruiranno dell'assegno ma non si tratta comunque di una misura risolutiva poiché non avendo la caratteristica dell'universalità non risponde alle esigenze dei lavoratori”.

Previsti infine maggiori costi contributivi per i datori di lavoro. Per il 2012 le aliquote contributive sono state fissate nella misura del 27,72% e cresceranno ogni anno fino a raggiungere quota 33% nel 2018. L’obiettivo del Governo è disincentivare il lavoro precario a favore di quello da dipendente. Ma non c’è il rischio che a pagare alla fine saranno i collaboratori? La stessa Marcegaglia ha dichiarato che il mondo delle imprese potrebbe decidere "di non rinnovare i contratti" proprio per il "timore dei contenziosi legali" con il risultato che "l'occupazione potrebbe calare". “Questa ipotesi è possibile”, afferma Treves ma non è l'unica. “Il ministro Fornero ha paventato anche il rischio di un ritorno al lavoro nero”, continua il sindacalista.

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