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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Lavoro, contratti a termine e apprendistato: ecco cosa cambia

Aumentata la flessibilità nei contratti a termine e nell'apprendistato: ecco le principali novità della riforma del Lavoro del ministro Poletti. Che già riceve critiche 'da sinistra': "Cresce in modo pesantissimo la precarietà"

ROMA - Il decreto legge sul Lavoro voluto dal ministro Giuliano Poletti è stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale, e ha archiviato definitivamente la riforma Fornero, dopo soli due anni dall'entrata in vigore. Semplificare gli adempimenti a carico delle imprese che assumono e rilanciare l'occupazione in Italia, soprattutto quella giovanile, è il primo grande banco di prova del governo Renzi. Una sfida che, però, già ha sollevato le prime polemiche, soprattutto "da sinistra" (sindacati ed economisti).

Il ministro Poletti è consapevole degli scenari non proprio rosei. Niente bacchetta magica, dunque: "Siamo in una sorta di terra di mezzo e ci vorranno ancora 3-4 anni per vedere gli effetti positivi delle politiche che stiamo attuando", ha detto ieri a margine del Forum di Confcommercio a Cernobbio. Solo i risultati nel medio-lungo termine permetteranno di tracciare un bilancio:

Da parte mia non sono titolare di nessuna teoria. Effettueremo un monitoraggio costante e puntuale delle misure. Dopo sei mesi verifico, se non va rimettiamo mano, siamo mossi dal pragmatismo. Voglio vedere il risultato, se non va significa che abbiamo sbagliato

ASSUNZIONI - Le principali novità della riforma del lavoro riguardano il nuovo regime sui contratti a termine e l'apprendistato. In sostanza - come si può leggere nel testo che sarà presentato alle Camere per la conversione in legge - aumenta la flessibilità. Nei contratti a termine scompare il principio dell'acausalità (la possibilità riconosciuta al datore di lavoro di non specificare le motivazioni che lo portano a fissare un termine al rapporto di lavoro). Ancora: la durata massima del contratto a termine resta fissata in 36 mesi (dopodiché bisogna passare a quello a tempo indeterminato), ma fra un contratto e l’altro non esiste più l’obbligo di una pausa di dieci o venti giorni. Mentre il "modello Fornero", poi, prevedeva una sola proroga, con la riforma Poletti i rinnovi potranno essere otto, uno successivo all'altro. Quanto agli apprendisti, rispetto alla legge Fornero cade il divieto di non assumerne di nuovi se non ne sono stati confermati almeno il 30% della precedente "tornata": gli apprendisti "vecchi" potranno essere sostituiti da "apprendisti nuovi" senza 'paletti'. Cade anche l’obbligatorietà, per il datore di lavoro, di assicurare all’apprendista di secondo livello una formazione "trasversale", ovvero di garantirgli la frequenza di corsi regionali, se ci sono, o di organizzarglieli ad hoc. Questa "scuola", prima obbligatoria a scapito di multe salate in termini di contributi versati, ora sarà solo discrezionale.

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LE REAZIONI - In attesa dell'esame delle Camere, Stefano Fassina (minoranza Pd) promette battaglia: "Siamo di fronte a una regressione del mercato del lavoro, aumenta in modo pesantissimo la precarietà, non è una riforma e per quanto mi riguarda deve essere modificato, altrimenti non è votabile. Il decreto sul lavoro emanato dal governo è più grave dell'abolizione dell'articolo 18. Forse vi sono delle tecnicalità che non a tutti sono chiare, ma sarebbe meno grave l'eliminazione dell'articolo 18, almeno ci sarebbe un contratto a tempo indeterminato seppure interrompibile in qualunque momento". Anche Luigi Angeletti, segretario generale Uil, è in parte critico: "L'unica cosa che secondo me deve essere modificata nel decreto è il fatto che si possa rinnovare otto volte il contratto a termine per la stessa persona nello stesso posto di lavoro. Ha poco senso". "Il decreto sul lavoro rischia, se non si affronta con coraggio il tema della crescita, di ottenere un effetto opposto al buon proposito di creare buona occupazione - dice invece - dice il segretario confederale Uil, Guglielmo Loy - Intervenire sul contratto a termine facilitandone l'uso da parte delle imprese con la bassa domanda potrebbe creare concorrenza solo al contratto più stabile, quello a tempo indeterminato". Dal fronte imprenditoriale, invece, arrivano segnali di approvazione. "Sono misure da tempo attese, che vanno nella direzione più volte da noi indicata - affermano in una nota Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti - I contratti a termine e quelli di apprendistato sono stati finalmente liberati da vincoli e la semplificazione delle procedure è la strada giusta da percorrere per sbloccare le nuove assunzioni".

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